[vc_row][vc_column][vc_column_text]Qualche giorno fa abbiamo pubblicato una testimonianza di una dei lavoratori e lavoratrici senza reti protettive.
Il decreto Cura Italia per i lavoratori dello spettacolo e del turismo prevede la sospensione fino al 31 maggio dei pagamenti delle ritenute, contributi previdenziali e assistenziali e dell’IVA (senza sanzioni o interessi). Mentre agli stagionali del turismo cui il rapporto di lavoro è cessato involontariamente a causa dell’emergenza sanitaria spetta un’indennità di 600 euro, per i lavoratori dello spettacolo è prevista la stessa misura solo se nel 2019 hanno maturato 30 contributi giornalieri ( e con un reddito inferiore ai 50 mila euro). Senza un ammortizzatore sociale pensato anche per gli intermittenti molti rimarranno tagliati fuori. Pubblichiamo un’altra testimonianza che sottolinea il difficile raggiungimento dei 30 fatidici contratti che permettono l’accesso all’indennità.
Ho 30 anni, splendidamente spesi nel credere fermamente che artisti lo si è, lo si sceglie, che non è un ripiego o un hobby. Ne ho raccolto i frutti, uno per tutti il significativo riconoscimento del Presidente Giorgio Napolitano attraverso la nomina di Cavaliere OMRI per meriti artistici. Anch’io non sono rientrata nelle 30 fatidiche giornate (avere 30 contratti l’anno è ormai diventata una chimera) e come decine di migliaia di artisti, sono ad inseguire una qualsiasi forma di sostegno. Questa non vuole essere una lamentazione ma un’ulteriore testimonianza legata alla necessità di non addormentarci, di non sostenere il sistema perverso, ormai ultradecennale, dei tagli operati sempre alla cultura, per prima. Prima solo nei tagli, appunto, ma non nella consapevolezza che la cultura “tutta” deve essere faro illuminante dell’umanità e non un fanalino di coda. Qualsiasi cosa si possa fare io sono presente, forte e vigile. Sospetto però che se non ci attrezziamo con una “cabina di regia” che trasformi tutte le nostre voci in un coro che finalmente possa essere ascoltato, riusciremo solo a rimanere isolati. Un caro saluto. Spero di avere presto un link da cliccare che apra un maremoto culturale!
Domani (oggi, ndr) il ministro Franceschini incontrerà i sindacati e dovrà chiarire quali criteri si seguiranno per la ripartizione dei 130 milioni del Fondo emergenza spettacolo istituiti dall’articolo 89 del Cura Italia.
Di sicuro degli accorgimenti dovranno essere adottati per tutelare maggiormente un settore che è stato uno dei primi a chiudere e sarà uno degli ultimi (o l’ultimo) a riaprire.
In Spagna venerdì e sabato scorso si è tenuta una forma di protesta del mondo della cultura (#ApagonCultural) alla quale agenti culturali, lavoratori delle compagnie artistiche, delle piccole sale e indipendenti, associazioni di categoria, sindacato degli attori e dei musicisti e numerosi teatri hanno aderito ritirando contenuti online per due giornate intere.
Dal canto loro hanno ricordato al ministro Rodriguez Uribes che in Germania la cultura è stata inclusa in toto fra i beni di prima necessità facendo sì che l’industria culturale possa accedere anch’essa alla linea di liquidità illimitata di cui godono i ‘beni essenziali’ per il governo tedesco.
«La cultura non è un lusso e stiamo sperimentando adesso quanto ci manchi quando dobbiamo farne a meno» ha detto la ministra della cultura Monika Grutters. Il settore culturale è strutturato in un modo tale da richiedere specifiche misure: l’intermittenza lo penalizza enormemente rendendo impossibile beneficiare delle misure sociali pensate per il resto dei lavoratori.
Se vogliamo che il tessuto dell’industria culturale italiana sopravviva (soprattutto le piccole e medie realtà culturali) bisognerà tenerne conto.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]