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“Oggi Fabriano conta 8000 disoccupati. Una crisi diffusa, che coinvolge aziende metalmeccaniche e artigianali, agricole e alimentari, fino al sistema bancario, in un territorio che fino a pochi anni fa vantava reddito, crescita, benessere. I dati parlano chiaro. Dei 3000 dipendenti di Indesit, dopo l’acquisizione dell’azienda da parte di Whirpool nel luglio 2015, ne sono rimasti circa 1600. 800 operai dello stabilimento di Melano, di cui 1 su 4 è in esubero, 300 nel call center e circa 500 nella sede centrale, con una politica di incentivi alla pensione anticipata e trasferimenti all’estero. A fine 2018 scade la cassa straordinaria in deroga e sarà molto difficile ottenere un prolungamento”. Lo dichiara la deputata marchigiana di Possibile, Beatrice Brignone, esponente di Liberi e Uguali.
“La storia di Tecnowind — aggiunge Brignone — è confusa. Dopo diversi passaggi di proprietà tra privati e fondi di investimento e due concordati negli ultimi quattro anni, ora i 247 dipendenti sperano in un’acquisizione dell’azienda da parte, o di una realtà industriale o di un fondo di investimento, che possa rilanciare una realtà produttiva che, nonostante tutto, continua a vantare un potenziale di crescita nonché clienti fidelizzati. Anche per loro, 140 esuberi e, al massimo, altri sei mesi di cassa integrazione”.
“Le Istituzioni — conclude l’esponente di Possibile — nella storia della crisi di Fabriano, sono rimaste inerti. La Tecnowind ha bussato alla porta della Regione Marche per due anni interi, senza ricevere nessun ascolto da parte di nessun referente politico e dopo due anni, un incontro al Mise si è risolto solo in un rimando della questione. La stessa sorte per Whirpool, dove incontri e riunioni si sono risolte in un buco nell’acqua. La ragione sembra chiara: rimandare la questione al 4 marzo perché chissà come andranno le elezioni politiche, quindi non vale la pena affrontare una questione complessa e seria come questa, adesso. Occorre istituire un’area di crisi complessa per il territorio, è necessario un progetto di reindustrializzazione vero, non solo dei tanti impianti rimasti vuoti, ma dell’intero indotto”.
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