[vc_row][vc_column][vc_column_text]Correva l’anno duemiladiciassette, aprile, otto mesi fa: i giornali titolavano festeggiando per il boom di produzione. Dal 3 aprile, infatti, fino a fine luglio, nello stabilimento di S. Maria di Sala del noto marchio dell’occhialeria Safilo* operavano quattro linee di finissaggio, si lavorava anche di notte per far fronte alle commesse. A garantire la continuità produttiva erano soprattutto gli interinali, circa 200, che hanno portato a quasi 800 i dipendenti in forze nello stabilimento salese.
L’accordo lavorativo dello stabilimento, per dare risposta all’aumento di produttività, prevede il sabato facoltativo e altri straordinari su base volontaria.
I sindacati nonostante tutto erano, giustamente, preoccupati per il futuro, vista la fuga di licenze verso la Marcolin di Longarone (acquisita recentemente da Louis Vuitton) di alcuni marchi importanti che garantivano il 30% del fatturato. Chiedevano chiarezza per evitare amare sorprese.
Di questa vicenda, che alcuni definiscono paradigmatica del mercato del lavoro odierno, ci rimangono i numeri degli questi ultimi giorni: 25 come i lavoratori con contratto a tempo determinato a cui è stata comunicata la chiusura del rapporto di lavoro lo scorso 7 dicembre, che seguono i 36 di ottobre. Sono circa una settantina i lavoratori cui scadrà il contratto nei prossimi mesi e l’azienda non ha voluto comunicare se e quanti di questi verranno confermati.
I ”licenziamenti” sia per la tempistica (comunicati all’ultimo momento) che per la modalità (telefonate a casa dei lavoratori) dimostrano un atteggiamento irrispettoso dell’azienda nei confronti dei dipendenti.
A questo si aggiunge la chiusura di 15 giorni nel periodo natalizio, che in via Noalese non si era mai vista, e che ci preoccupa ancora di più per il 2018.
Sindaco e Assessore alle attività produttive ancora non si sono visti (è la lista civica di centrosinistra Civica Insieme, una minoranza consiliare, ad aver chiesto il loro intervento) e nemmeno nessuno della Città Metropolitana di Venezia.
E’ così che, data l’urgenza, abbiamo deciso di portare la questione ad un livello superiore, quello nazionale, insieme ad Andrea Maestri e Pippo Civati, per intervenire a favore dei lavoratori e trovare una soluzione più equa e condivisa. Si sono subito attivati per poter acquisire maggiori informazioni e produrre l’interrogazione che potete leggere di seguito.
Speriamo possa servire affinché l’azienda rispetti i patti, assuma un atteggiamento più consono nei confronti dei lavoratori e si riesca ad ottenere la giusta chiarezza sui programmi di Safilo nei confronti di tutti i lavoratori dello stabilimento di S.Maria di Sala, con contratto a tempo determinato e indeterminato.
Stefano Artusi
*Il gruppo Safilo produce in Italia fra Padova, Longarone, S.Maria di Sala e Martignacco e all’estero fra Slovenia, Stati Uniti e Cina per un fatturato netto di 1.253 milioni e 7.500 dipendenti in tutto il mondo. Con un modello produttivo integrato che prevede una filiera che va dalla ricerca, sviluppo e innovazione del prodotto alla distribuzione, marketing e comunicazione.
Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico — Per sapere — premesso che:
da notizie di stampa si apprende che allo stabilimento di Santa Maria di Sala della Safilo, leader nel campo della produzione e distribuzione di occhiali, la situazione è preoccupante: l’azienda chiuderà gli stabilimenti per 15 giorni dal 23 dicembre all’8 gennaio e, inoltre, lo scorso 7 dicembre ha comunicato a 25 lavoratori a tempo determinato la chiusura del rapporto di lavoro. A loro, come ad altri 36 lavoratori licenziati a ottobre, l’azienda non ha comunicato in anticipo le sue intenzioni di interrompere definitivamente il rapporto lavorativo;
dalle informazione rese note nei giorni precedenti dalla Filctem Cgil , l’azienda avrebbe spiegato che a fronte delle difficoltà che persistono per quanto riguarda i volumi produttivi, a buona parte dei lavoratori interinali non sarebbe stato prorogato il contratto di lavoro;
alla luce delle recenti vicende, sembrano lontani i tempi — che invece risalgono a febbraio 2016 — del comunicato stampa per la presentazione dell’accordo integrativo siglato da Safilo con i sindacati dove si affermava di riconoscere al lavoratore il contributo al successo delle strategie e ai risultati aziendali e prevedeva investimenti per la produzione italiana La ceo del gruppo dichiarava: “L’accordo rappresenta un ulteriore fattore chiave per Safilo per raggiungere gli obiettivi del piano strategico al 2020. (…) gli interessi dell’azienda e dei suoi lavoratori sono inseparabili, come dichiarato nel Codice dei principi, valori e competenze dell’azienda”. Il direttore delle Risorse Umane aggiungeva “Abbiamo voluto creare un accordo che dia a tutti una partecipazione (…) creando con i lavoratori un legame di responsabilità per la contribuzione personale a una parte dei risultati (…) per costruire il futuro della società per il bene di tutti”. Il comunicato continuava elencando tante misure a vantaggio dei lavoratori come rappresentassero il “bene principale” dell’azienda;
il percorso intrapreso da Safilo, di modernizzazione e di trasformazione per la reinvenzione del suo sistema di produzione — un tempo delocalizzate prevalentemente all’estero — e di ammodernamento dei suoi stabilimenti, è stato possibile grazie alle enormi agevolazioni fiscali per il rilancio delle imprese italiane introdotte a partire dalla Legge di stabilità 2016 con il “Piano nazionale Industria 4.0” istituito per contribuire alla crescita e allo sviluppo produttivo, economico e occupazionale;
a giudizio degli interroganti è intollerabile il comportamento dell’azienda nei confronti dei lavoratori e ingiustificata la riduzione dei volumi di produzione dichiarati dall’azienda che è in pieno periodo di espansione internazionale;
il 9 agosto 2017 sul suo sito Safilo annuncia l’apertura dei mercati di Bielorussia e Kazakistan, che così raggiunge 40 Paesi nel mondo. Continuano gli investimenti in area CEE “che comprende CSI, Europa Centrale e Turchia, che ha registrato risultati eccezionali sia nel 2016 sia nel primo semestre del 2017”;
da notizie di stampa si apprende che:
il 6 novembre che Safilo ha siglato un accordo per l’espansione in Colombia;
il 30 novembre che l’accordo è stato raggiunto per la Thailandia e la Cambogia;
ad aprile 2017, la ceo del gruppo affermava “Lo scopo finale è arrivare nel 2020 a produrre il 70% degli occhiali negli stabilimenti italiani (…) entro quest’anno vogliamo superare la soglia del 41%”;
se il Governo sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se non ritenga opportuno aprire un tavolo di confronto tra le parti per salvaguardare l’occupazione nello stabilimento di Santa Maria di Sala e in particolare per il reintegro dei lavoratori a tempo determinato licenziati dall’azienda;
se non ritenga opportuno convocare i vertici del gruppo Safilo per conoscere i programmi riguardo alle aziende del gruppo presenti in Italia, al fine di salvaguardare la produzione e l’occupazione dei suoi lavoratori.
FIRME
Andrea Maestri
Civati
Brignone
Pastorino[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]