#Abitipuliti: storie di migranti e lavoro minorile, parliamone

Il 12 giugno è la giornata internazionale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, Possibile sostiene la campagna #abitipuliti, per il miglioramento delle condizioni nell'industria tessile globale e una maggiore consapevolezza.

Dome­ni­ca 12 giu­gno è la gior­na­ta inter­na­zio­na­le con­tro lo sfrut­ta­men­to del lavo­ro minorile:

“Il lavo­ro mino­ri­le non ha cit­ta­di­nan­za in mer­ca­ti fun­zio­nan­ti e ben rego­la­men­ta­ti o in nes­su­na filie­ra pro­dut­ti­va. I Sustai­na­ble Deve­lo­p­ment Goals han­no lan­cia­to il mes­sag­gio che dob­bia­mo agi­re con for­za per scon­fig­ger­lo una vol­ta per tut­te. Se agia­mo uni­ti, l’o­biet­ti­vo di crea­re un futu­ro sen­za lavo­ro mino­ri­le sarà alla nostra portata

(Guy Ryder, Diret­to­re Gene­ra­le dell’ Orga­niz­za­zio­ne Inter­na­zio­ne del Lavo­ro, agen­zia spe­cia­liz­za­ta del­le Nazio­ni Unite)

Pos­si­bi­le ha a cuo­re il mon­do del lavo­ro, l’acco­glien­za ai migran­ti e la soste­ni­bi­li­tà socio-eco­no­mi­ca e ambien­ta­le di lun­go perio­do. Ad un occhio poco atten­to, que­sti pos­so­no sem­bra­re argo­men­ti scol­le­ga­ti, e inve­ce sono pro­fon­da­men­te cor­re­la­ti tra loro. 

E il filo che li lega è il sus­se­guir­si del­le nostre scel­te indi­vi­dua­li, che si riflet­to­no in un modo di fare poli­ti­ca degno di una demo­cra­zia occi­den­ta­le avan­za­ta, real­tà che l’Italia dovreb­be ave­re l’ambizione di rappresentare. 

Ma la poli­ti­ca non basta: sono anche le deci­sio­ni che pren­dia­mo, sui nostri sti­li di vita e di con­su­mo, che pos­so­no con­tri­bui­re alla rea­liz­za­zio­ne del mon­do in cui vor­rem­mo vivere.

Si par­la quin­di di migran­ti, di lavo­ro e di sostenibilità.

Mol­tis­si­me sono le fami­glie che abban­do­na­no la Siria per tro­va­re rifu­gio in Euro­pa.

Per­so­ne che lascia­no i loro cari e le loro case sven­tra­te dal­le bom­be, per cer­ca­re di dare un futu­ro miglio­re ai pro­pri figli. 

Uomi­ni, don­ne e bam­bi­ni che sogna­no di rag­giun­ge­re la pace e rico­struir­si una vita che sia degna di que­sto nome. Ma nel loro viag­gio dispe­ra­to dal­la Siria all’Europa incon­tra­no la Turchia.

Il lavoro minorile in Turchia

La Tur­chia è uno dei mag­gio­ri espor­ta­to­ri di pro­dot­ti di abbi­glia­men­to in tut­ta Euro­pa. All’interno del­le sue fab­bri­che si ope­ra spes­so sen­za elet­tri­ci­tà, al di fuo­ri del­le linee gui­da trac­cia­te dal­le orga­niz­za­zio­ni inter­na­zio­na­li per la ridu­zio­ne dell’inquinamento ambien­ta­le, in assen­za di stru­men­ti che garan­ti­sca­no la sicu­rez­za dei lavo­ra­to­ri. Ope­rai sot­to­pa­ga­ti, sfrut­ta­ti, spes­so mino­ri.

Un bam­bi­no che lavo­ra per 12 ore vie­ne paga­to 5 Lire al gior­no (1,50 Euro), sei vol­te meno di un adul­to: in pra­ti­ca un uomo gua­da­gna in un gior­no la stes­sa cifra che un bim­bo rice­ve in una set­ti­ma­na. E tut­to que­sto dovreb­be esse­re rite­nu­to quan­to­me­no inaccettabile.

Quei vesti­ti sono figli del­lo sfrut­ta­men­to dei pro­fu­ghi che resta­no intrap­po­la­ti a un pas­so dal­le coste euro­pee. Bam­bi­ni che vor­reb­be­ro anda­re a scuo­la, stu­dia­re, gio­ca­re: come dovreb­be esse­re la vita di ognu­no di loro, e come è san­ci­to dal­la Dichia­ra­zio­ne Uni­ver­sa­le sui Dirit­ti dell’Infanzia. E inve­ce si tro­va­no le mani rico­per­te di col­la per scar­pe, oppu­re fini­sco­no som­mer­si da nuvo­le di sostan­ze tos­si­che usa­te per la lavo­ra­zio­ne dei tes­su­ti: “i bam­bi­ni blu”. 

sfruttamento lavoro minorileDal­la pun­ta­ta di Piaz­za Puli­ta del 23 mag­gio 2016.

La mano d’opera a bas­so costo così otte­nu­ta per­met­te di pro­dur­re scar­pe e vesti­ti che poi saran­no ven­du­ti sul­le ban­ca­rel­le dei nostri mer­ca­ti a 7–10 Euro, ma non solo. 

Sono capi di abbi­glia­men­to che ven­go­no distri­bui­ti nei nego­zi di gros­se cate­ne di abbi­glia­men­to che sub-appal­ta­no la pro­du­zio­ne a fab­bri­che che sfrut­ta­no la mano d’opera mino­ri­le. Sono alme­no 20 i mar­chi di gros­se case che ope­ra­no nel mer­ca­to del tes­si­le, che usu­frui­sco­no del lavo­ro svol­to da bam­bi­ni che spes­so non han­no nean­che 10 anni. 

È per que­sti moti­vi che Pos­si­bi­le sostie­ne la cam­pa­gna #abi­ti­pu­li­ti, sezio­ne ita­lia­na del­la Clean Clo­thes Cam­pai­gn. Una cam­pa­gna dedi­ca­ta al miglio­ra­men­to del­le con­di­zio­ni di lavo­ro nell’industria tes­si­le glo­ba­le, che pone al cen­tro del­la sua atti­vi­tà la mobi­li­ta­zio­ne su tema­ti­che spe­ci­fi­che e tra­sver­sa­li come il sala­rio digni­to­so, la salu­te e la sicu­rez­za, il rispet­to dei dirit­ti del lavo­ro nel­le filie­re pro­dut­ti­ve, il lavo­ro migran­te, e la sen­si­bi­liz­za­zio­ne e la mobi­li­ta­zio­ne dei consumatori. 

I con­su­ma­to­ri: per­ché mol­to dipen­de anche da noi, e dal­le nostre scel­te di con­su­mo. E se è vero che le cose pos­so­no cam­bia­re, dovrem­mo ini­zia­re a cam­biar­le par­ten­do dal­le nostre abi­tu­di­ni per pri­mi: dare il buon esem­pio e bat­ter­si per un mon­do che sia miglio­re di così. Anche quan­do si fa shopping.

Vero­ni­ca Gian­fal­do­ni e Ste­fa­nia Silva

 

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