[vc_row][vc_column][vc_column_text]Dal nostro iscritto Stefano Artusi, riceviamo e pubblichiamo.
Il prossimo 31 maggio Vítor Constâncio lascerà libero il suo posto di vicepresidente della Banca Centrale Europea. A succedergli sarà Luìs de Guindos Jurado, dal 2011 ministro dell’Economia di Mariano Rajoy, nominato dai 19 Ministri delle Finanze dell’Eurozona che ne hanno appoggiato la candidatura. La nomina alla vicepresidenza della BCE, approvata dall’Eurogruppo prima, dal Parlamento Europeo, dalla BCE e dal Consiglio Europeo poi, è politica e non tecnica. Alla Moncloa (sede della Presidenza del Governo del Regno di Spagna) da tempo lavoravano per compensare il deficit di rappresentanza nel board della BCE.
I dubbi sul nome di de Guindos sono stati forti fin dall’inizio. Per la prima volta, la seconda poltrona della BCE andrà a un ministro di uno Stato membro. Anche Draghi ha lasciato intendere le sue perplessità verso un ministro dell’Eurogruppo che approda in un’Istituzione teoricamente indipendente dal potere politico. Per alcuni è persino abbastanza impresentabile. Infatti, lo scetticismo che lo accompagna non riguarda solo il ruolo per il quale, per stessa ammissione di chi l’ha proposto, non è qualificato dal punto di vista tecnico a ricoprire (non è un banchiere centrale ma un semplicemente un banchiere), ma il fatto che sia la stessa persona ad aver gestito la “bonifica” del disastrato sistema bancario spagnolo, grazie ai 41 miliardi di euro di fondi ESM. La stessa persona ad aver ricoperto il ruolo di CEO per Lehmann Brothers nell’area Spagna e Portogallo durante gli anni 2006–2008. Candidato è una parola grossa, nel suo caso.
De Guindos ha in realtà una lunga percorrenza nei corridoi della politica spagnola e della finanza europea. Dopo le elezioni del 1996, viene nominato da Rodrigo Rato, l’ex ministro dell’Economia (poi implicato nel Caso Bankia e coinvolto direttamente nel caso dei ‘Panama papers’), Direttore generale di politica economica. Nel 2000 Rato lo promuove Segretario Generale di politica economica. Di lì a poco de Guindos diventa Segretario economico di Stato del governo Aznar.
Nel 2006, in barba alla Legge di Incompatibilità spagnola, entra nella commissione esecutiva della banca d’investimento statunitense Lehman Brothers, come Ceo per Spagna e Portogallo. Luis de Guindos abbandonerà la barca poco prima del fallimento per approdare in Price Waterhouse, all’Istituto Empresa (dal 2010) e nei consigli d’amministrazione Endesa, in Unedisa e nella banca BMN. Nel 2011 arriva la chiamata di Rajoy, giura da Ministro dell’Economia.
Il Financial Times lo elegge nel 2012 come peggior ministro europeo dell’Economia.
Emblamatico il tentativo (non riuscito) di nominare l’ex ministro Soria alla Banca Mondiale e le intercettazioni nelle quali de Guindos è pizzicato mentre fornisce informazioni riservate al suo grande amico, ed ex segretario del PP di Madrid, Francisco Granados, poi arrestato nel 2014 nell’ambito dell’Operazione Pùnica, volta a sgominare una fitta rete di corruzione nell’affidamento di lavori pubblici nella Capitale.
Sarebbe questo il ‘politico’, appoggiato anche dall’Italia, che sarà argine alle politiche di austerità nella BCE a guida tedesca? Il favorito alla successione di Draghi è il tedesco Weidmann. Le economie del sud Europa temono che il suo arrivo significhi il ritorno dell’ideologia dell’austerità e della colpa associata al debito pubblico.
Il Parlamento Europeo ha avuto da ridire sulla designazione di de Guindos, giudicandola un rischio per l’indipendenza della BCE. Circolano sospetti anche per i suoi rapporti con diversi politici indagati. In caso di nomina di de Guindos, nel PE attendono un gesto riparatore, volto almeno a riequilibrare i generi all’interno del board, dove l’unica donna è Sabine Lautenschläger. Va da sé che la riparazione dovrebbe essere un’altra.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]