Visto che i giovani hanno votato in massa no al referendum costituzionale, la linea di Poletti è quella di fargliela pagare con dichiarazioni insulse e rancorose, di bassissimo profilo trattandosi di un Ministro della Repubblica. Solo così si spiega il fatto che Poletti si sia sentito autorizzato a dire che è bene che molti giovani abbiano lasciato l’Italia perché “questo Paese non soffrirà a non averli più tra i piedi”. Incommentabile.
Nel giorno in cui l’Osservatorio dell’Inps diffonde i catastrofici dati sul lavoro dei primi 10 mesi del 2016 (boom di voucher, aumento dei licenziamenti disciplinari e diminuzione dei contratti a tempo indeterminato dell’89% rispetto al 2015), il ministro Poletti mette inoltre le mani avanti e dichiara che il Governo è pronto a rimediare a livello normativo all’uso dei voucher. Dopo i balletti dei giorni scorsi dove lo stesso Poletti aveva parlato di elezioni anticipate per non sottoporre il Governo a una possibile bocciatura anche con il referendum sul jobs act, continuano a cercare toppe anche se ormai il buco è diventato una voragine. Questi dati sono la pietra tombale rispetto all’intera riforma del lavoro voluta da Renzi. La tracciabilità da sola non basta, bisogna abolire i voucher in molti settori e riportarli alla loro funzione originaria. Per completare il quadro Poletti dice anche che il jobs act fa bene al Paese e non vede motivi per i quali si debba modificare. Per fortuna li vedono gli italiani e li vedranno anche nelle urne.
Giuseppe Civati