[vc_row][vc_column][vc_column_text]Ci sono argomenti che nella politica, almeno quella italiana, sembrano tabù: bambine, bambini, adolescenti e le politiche che li riguardano, ad esempio, sono estranei alle visioni delle forze in Parlamento.
Lo ricordava Beatrice Brignone, qualche tempo fa, commentando i dati sulla povertà infantile pubblicati da Save the Children: “da anni si sono abbandonate le politiche sull’infanzia e giovanili, non c’è più uno straccio di visione in questo Paese concentrato sul presente e sulle promesse da perenne campagna elettorale, sulla banalità e sul pressappochismo dell’ansia da sondaggio.
Intanto intere generazioni crescono come fantasmi e ci accorgiamo di loro quando ci mettono di fronte all’abisso in cui li abbiamo cacciati o per i successi realizzati nei Paesi in cui li abbiamo fatti scappare per salvarsi.”
Sono argomenti che creano pruriti, a volte brividi lungo la schiena, se non vere e proprie reazioni scomposte. Rimangono nascosti, e in parte provocano orticaria. Tra questi c’è senz’altro quello della natalità.
Rimane, infatti, sotto traccia e balza alle cronache solo il giorno in cui l’Istat pubblica i tristissimi resoconti sull’argomento. Tempo una settimana ed è tutto dimenticato.
Il problema è serio, non ha l’orizzonte temporale ristretto che purtroppo, hanno i temi ecologici, ma rischia di creare notevoli problemi nel giro dei prossimi trent’anni.
Un tasso di fecondità basso come quello italiano porta a un invecchiamento rapido della popolazione: Italia, Giappone e Germania condividono questo triste primato. Che i bambini siano il futuro non è solo una bella frase: senza un cambio di rotta deciso siamo destinati a un welfare che non può reggersi in piedi.
Ci sono forze politiche che tentano di cavalcare questo problema, almeno a parole. Ma sono forze politiche che hanno una soluzione tanto semplice quanto inaccettabile per risolverlo: le donne devono stare a casa.
Per questo c’è bisogno che femministe e femministi, che persone che lottano per i diritti LGBTQI se ne occupino. Le soluzioni ci sono: occorre che gli uomini, ad esempio, siano coinvolti nella cura dei figli in maniera forte, non nei ritagli di tempo, ma con un ruolo vero, protagonista nell’educazione.
Occorre che le famiglie possano scegliere chi, alternativamente, possa ridurre il tempo lavorativo per stare con i figli, con congedi e part-time.
Occorre che, per arrivare a questa scelta in modo libero, siano azzerate le differenze di retribuzione dovute al genere (qui la proposta di Possibile).
Poi bisogna incentivarli, quei congedi e quei part time. E investire sulle famiglie.
Non è tutto qui ovviamente e, in parallelo, occorre fare in modo di creare delle strutture pubbliche all’altezza, sia nella qualità del personale che in quella degli edifici. Ma non possiamo fare figli e farli crescere solo ad agenzie terze. La qualità del tempo che passiamo con i nostri figli è fondamentale, ma serve anche la quantità. Non può essere demandato tutto il carico allo Stato e alla scuola.
Abbiamo tanto da guadagnare nell’alleggerire le donne negli impegni familiari: in fondo se pensiamo a un’esperienza illuminata di governo di una grande città pensiamo ad Ada Colau, se pensiamo ad un risultato eclatante a sinistra la nostra mente va alla storia di Alexandria Ocasio-Cortez e se guardiamo a un primo ministro innovativo, che introduce nelle manovre di governo anche concetti come la felicità, allora ci voltiamo verso la Nuova Zelanda di Jacinda Ardern.
Proprio da lì, dalla Nuova Zelanda, viene la foto qui sopra. E non credo sia un caso. Lo speaker del Parlamento allatta un bambino figlio di un altro parlamentare, in quel momento impegnato nel lavoro in aula, che non ha esitato a portarlo con sé.
Abbiamo tutti bisogno di buoni esempi ed esattamente come è necessario raccontare storie di grandi donne libere e coraggiose per dare alle bambine un immaginario a cui ispirarsi, è necessario avere esempi di uomini che si prendano cura, uomini emotivamente e sentimentalmente maturi.
Speriamo che sia femmina, quindi, ma andrà benissimo anche maschio se diventerà quel tipo di uomo.
Nicola Longhi
Possibile Bologna[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]