Le magliette gialle nelle zone del terremoto sono un insulto

Domenica arriveranno le magliette gialle nelle zone del terremoto, avverte trionfante sui social il Segretario del PD, già presidente del Consiglio mentre il centro Italia si sbriciolava tra scosse senza fine.

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1494852554750{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]Dome­ni­ca arri­ve­ran­no le magliet­te gial­le nel­le zone del ter­re­mo­to, avver­te trion­fan­te sui social il Segre­ta­rio del PD, già pre­si­den­te del Con­si­glio men­tre il cen­tro Ita­lia si sbri­cio­la­va tra scos­se sen­za fine.

Intan­to sono pas­sa­ti mesi, nel­l’im­mo­bi­li­tà. Mesi a cer­ca­re rispo­ste e tro­var­si ad ascol­ta­re per infi­ni­te vol­te la sto­ria “del­l’in­cre­di­bi­le coin­ci­den­za di even­ti cata­stro­fi­ci”, e cioè il ter­re­mo­to in zona sismi­ca e la neve in mon­ta­gna. Incre­di­bi­le dav­ve­ro. Ma, di gra­zia, chi sareb­be al gover­no del Pae­se e del­le regio­ni col­pi­te? La Rag­gi anche lì, for­se? Col­pa sua le caset­te che non ci sono? Le azien­de che han­no chiu­so? I risto­ran­ti, gli alber­ghi, i for­ni­to­ri che non ven­go­no paga­ti e che sono sul­l’or­lo del fal­li­men­to? Le case da demo­li­re cri­stal­liz­za­te in un lim­bo sen­za fine? I fon­di annun­cia­ti di cui non si è visto un euro? Le fami­glie che dopo infi­ni­ti tra­slo­chi ven­go­no sepa­ra­te per­ché arri­va la sta­gio­ne esti­va e negli alber­ghi del­la costa non pos­so­no più sta­re? Gli ani­ma­li lascia­ti mori­re al fred­do? I cen­tri sto­ri­ci anco­ra blin­da­ti? I sopral­luo­ghi sba­glia­ti? Le pra­ti­che per­se? Gli ospe­da­li crol­la­ti? Le stra­de dopo 9 mesi anco­ra inagibili?

Di chi è esat­ta­men­te la respon­sa­bi­li­tà? Chi è al gover­no se non quel Pd che non solo non sta tra là gen­te, ma man­co nei palaz­zi, per­ché quan­do vai a bus­sa­re non li tro­vi mai.

Pro­vo rab­bia come cit­ta­di­na mar­chi­gia­na e pro­vo ver­go­gna come rap­pre­sen­ta­te del­le Isti­tu­zio­ni. Non con una magliet­ta gial­la, ma con maglio­ne e scar­po­ni sia­mo anda­ti in tan­ti, in que­sti mesi, in quel­le zone: ormai cono­scia­mo ogni mat­to­ne di quei comu­ni che ogni set­ti­ma­na visi­tia­mo e che tro­via­mo sem­pre lì, a ter­ra, dove era­no l’al­tra vol­ta e quel­la pri­ma anco­ra e dove saran­no anco­ra la pros­si­ma. Sem­pre lì. Immo­bi­li. Come tutto.

Vada­no a Ussi­ta, le magliet­te gial­le, a spie­ga­re al sin­da­co che si è appe­na dimes­so qua­li saran­no i tem­pi per la rico­stru­zio­ne se il suo comu­ne è tut­to in zona R4.

Vada­no a Pie­ve Tori­na, dove il risto­ran­te il Vec­chio Muli­no chiu­de per­ché da mesi atten­do­no di esse­re paga­ti per aver som­mi­ni­stra­to miglia­ia di pasti sen­za mai un gior­no di ripo­so e, per col­pa del­lo Sta­to che non paga la con­ven­zio­ne, sono som­mer­so di debiti

Vada­no a Vis­so, dove il cen­tro sto­ri­co è anco­ra zona ros­sa e l’al­tro gior­no i cit­ta­di­ni han­no vio­la­to le tran­sen­ne per pro­te­sta o da Fabio che, per sen­so di respon­sa­bi­li­tà ver­so i suoi dipen­den­ti, sta pro­van­do a rial­zar­si con le sole sue for­ze e tan­tis­si­mi debiti.

Vada­no ad Aman­do­la dove l’o­spe­da­le è tra i con­tai­ner o da Ali­ce e la sua fami­glia che lot­ta­no per soprav­vi­ve­re e che san­no fare le cose per bene, men­tre ogni mat­ti­na quan­do si sve­glia­no devo­no sta­re atten­ti a scen­de­re dal let­to per evi­ta­re le poz­zan­ghe­re di con­den­sa che nel­la not­te si è for­ma­ta nel container.

Fac­cia­no un giro per le case che fuo­ri sem­bra­no inton­se, men­tre den­tro è l’in­fer­no o per le stra­de che non por­ta­no più a niente.

Vada­no a par­la­re con le Bri­ga­te di Soli­da­rie­tà, o i ragaz­zi di Ter­re In Moto Mar­che, o di Io Non Crol­lo, che le magliet­te le han­no ven­du­te per soli­da­rie­tà e in que­sti mesi sono sta­ti dav­ve­ro tra la gen­te. Se voglio­no ascol­ta­re, avran­no di che ascol­ta­re. E, se sono in gra­do, anche di capi­re. Ma non è più il tem­po del­l’a­scol­to. Sono mesi che que­ste popo­la­zio­ni gri­da­no al ven­to ina­scol­ta­ti. Qua c’è da rico­strui­re, da ripo­po­la­re, da pia­ni­fi­ca­re un futu­ro che al momen­to non c’è.

Andrò come ogni set­ti­ma­na in quel­le zone anche dome­ni­ca pros­si­ma e poi quel­la suc­ces­si­va. Cer­ta che nul­la sarà cam­bia­to e di ritro­va­re anco­ra quei mat­to­ni li, dove li ave­vo lascia­ti l’ul­ti­ma vol­ta e quel­la pri­ma anco­ra.

Ren­zi con­clu­de il post ammo­nen­do che nes­sun comu­ne dovrà esse­re lascia­to solo. Lo dis­se anche all’in­do­ma­ni del pri­mo sisma: “Nes­su­no sarà lascia­to solo”. Se fino a ieri suo­na­va come un requiem, oggi è un insul­to. E alme­no que­sto, rispar­mia­te­ce­lo.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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