L’evasione fiscale si affronta con la tracciabilità dei pagamenti

Stando all’aggiornamento pubblicato lo scorso 2 gennaio, nel complesso l’evasione fiscale e contributiva nel 2021 risulta pari a 83,6 miliardi di euro, di cui circa 73,2 miliardi di mancate entrate tributarie e 10,4 miliardi di mancate entrate contributive. Per dare una misura dell’entità di tali cifre, la manovra finanziaria 2024 vale circa 24 miliardi, finanziata con un extra deficit di 15,7 miliardi. L’evasione è pari a 3,5 volte la manovra.

La reto­ri­ca è sem­pre la mede­si­ma: meno tas­se per tut­ti. La flat tax è infi­la­ta un po’ ovun­que, per testi­mo­nia­re l’impegno elet­to­ra­le del­la mag­gio­ran­za al gover­no. L’im­po­sta sui red­di­ti del­le per­so­ne fisi­che vede il suo get­ti­to con­ti­nua­men­te ero­so da regi­mi sosti­tu­ti­vi straor­di­na­ri, detra­zio­ni e altre tax expen­di­tu­res che modi­fi­ca­no la natu­ra già scar­sa­men­te pro­gres­si­va del­la strut­tu­ra del­le ali­quo­te. Lo sce­na­rio, lo capi­re­te, è quel­lo che è.

Che fare quin­di? Come si affron­ta, ad esem­pio, l’evasione mon­stre che afflig­ge da sem­pre il nostro pae­se? No, non cadia­mo nel­la trap­po­la di spo­sta­re altro­ve la sede esclu­si­va degli elu­so­ri e degli eva­so­ri fisca­li. Non si trat­ta solo di mul­ti­na­zio­na­li, che pure elu­do­no il fisco con mec­ca­ni­smi raf­fi­na­tis­si­mi e che tut­ta­via saran­no inte­res­sa­te dal­la cosid­det­ta Mini­mum Cor­po­ra­te Tax al 15 per cen­to, appro­va­ta in Euro­pa con la Diret­ti­va (UE) 2022/2523 del Con­si­glio del 14 dicem­bre 2022 ed entra­ta il 1° Gen­na­io a far par­te del­la nostra disci­pli­na fisca­le, la cui effi­ca­cia sarà da dimo­stra­re nume­ri alla mano.

Par­lia­mo del­la pla­tea nazio­na­le, rap­pre­sen­ta­ta dal­le sta­ti­sti­che del Tax Gap, ossia il valo­re del diva­rio tra le impo­ste e i con­tri­bu­ti effet­ti­va­men­te ver­sa­ti e le impo­ste e i con­tri­bu­ti che si sareb­be­ro dovu­ti ver­sa­re. Stan­do all’aggiornamento pub­bli­ca­to lo scor­so 2 gen­na­io, nel com­ples­so l’evasione fisca­le e con­tri­bu­ti­va nel 2021 risul­ta pari a 83,6 miliar­di di euro, di cui cir­ca 73,2 miliar­di di man­ca­te entra­te tri­bu­ta­rie e 10,4 miliar­di di man­ca­te entra­te con­tri­bu­ti­ve. Per dare una misu­ra dell’entità di tali cifre, la mano­vra finan­zia­ria 2024 vale cir­ca 24 miliar­di, finan­zia­ta con un extra defi­cit di 15,7 miliar­di. L’evasione è pari a 3,5 vol­te la manovra.

Sono, bada­te bene, nume­ri in dimi­nu­zio­ne rispet­to all’anno di rife­ri­men­to, il 2016, quan­do il tota­le eva­so si atte­sta­va a qua­si 108 miliar­di di euro.

Lo sce­na­rio è quin­di in miglio­ra­men­to, ma non del tut­to. Alcu­ne aree più pro­pen­se all’evasione con­ti­nua­no a per­si­ste­re. I dati sono elo­quen­ti e spie­ga­no che i net­ti miglio­ra­men­ti nel Tax Gap dell’IVA (pas­sa­to da 34,7 mld nel 2016, a 18,1 mld nel 2021; in ter­mi­ni di pro­pen­sio­ne al gap, sia­mo sce­si dal 26,2% del 2016 al 13,8% del 2021) sono da impu­tar­si spe­cial­men­te agli stru­men­ti del fisco digi­ta­le, allo scon­tri­no digi­ta­le, alla fat­tu­ra­zio­ne elet­tro­ni­ca e allo split pay­ment ver­so la PA. Stru­men­ti che sono sem­pre sta­ti indi­ge­sti alle com­po­nen­ti del­la mag­gio­ran­za al gover­no, alla Lega in par­ti­co­lar modo, e che sono spes­so fini­ti nel miri­no di ten­ta­ti­vi di soppressione.

