“A causa del mancato inserimento della proroga nella scorsa Legge di Bilancio 2017, Opzione donna risulta al momento conclusa al 31 dicembre 2015. La legge di bilancio 2017 è intervenuta soltanto dando la facoltà di estendere il regime Opzione donna retroattivamente alle lavoratrici che al 31 dicembre 2015 avevano compiuto 57 anni, se dipendenti, e 58 anni, se autonome, ma che a tale data non erano in possesso degli ulteriori tre mesi richiesti per effetto degli incrementi alla speranza di vita applicati dal 1 gennaio 2013. L’estensione è stata però concessa a condizioni altamente penalizzanti: le lavoratrici devono accettare che la pensione venga liquidata interamente con il calcolo contributivo, rimettendoci perciò in media tra il 25 e il 40% dell’importo loro spettante”. Lo afferma il deputato di Sinistra italiana-Possibile, Andrea Maestri, illustrando un’interrogazione al ministro del Lavoro delle Politiche sociali Poletti, che prende spunto dalla petizione lanciata dalle lavoratrici.
“Eppure uscire anticipatamente dal mondo del lavoro — aggiunge l’esponente di Possibile — con la certezza di un reddito fisso permetterebbe di dare sostegno ai propri anziani, a figli e nipoti, e di preservare la propria dignità senza diventare un peso per la società, dal momento che, concedendo la pensione a 57 anni, si eviterebbero eventuali sussidi. Peraltro consentirebbe di dare il via a un ricambio generazionale, con un corretto ripristino di quel turnover tra anziani e giovani adesso più che mai indispensabile: il tutto con risparmi nel medio-lungo termine per lo Stato, poiché si tratta di una misura che non grava sul bilancio pubblico”.
“Purtroppo — conclude Maestri — fonti di stampa confermerebbero le indiscrezioni secondo le quali nella fase 2 del confronto sulle pensioni tra Governo e sindacati non sarà discussa la proroga al 2018 del regime sperimentale Opzione Donna. Chiediamo quindi al governo di prevedere un incontro con una delegazione di lavoratrici del Gruppo Opzione donna al 2018, o invitarla direttamente in sede di confronto con le parti sindacali”.