Caro Ministro,
purtroppo noi il testo del suo decreto-legge l’abbiamo letto, riletto, provato ad emendare e infine osteggiato col nostro voto contrario in aula. L’aula in cui lei non è mai stato presente durante la discussione che ha impegnato la Camera per 4 giorni consecutivi.
Intanto la scelta del decreto-legge è sintomo di scarsa sensibilità per la democrazia rappresentativa e parlamentare: una legge ordinaria, con i tempi e le garanzie conseguenti, sarebbe stata più rispettosa delle istituzioni che anche Lei rappresenta e più consona a materie di carattere ordinamentale (la collaborazione rafforzata tra sindaci e prefetti, il potere di ordinanza dei sindaci, il mini DASPO ecc.).
Ci imbarazza leggere “Vogliamo contrastare il crimine, non i clochard” quando Lei ha scritto nel Suo decreto (art. 9) che vieta lo stazionamento in stazioni, zone turistiche e monumentali e lo colpisce con una sanzione pecuniaria e l’ordine di allontanamento. Forse è Lei a non avere letto cosa ha scritto: il che è più preoccupante dello stesso contenuto del Suo provvedimento.
Ci stupisce leggere che il suo decreto sottrae le politiche della sicurezza “alla competenza esclusiva degli apparati, chiamando alla sua cogestione i rappresentanti liberamente eletti dal popolo, vale a dire i sindaci”: in un colpo solo delegittima prefetti e questori, unici soggetti competenti per materia e per funzione sulla sicurezza proprio perché sottratti ai condizionamenti della politica e incoraggia i sindaci (che dovrebbero impegnarsi sul versante — non meno nobile e prioritario — dell’assistenza, dell’integrazione, del sostegno dei cittadini in difficoltà) più creativi a inventarsi regole pret‑a’-porter e localistiche come nel medioevo dei comuni e delle signorie…
Ci inquieta leggere che addirittura “per la prima volta nella storia repubblicana, si risponde a una legittima richiesta di sicurezza con il solo strumento amministrativo, senza aumentare le pene o introdurre nuovi reati”? Ha letto la norma sui parcheggiatori abusivi? Aumenta nel minimo e nel massimo edittale quanto già previsto dall’art. 7 comma 15 bis del Codice della Strada, solo per fare un esempio. E interviene anche in materia penale, eccome, per esempio con la flagranza differita che consente l’arresto o con le misure collegate alla sospensione condizionale della pena per chi sia condannato per reati contro la persona o il patrimonio.
“Io, scrivendo il decreto insieme ai sindaci non avevo in testa il clochard o l’ambulante immigrato.”: qui restiamo davvero senza fiato perché Lei ha scritto, precisamente all’art. 8, che il sindaco può emettere ordinanze contro l’accattonaggio con impiego di minori e disabili, l’abusivismo, l’illecita occupazione di spazi pubblici, l’abuso di alcool o l’uso di sostanze stupefacenti.
Nella migliore delle ipotesi, questo decreto, come quello firmato dal ministro dell’interno Maroni nel 2008, da cui è stato malamente ricopiato, sarà spazzato via dalla Corte Costituzionale perché viola il principio di eguaglianza e ragionevolezza (città che vai, regole che trovi), perché criminalizza condizioni di disagio sociale che andrebbero contrastate con misure diverse da ordinanze e sanzioni, perché sacrifica le libertà dei cittadini in nome del decoro urbano e dell’ordine pubblico.
Insieme agli accordi illegali (contrasto con artt. 10, 11 e 80 della Costituzione) con paesi — come la Libia — che non hanno ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei rifugiati, questo decreto è una pagina di pessima politica, populista e securitaria, qualitativamente scadente, rozza, mal-destra.
On. Giuseppe Civati
On. Andrea Maestri
(Possibile)