Il 31 dicem­bre 2023 è ter­mi­na­to il perio­do tran­si­to­rio per i tito­la­ri di par­ti­ta IVA che rien­tra­no nel regi­me for­fet­ta­rio, e solo dal 1 gen­na­io di quest’anno la fat­tu­ra elet­tro­ni­ca è diven­ta­ta obbli­ga­to­ria per tut­ti. Ma gli stru­men­ti digi­ta­li, di per sé, non potran­no gene­ra­re ulte­rio­ri miglio­ra­men­ti se non saran­no accom­pa­gna­ti dal­la ridu­zio­ne del limi­te al paga­men­to in con­tan­ti, innal­za­to dal gover­no Melo­ni a 5 mila euro con la Leg­ge di Bilan­cio 2023.

I nume­ri mostra­no anche come poco si sia fat­to per miglio­ra­re la tax com­plian­ce nei riguar­di dell’IRPEF da lavo­ro auto­no­mo e impre­sa, la qua­le rap­pre­sen­ta nel 2021 la quo­ta più alta di eva­sio­ne (30 mld vs. 83,6 tota­li, pari al 36 per cen­to) e la peg­gio­re pro­pen­sio­ne al gap (67,2%). Il gover­no ha testé appro­va­to per que­sti con­tri­buen­ti il con­cor­da­to pre­ven­ti­vo su base bien­na­le, uno stru­men­to che fun­zio­na sul­la base di una pro­po­sta ini­zia­le dell’Agenzia del­le Entra­te ver­so cui impe­gnar­si per i suc­ces­si­vi due anni tri­bu­ta­ri, un bene­fi­cio este­so anche ai con­tri­buen­ti non vir­tuo­si (con pun­teg­gi ISA infe­rio­ri a 8) e che vin­co­la l’Agenzia a for­mu­la­re una pro­po­sta non supe­rio­re al 110 per cen­to del red­di­to dichia­ra­to da que­sti con­tri­buen­ti (cfr. A. San­to­ro, lavoce.info). In sostan­za, il con­tri­buen­te può dichia­ra­re quel­lo che vuo­le, intan­to sarà rite­nu­to con­gruo nel limi­te supe­rio­re del 10 per cen­to. Un vero e pro­prio invi­to a evadere.

La Tax Com­plian­ce è uno degli obiet­ti­vi del PNRR e il Tax Gap dovrà esse­re ridot­to al 15,8 per cen­to nel 2024 rispet­to al 18,5 del 2019, un obiet­ti­vo che il gover­no Melo­ni ha ten­ta­to di ridur­re all’atto del­la revi­sio­ne del pia­no rice­ven­do il dinie­go da par­te di Bruxelles.

La dichia­ra­zio­ne IVA pre­com­pi­la­ta è uno degli stru­men­ti pre­vi­sti dal pia­no per rag­giun­ge­re que­sto obiet­ti­vo. Il perio­do di spe­ri­men­ta­zio­ne è sta­to ulte­rior­men­te este­so a tut­to il 2024, come dispo­sto dal prov­ve­di­men­to prot. n. 11806 del 19 gen­na­io dall’Agenzia del­le Entra­te. L’Amministrazione si è pre­sa più tem­po per­ché ha rite­nu­to “oppor­tu­no con­so­li­da­re e arric­chi­re i dati pre­com­pi­la­ti del­la pla­tea già indi­vi­dua­ta”, con­si­de­ra­to che la stes­sa riguar­da cir­ca 2,4 milio­ni di ope­ra­to­ri IVA. La moda­li­tà ‘pre­com­pi­la­ta’ era sta­ta intro­dot­ta nel 2021, ancor­ché in pro­va, sen­za tut­ta­via pre­ve­de­re un ter­mi­ne a tale spe­ri­men­ta­zio­ne che vie­ne quin­di pro­ro­ga­ta per il secon­do anno con­se­cu­ti­vo. Ver­rà, si spe­ra, il momen­to in cui si pas­se­rà alla ver­sio­ne defi­ni­ti­va. Per il resto, occor­re atten­de­re il pre­vi­sto “poten­zia­men­to dei con­trol­li” che chis­sà se mai avver­rà.

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