Lucio Berté, alla tenera età di 77 anni, da oltre 20 giorni sta portando avanti lo sciopero della fame per tutelare il diritto costituzionale alla salute dei detenuti delle carceri lombarde (e non solo). E per un impegno preso con Enzo Tortora 30 anni fa.
Chiede semplicemente all’Assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera che venga attuata una mozione approvata all’unanimità, nel 2011 al Comune di Milano e nel 2013 in Regione Lombardia, per mettere la persona del detenuto, la sua salute e la salubrità degli ambienti in cui vive, al centro delle ispezioni semestrali da parte delle ASL nelle carceri lombarde, previste dalla Legge 354/75.
Se la mozione venisse attuata la Regione dovrebbe disporre che le ispezioni semestrali nelle carceri siano eseguite da équipe multidisciplinari formate dal personale ASL, ma anche dai medici delle Unità Ospedaliere per rilevare le condizioni di salute detenuto per detenuto, aggiornando le cartelle cliniche digitali, e dai tecnici che dovranno misurare i parametri di abitabilità delle celle in rapporto agli occupanti e alle loro patologie. Ogni detenuto potrà disporre dei dati ufficiali che lo riguardano. Potrà essere la base documentale da allegare ad eventuali ricorsi alla Corte Europea dei Diritti del’Uomo in caso attestino la violazione dell’Art.3 della Convenzione Europea del1950, sulla proibizione di trattamenti inumani e degradanti, ricorsi per cui ora i detenuti devono produrre da soli questi dati, pur non essendone palesemente in grado.
Potete dare una mano a Lucio firmando la petizione digitale a supporto della sua azione nonviolenta.
Per approfondire potete ascoltare questa intervista che Lucio ha dato a Radio Radicale.