Neanche le favole sono più quelle di una volta. Quel Babbo Natale che scende dal camino per portare doni ai bimbi buoni può mettersi in soffitta. Oggi, in Calabria, è arrivato su un pullman partito da Salerno e diretto al Castello di Altafiumara a Villa S.Giovanni per presentare il “pacco” senza fiocco: l’inaugurazione della famosissima Salerno-Reggio Calabria. Un’autostrada nata nel 1962. Quasi un pezzo da museo, diciamo. Non catalogabile, però.
Nella narrazione odierna il Ministro Del Rio l’ha definita “un’autostrada completata, sicura, migliore di molte autostrade europee e italiane”, mentre il Presidente di Anas si è sbilanciato addirittura nel sostenerne le qualità che ne fanno “un’opera di alta ingegneria e architettura al servizio del territorio”.
Finita la festa per il completamento dei lavori, la realtà racconta la riapertura dei cantieri per decine e decine di chilometri e una messa in sicurezza definitiva di cui si riparlerà nel 2018.
Ad oggi infatti risultano, sullo stesso sito internet di Anas, cantieri aperti per oltre 58 km di tracciato. Lavori ancora da appaltare, cancellati dall’elenco dell’ ammodernamento e classificati come “interventi di manutenzione straordinaria”.
Chilometri che necessitano di «rifacimento profondo della pavimentazione, risanamento viadotti, posa in opera di nuove barriere di sicurezza, nuovi impianti di illuminazione e tecnologici, nuova segnaletica», si legge nel progetto dell’Anas presentato a inizio novembre. Non roba da poco. E in alcuni tratti, come quello di Altilia, sarebbe anche prevista la costruzione di una nuova carreggiata che affiancherà l’autostrada esistente, come una «corsia di arrampicamento» per i veicoli pesanti. In un territorio a grosso rischio di dissesto idrogeologico, dove ancora oggi si cammina a lungo su una singola corsia tra alti viadotti e versanti pericolosi. A traffico sostenuto perché collega l’aeroporto di Lamezia all’Università della Calabria e agli uffici regionali. Insomma, non si può certo dire che dal 22 dicembre l’A3 sarà una strada in sicurezza considerati i tratti pericolosi, gallerie senza illuminazione e l’assenza di corsia di emergenza per ben 58 kilometri ancora da progettare e finanziare.
Altro che opera completata, insomma. L’unica cosa certa è che se Fanfani posò la prima pietra ancora non sappiamo chi sarà a posare l’ultima. Frattanto, persino l’odierno Santa Claus si guarda bene dal citare i numerosi procedimenti penali ancora in fase di svolgimento presso diverse procure sulle “spartizioni” tra cosche calabresi di appalti che ruotano intorno all’A3. In effetti, pronunciarsi su questi aspetti costringerebbe a fare analisi più profonde sulle relazioni di convenienza tra grandi imprese di costruzioni e clan e sulla vigilanza che sia Anas che lo Stato avrebbero dovuto garantire ai cittadini calabresi e non solo.
E mentre le strenne natalizie arrivavano in Calabria per una inaugurazione beffa, si son registrate altre due morti sulla S.S.106, tristemente nota, appunto, come “strada della morte”. Ma questa, come ha detto Del Rio, “è un’altra storia”. Infinita come quella della Salerno-Reggio.
Oggi, però, l’unica cosa importante è l’inaugurazione della A3. Che più che l’odore di torroni e pandori, ha quello proprio e beffardo della campagna elettorale di quanti non riescono ad avere nei confronti del Sud un approccio serio e davvero responsabile.