[vc_row][vc_column][vc_column_text]Mi è bastato leggere le prime 52 parole, quelle pubblicate in prima pagina su Repubblica di oggi, per pensare che allora sia giusto che Roberto Saviano si tenga quel che c’è. Nelle prime 52 parole del fondo firmato oggi da Saviano, infatti, si dice che la “sinistra” è morta e questo anche perché «per qualche tornaconto elettorale non si è esitato a stringere accordi con i trafficanti».
Ho continuato a leggere, e le cose stanno esattamente come mi aspettavo. L’articolo di Saviano racconta una storia che — stando all’autore — «ha a che fare con quella che è stata fino ad oggi la politica sull’immigrazione della sinistra, il cui testimone rischia di essere raccolto dalla destra xenofoba».
La storia raccontata da Saviano è quella del sequestro e del successivo dissequestro della nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms, accusata di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dalla procura di Catania, guidata dal procuratore Zuccaro.
Spiace, spiace davvero che per l’ennesima volta si faccia confusione nell’attribuire responsabilità: se c’è qualcuno che è responsabile di accordi con i trafficanti, come scrive Saviano, è il Partito Democratico e il governo Gentiloni-Minniti (spalleggiato dalle destre di ogni risma), non certo quella non meglio precisata “sinistra”.
Siamo un piccolo partito, ma un piccolo partito coraggioso, da sempre impegnato nel costruirla, questa benedetta “sinistra”, e particolarmente coraggioso (lasciatecelo dire) esattamente sulle politiche migratorie, proponendo soluzioni e argomenti identici (identici!) a quelli che Saviano utilizza per attaccarla, questa non meglio precisata “sinistra”. Con il risultato che se nessuno riconoscerà mai i (seppur piccoli) meriti di chi in questo campo si impegna, si otterrà esattamente il risultato opposto: screditare la sinistra e rafforzare la destra e — soprattutto — le politiche di destra, chiunque le attui.
Cosa succedeva con Proactiva Open Arms l’abbiamo ricostruito e spiegato non appena avvenuto il sequestro; pochi giorni dopo incontravo Riccardo Gatti (portavoce di Open Arms) a Milano durante un incontro pubblico. Lo salutavo, gli portavo la solidarietà di Possibile ricordandogli di quella volta che lo intervistai — e Riccardo fu disponibilissimo, come sempre. Eravamo all’inizio della folle stagione di criminalizzazione delle Ong, una stagione che abbiamo raccontato prendendo le parti di chi salva vite in mare, anche in un libriccino scritto insieme ad Andrea Maestri ed edito da Manifestolibri, intitolato “L’uomo nero — La guerra ai migranti di Minniti”, così da non poter essere fraintesi. Andrea Maestri è inoltre primo firmatario di una proposta di riforma della Bossi-Fini, sempre citata da Saviano (citata la Bossi-Fini, non la riforma Maestri: che avevate capito?).
Non mi dilungo, perché chi legge queste pagine conosce sicuramente l’immenso lavoro della nostra europarlamentare Elly Schlein per la riforma del Regolamento di Dublino (e non solo) e la sensibilità di Giuseppe Civati sul tema (che non a caso è in libreria con un altro libriccino, che si intitola “Voi sapete” e parla tanto delle torture in Libia, appunto, e che è occasione per una campagna di sensibilizzazione).
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