Era il 21 aprile 2017 quando con una imponente cerimonia l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti a Gaeta celebrava la chiusura del primo corso di formazione, tenuto dagli uomini della Guardia di Finanza presso la locale Scuola Nautica, degli equipaggi libici. In quell’occasione venivano consegnate due motovedette dismesse dalla nostra marina Militare e ne venivano promesse altre per il mese di giugno. Venti militari sarebbero quindi tornati in Libia con le prime due motovedette in omaggio, mentre stava per iniziare il secondo corso per altri 19 ufficiali. Quando il programma di fornitura delle imbarcazioni sarà terminato, commentava Minniti sul sito del Ministero dell’Interno, «la Marina libica sarà tra le strutture più importanti dell’Africa settentrionale. Lì si dovranno incrementare le azioni congiunte e coordinate per il controllo contro il terrorismo e i trafficanti di esseri umani. Missioni cruciali — le ha definite il responsabile del Viminale — per tutta la comunità internazionale». E ancora: «la stabilità della Libia resta un elemento importantissimo nella lotta ai trafficanti di uomini e ai terroristi. Una lotta questa che — ha poi aggiunto — rappresenta le due facce di una stessa medaglia». Il ministro dell’Interno ha quindi definito il “cuore dell’impegno del nostro Paese” quello di giungere a un progetto più ampio con il governo libico dopo la stipula del Memorandum di febbraio. «Accordi — ha concluso — da implementare per arrivare a livelli sempre più alti di concretezza». Successivamente, anche il governo Conte 1, ministro Salvini, ha proseguito nei “doni” di motovedette. Oggi sappiamo tutti che quegli accordi, confermati anche dall’attuale Parlamento e dai due governi Conte e dal viaggio a Tripoli di Mario Draghi, di fatto hanno finanziato i campi di detenzione creati per impedire le partenze dei migranti, e dove secondo l’ONU e le organizzazioni umanitarie, esseri umani vengono uccisi, stuprati, torturati. E che quelle motovedette regalate servono a riportare nei centri di detenzione, che l’ONU, non pericolosi sovversivi, ha definito “lager”, le persone che tentano la traversata verso l’Europa, attività che l’attuale premier Draghi ha definito di “salvataggio”, ringraziando la Libia. Sappiamo anche che le ONG sono state oggetto di indagini mirate e strumentali, che addirittura hanno coinvolto giornalisti, spiati e intercettati mentre svolgevano il loro lavoro. Sappiamo che nonostante il succedersi di tre ministri nell’incarico, Minniti, Salvini, Lamorgese, e nonostante la parziale modifica dei decreti sicurezza, non sono venute meno le sanzioni per attività non solo lecite ma obbligate secondo le convenzioni internazionali e il codice della navigazione, come il soccorso in mare, e che l’atteggiamento del Ministero nei confronti delle ONG è rimasto ostile, con l’adozione sistematica di provvedimenti amministrativi per impedirne la navigazione e quindi l’opera di salvataggio di vite umane. Sappiamo anche che tutte le iniziative di carattere penale per le ONG e i capitani delle loro navi sono cadute nel nulla perché sfornite di fondamento, con archiviazioni e assoluzioni, mentre l’ex ministro Salvini è sotto processo per sequestro di persona, anche se, e su questo non ci si sente di dargli torto, la responsabilità del mancato sbarco dei naufraghi da Gregoretti e Open Arms va attribuita a tutto il governo di cui faceva parte. Sappiamo tutto questo, ed è già tanto ed è già troppo, ma quello che non potevamo immaginare è che proprio da una di queste motovedette regalate da noi, pare dal governo Conte 1, ministro Salvini, la guardia costiera libica, quella elogiata persino da Draghi, potesse sparare ad altezza d’uomo a tre pescherecci siciliani, colpendo, per fortuna in modo non grave, uno dei comandanti. È successo ieri, le nostre motovedette che sparano ai nostri pescatori. Cosa deve accadere ancora per far capire all’opinione pubblica l’enormità di questi accordi abominevoli e disumani e del ruolo di primo piano, soprattutto a livello economico e logistico, del nostro Paese nella sistematica violazione dei diritti umani che avviene in Libia? In cambio del petrolio, di qualche appalto per la ricostruzione ma soprattutto per fermare le migrazioni, a costo di far morire le persone in mare? Cosa ancora?
Congresso 2024: regolamento congressuale
Il congresso 2024 di Possibile si apre oggi 5 aprile: diffondiamo in allegato il regolamento congressuale elaborato dal Comitato Organizzativo.