Ci arrivano in questi giorni molte storie di docenti finiti nella ruota della lotteria “mobilità della Buona Scuola”. In questo post ne pubblichiamo due, quelle di Francesca e Melissa, tra le più complicate che abbiamo letto.
La prima è la storia di Francesca Ballarini, un’insegnante molto giovane. È facile, in un momento storico che ogni giorno ci consegna tragedie e violenze, voltare una pagina per chi legge le storie sfogliando un giornale, magari distrattamente. Come si può però considerare la vita di qualcuno già in saldo a soli 28 anni?
Dopo aver finito gli studi nel 2007, a 19 anni, Francesca non perde tempo: frequenta un corso abilitante e nel 2009 e lo termina con successo. Come una formica accumula titoli e diventa terza in graduatoria ad esaurimento nella sua provincia. Si iscrive nuovamente all’università, contemporaneamente le arriva il primo incarico, una cattedra completa.Inizia a lavorare senza più fermarsi negli anni seguenti. Lavora e studia, prende anche una laurea in Economia, mette qualche soldo da parte.Vuole essere indipendente dalla sua famiglia e crearne una tutta sua. Nel frattempo diventa anche prima in graduatoria ad esaurimento: tocca a lei! E’ stata in gamba, il prossimo posto sarà meritatamente suo.
Poi la Riforma sulla Buona Scuola spazza via tutto. Le carte in tavola cambiano, decide di provare, fa la domanda di immissione in ruolo. Finisce da Ravenna a Pistoia, voleva comprare casa per iniziare una nuova vita ma è tutto rimandato. È giovane, non ha ancora figli ed il suo progetto di maternità slitterà ancora finché non potrà tornare ad avere la sua vita insieme al suo compagno.Viaggerà in treno, 6 ore al giorno, tutti i giorni, perché l’abbonamento costa meno di un affitto.
Poi la storia incredibile di Melissa Scarcelli. Una storia stupefacente perché drammaticamente uguale a quella che stanno vivendo in questo momento tantissimi docenti, quelli da cui tutti si aspettano professionalità, equilibrio, competenza, serenità, quando affidano loro figli al mattino, ogni giorno, quelli ai quali non si perdona niente.
Melissa è distrutta. Non riesce a spiegare a suo figlio di 9 anni che non è colpa della mamma se tra 15 giorni circa dovrà lasciarlo a Cosenza con la sorellina di 3 anni ed andare a Lecco, una delle ultime province d’Italia selezionate nella domanda obbligatoria di trasferimento. Il suo bimbo non vuole più rivolgerle la parola ma non sa che lei quel lavoro proprio non lo può rifiutare perché il suo papà ha un lavoro saltuario, non lavora tutti i mesi. Hanno il mutuo da pagare, Melissa si chiede come farà a pagare il nuovo affitto a Lecco, i viaggi. Piange tutti i giorni, si sente disperata. Dopo 16 anni di lavoro nella scuola primaria paritaria il suo punteggio non è stato riconosciuto, si è ritrovata dopo tanto lavoro con soli 19 punti ed è stata mandata con un calcio al nord. E qualcuno dirà che deve anche ringraziare.