Lavoro, Brignone: Ennesima tragedia a Livorno, strage continua

“Un’al­tra vit­ti­ma sul posto di lavo­ro. Que­sta vol­ta a Livor­no. Una stra­ge con­ti­nua, che pas­sa ormai sot­to silen­zio. È la secon­da tra­ge­dia in due gior­ni dopo la mor­te di Mat­teo del Toso di ieri e oltre 200 dall’inizio dell’anno. Vivia­mo in un’as­sue­fa­zio­ne insop­por­ta­bi­le per un Pae­se civi­le, in cui ave­re un’oc­cu­pa­zio­ne è con­si­de­ra­ta una for­tu­na e quin­di in que­sta logi­ca sareb­be accet­ta­bi­le anche il rischio. Non può esse­re e non deve esse­re così. Occor­re un’a­zio­ne inci­si­va, rea­le, tra le Isti­tu­zio­ni: è neces­sa­rio inve­sti­re in sicu­rez­za sui posti di lavo­ro, men­tre que­sto gover­no, come tut­ti gli altri, pre­fe­ri­sce spo­sta­re le risor­se altro­ve”. Lo dichia­ra Bea­tri­ce Bri­gno­ne, segre­ta­ria di Pos­si­bi­le e can­di­da­ta di Euro­pa Ver­de nel­la cir­co­scri­zio­ne Cen­tro alle Europee.

“Di fron­te a un pro­ble­ma gra­vis­si­mo — aggiun­ge Bri­gno­ne — non c’è dav­ve­ro più tem­po. L’im­pe­gno è quel­lo di por­ta­re avan­ti una bat­ta­glia con­cre­ta, affin­ché i mes­sag­gi di cor­do­glio alle fami­glie dimi­nui­sca­no e aumen­ti­no le misu­re di sicurezza”.

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500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

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Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

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I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.