LGBT – Una questione di stile e di diritto

Trop­po tem­po, trop­po nien­te. Fino ad oggi.

Sono decen­ni ormai che le riven­di­ca­zio­ni del­la comu­ni­tà LGBT (Lesbi­che, Gay, Bises­sua­li e Tran­sgen­der) di dirit­ti e di digni­tà sono al cen­tro del dibat­ti­to pub­bli­co nazio­na­le ed inter­na­zio­na­le. Anco­ra una vol­ta rile­via­mo come nel nostro Pae­se que­sti temi fati­ca­no ad esse­re trat­ta­ti con il neces­sa­rio rispet­to da una clas­se poli­ti­ca che per anni ne ha fat­to mer­ce di scam­bio per la più bas­sa “poli­ti­ca” cal­pe­stan­do le vite di milio­ni di cit­ta­di­ni. Inol­tre, si è dif­fu­so il pen­sie­ro sem­pli­ci­sti­co che gli uni­ci inte­res­si del­le per­so­ne gay, lesbi­che, bises­sua­li e tran­ses­sua­li sia­no quel­li di ave­re una leg­ge che com­bat­ta l’o­mo-tran­sfo­bia ed una che “rego­la­riz­zi” le unio­ni affettive.

Non è cosi. O meglio, non è solo cosi.

La nostra idea di Poli­ti­ca rifiu­ta cate­go­ri­ca­men­te que­sto uti­liz­za­re temi di tale impor­tan­za come stru­men­ti per rac­co­glie­re con­sen­si elet­to­ra­li o per man­te­ne­re mag­gio­ran­ze par­la­men­ta­ri ete­ro­ge­nee. La vita di ogni cit­ta­di­no meri­ta rispet­to e meri­ta tut­ta la nostra atten­zio­ne per­ché la nega­zio­ne di dirit­ti e digni­tà è una feri­tà per tut­ta la comu­ni­tà nazio­na­le. Per que­sto moti­vo rite­nia­mo che le riven­di­ca­zio­ni del­la comu­ni­tà LGBT deb­ba­no esse­re al cen­tro del­la nostra azio­ne poli­ti­ca e, per far­lo, voglia­mo fare chia­rez­za su qua­li sono per noi gli obiet­ti­vi che deb­ba­no esse­re par­ti inte­gran­ti ed essen­zia­li del pro­get­to di Possibile.

Impe­ra il nega­re la digni­tà del­le per­so­ne omo­ses­sua­li e tran­sgen­der e nega­re la bel­lez­za e la bon­tà del­le loro rela­zio­ni. Com­bat­te­re tut­to que­sto neces­si­ta sicu­ra­men­te di inter­ven­ti legi­sla­ti­vi, stru­men­to prin­ci­pe del pro­gres­so socia­le, ma richie­de anche un for­te impe­gno di “sti­le” nel­la vita pub­bli­ca quotidiana.
Que­sto impe­gno par­te dal cono­sce­re la ter­mi­no­lo­gia cor­ret­ta per par­la­re di que­sti temi, non per vuo­to for­ma­li­smo, ma per­ché le paro­le han­no un peso con­si­de­re­vo­le nel rap­pre­sen­ta­re la real­tà, inci­do­no nell’identità del­le per­so­ne e trop­po spes­so ven­go­no uti­liz­za­te come stru­men­ti di pro­pa­gan­da per instil­la­re pau­ra, dub­bio o disgu­sto. Per que­sto moti­vo, ad esem­pio, impa­ra­re ed uti­liz­za­re il ter­mi­ne “matri­mo­nio egua­li­ta­rio” al posto di “matri­mo­nio gay” è essen­zia­le, per­ché la riven­di­ca­zio­ne del matri­mo­nio civi­le nasce da una richie­sta di ugua­glian­za, men­tre l’utilizzo del ter­mi­ne “matri­mo­nio gay” pre­sta sem­pli­ce­men­te il fian­co a chi fa pres­sio­ni per “distin­gue­re” le fami­glie in base all’orientamento ses­sua­le dei loro com­po­nen­ti. Allo stes­so modo non pos­sia­mo che rite­ne­re inac­cet­ta­bi­li acco­sta­men­ti come “con­ces­sio­ne dei dirit­ti”. I dirit­ti, tut­ti i dirit­ti, non sono “con­ces­sio­ni” ma sono par­te fon­da­men­ta­le del nostro esse­re cit­ta­di­ni ed il legi­sla­to­re non ha che il dove­re di “rico­no­scer­li”.

Infi­ne, com­pren­de­re appie­no la distin­zio­ne fon­da­men­ta­le tra orien­ta­men­to ses­sua­le ed iden­ti­tà di gene­re richie­de una atten­zio­ne al lin­guag­gio anco­ra più “accor­ta” per non far si che si usi­no agget­ti­vi poco rispet­to­si dell’identità del­le per­so­ne trans, ad esem­pio il maschi­le per una per­so­na in tran­si­zio­ne dal gene­re maschi­le a quel­lo fem­mi­ni­le o viceversa.

La comu­ni­tà LGBT ha biso­gno di tute­la giu­ri­di­ca e ne ha biso­gno da anni. Ogni gior­no che pas­sa si mol­ti­pli­ca­no gli effet­ti dell’inerzia col­pe­vo­le del legi­sla­to­re, dai con­ti­nui attac­chi omo­fo­bi alle pro­ble­ma­ti­che rela­ti­ve ai nuclei fami­lia­ri non rico­no­sciu­ti ed espo­sti a con­cre­ti rischi.
Una nor­ma­ti­va giu­sta non avreb­be solo il pre­gio di risol­ve­re que­ste pro­ble­ma­ti­che con­cre­te ma dareb­be un segna­le ine­qui­vo­ca­bi­le che la Repub­bli­ca con­si­de­ra que­ste per­so­ne e que­ste fami­glie un bene per la comu­ni­tà, por­ta­tri­ci di valo­re come tut­te le altre famiglie.

È evi­den­te che ciò non risol­ve­rà tut­ti i pro­ble­mi e le discri­mi­na­zio­ni subi­te dal­la comu­ni­tà lgbt ita­lia­na, tut­ta­via come Pos­si­bi­le non pos­sia­mo igno­ra­re che que­sti “pri­mi pas­si” van­no fat­ti al più pre­sto essen­do il nostro Pae­se obiet­ti­va­men­te in ter­ri­bi­le, anti­sto­ri­co ritar­do. Per trop­po tem­po la clas­se poli­ti­ca ha igno­ra­to il gri­do di aiu­to di que­sti milio­ni di cit­ta­di­ni e non pos­sia­mo imma­gi­na­re un nuo­vo sog­get­to pro­gres­si­sta che non met­ta al cen­tro del­la sua azio­ne poli­ti­ca que­ste bat­ta­glia di civiltà.

È final­men­te tem­po ed è asso­lu­ta­men­te possibile.

 

Que­sto è un estrat­to del docu­men­to pre­pa­ra­to dal Comi­ta­to Dirit­to Pos­si­bi­le “Har­vey Milk” con i con­tri­bu­ti di iscrit­ti a Pos­si­bi­le anche extra-comi­ta­to, ai qua­li è natu­ral­men­te aperto

Il docu­men­to inte­gra­le è dispo­ni­bi­le qui.

Per pro­por­re inte­gra­zio­ni, sug­ge­ri­men­ti, amplia­men­ti si può scri­ve­re a dirittopossibile@gmail.com

Docu­men­to poli­ti­co redat­to dal
Comi­ta­to Dirit­to Pos­si­bi­le “Har­vey Milk”

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.