Anche questa sarà con ogni probabilità una campagna elettorale in cui le parole si sprecheranno. Non solo quelle vuote, come nella ‘migliore’ tradizione, ma anche quelle aggressive, divisive, ostili, come già le ha definite qualcuno.
Come insegna il Maestro, per noi le parole sono importanti, e per questo ne abbiamo sempre dispensate con parsimonia, con misura, con cura.
Non saranno, le nostre, parole abusate e contese dal trasversalissimo partito dei ricchi, che da Berlusconi a Di Maio passando per Renzi sembra promettere sempre le stesse cose, e con pressoché lo stesso grado di vaghezza e di affidabilità.
Come è ormai tradizione di Possibile, infatti, le nostre parole non saranno scritte sulla sabbia, ma sempre accompagnate dai numeri, proposte immediatamente applicabili.
Parole classiche, comprensibili, perché la politica deve ripartire dai fondamentali, dai bisogni reali delle persone, a cui dare nuove prospettive e nuove risposte.
MANIFESTO
La nostra proposta politica sarà infatti chiara, palese, visibile a tutti, basata su un programma concreto, tramite cui vogliamo coinvolgere tutti , pubblicamente, per ampliarla e incarnarla.
TUTTI
La nostra ambizione è quella di parlare a tutti, il nostro dovere è quello di rendere il paese un posto migliore per tutti. Vogliamo un’Italia più ricca. Più ricca nelle possibilità di benessere e di crescita per tutti, più ricca nei servizi. Perché stiamo veramente bene solo quando stiamo bene tutti.
UGUALE
L’uguale lo abbiamo persino messo nel nostro simbolo, come dichiarazione d’intenti: troppe sono le disuguaglianze che bloccano la nostra società e impediscono alle persone di realizzarsi al meglio delle loro possibilità. Troppe sono le discriminazioni di genere, di orientamento sessuale, di origine e provenienza etnica. Troppi sono i diritti negati a chi non è forte abbastanza per garantirseli da solo.
UNITÀ
Siamo stati tra i primi a credere e a lavorare con tutte le nostre forze per l’unità a sinistra, anche quando quasi nessuno la riteneva possibile. Per rispondere a quella che è una richiesta, anzi ‘un ordine’ che ci viene dalle cittadine e dai cittadini che incontriamo tutti i giorni. Perché pensiamo che solo una sinistra unita sia in grado di unire e ricomporre un paese spaccato da anni di cattiva politica e di cattive politiche, mentre ora più che mai c’è bisogno di unità, che lo stesso dizionario definisce un complesso coerente e solidale, per sanare le ferite dell’Italia e preparare giorni migliori.
UMANITÀ
Perché la crisi ci ha reso tutti (quasi tutti) più vulnerabili, più deboli, più spaventati, e questi anni difficili hanno visto rompersi il patto sociale che ci teneva insieme. L’assenza di sicurezza sociale, con una politica che cavalca o si piega al malcontento scaricando la colpa su altri deboli più deboli di noi, rischia di farci perdere l’umanità, il nostro valore più prezioso, l’unico che tutti gli auto-proclamatisi difensori dei nostri valori sarebbero pronti a sacrificare per un voto in più. Solo chi non rinuncia alla sua umanità saprà occuparsi davvero degli italiani più esposti, più fragili, senza perdere la tenerezza.
LAVORO
La grande vittima di questo tempo, il lavoro deve tornare al centro della politica. Non ci saranno giorni migliori finché ci saranno persone che lavorano 40 ore alla settimana senza poter comunque mantenere sé stesse o le proprie famiglie. Non ci sarà vero benessere per nessuno fino a quando i diritti dei lavoratori saranno sacrificati, finché il nostro sistema produttivo sceglierà di essere competitivo solo sul piano dei salari, dei contratti, della ‘produttività’, finché non capiremo il costo delle comodità che le nuove tecnologie ci offrono, finché non sapremo redistribuire le enormi ricchezze che esse producono.
REPUBBLICA
Il nostro progetto non è solo quello di rimettere insieme la sinistra. Noi vogliamo cambiare l’Italia. Crediamo fermamente che la vera alleanza che chi si candida al governo del paese dovrebbe curare è quella con la Repubblica. Che le istituzioni siano un bene comune da preservare, mettendo loro mano con cura e con rispetto. Perché la ‘cosa pubblica’ è il patto fondante della nostra società.