Da Luigi Di Maio l’ennesimo e indegno attacco ai migranti

Si rilegga la Costituzione, lo statista Di Maio. E poi, magari, si legga anche qualche statistica: l'enorme campo profughi è nella testa di chi sulla pelle dei migranti costruisce il proprio consenso elettorale.

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1499957463799{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]«Han­no tra­sfor­ma­to l’Italia in un gran­dis­si­mo cam­po pro­fu­ghi». Di fron­te a cer­te affer­ma­zio­ni sal­ta dav­ve­ro tut­to: vale qual­sia­si cosa. Mi chie­do se Lui­gi Di Maio, pri­ma di uti­liz­za­re que­ste paro­le per descri­ve­re il nostro Pae­se, abbia mai visto un cam­po pro­fu­ghi. Non dal vivo, ma in foto, in car­to­li­na, dise­gna­to, rac­con­ta­to da qual­cu­no. Io non cre­do, per­ché altri­men­ti si guar­de­reb­be bene dal para­go­na­re l’I­ta­lia a “un gran­dis­si­mo cam­po pro­fu­ghi”, pur con tut­ti gli enor­mi limi­ti che pre­sen­ta il nostro siste­ma di acco­glien­za che quo­ti­dia­na­men­te denunciamo.

Bel­gra­do, gen­na­io 2017

Nei cam­pi pro­fu­ghi si dor­me in ten­da, spes­so per ter­ra. Nei cam­pi pro­fu­ghi infor­ma­li non ci sono ser­vi­zi, non c’è elet­tri­ci­tà, l’ac­qua cor­ren­te è una bene­di­zio­ne. Si cuci­na sul fuo­co vivo, acce­so per ter­ra, tra i mat­to­ni e su gra­te di fer­ro. Nei cam­pi pro­fu­ghi si cuci­na quan­do i volon­ta­ri por­ta­no qual­co­sa da man­gia­re, altri­men­ti non si man­gia. Nei cam­pi pro­fu­ghi gli inset­ti sono un pro­ble­ma enor­me. D’e­sta­te si muo­re di cal­do. D’in­ver­no si muo­re di fred­do. Nei cam­pi pro­fu­ghi nasco­no bam­bi­ni e muo­re chi non ce la fa più.

Kele­bi­ja (Ser­bia), ago­sto 2016

«Mas­si­mo rispet­to per i volon­ta­ri, ma a chi non rispet­ta le rego­le dob­bia­mo chiu­de­re i nostri por­ti», dice Di Maio. Come se fos­se­ro i volon­ta­ri il “pro­ble­ma” e non le per­so­ne sal­va­te in mare. Che fare­te una vol­ta al gover­no, chiu­de­re i por­ti anche a loro? Li lasce­re­te vaga­re nel Medi­ter­ra­neo? La sto­ria ci ricor­da un even­to simi­le: era il 1939 e a fug­gi­re era­no per­so­ne di reli­gio­ne ebrea e nes­su­no le vole­va. Mol­te di loro mori­ro­no nei cam­pi di sterminio.

«Ren­zi e il Pd ci han­no sven­du­to per 80 euro tra­sfor­man­do­ci nel più gran­de por­to d’Eu­ro­pa», attac­ca Di Maio, al qua­le non fareb­be male una lezio­ne di geo­gra­fia: sco­pri­reb­be che l’I­ta­lia è il più gran­de por­to d’Eu­ro­pa e che nel suo pro­ten­der­si nel Medi­ter­ra­neo ha costrui­to la pro­pria sto­ria. «Tri­ton, volu­ta da Ren­zi, pre­ve­de che tut­ti i migran­ti sia­no por­ta­ti in Ita­lia», sostie­ne giu­sta­men­te Di Maio. E sia­mo d’ac­cor­do con lui nel denun­cia­re que­sto strap­po alle rego­le: il pro­to­col­lo ope­ra­ti­vo di Tri­ton non avreb­be dovu­to pre­ve­de­re che l’I­ta­lia fos­se il luo­go d’ar­ri­vo, ma avreb­be dovu­to sem­pli­ce­men­te rifar­si alle con­ven­zio­ni inter­na­zio­na­li, le qua­li sosten­go­no che le per­so­ne sal­va­te in mare van­no por­ta­te nel pri­mo por­to sicu­ro, nel rispet­to del prin­ci­pio di non respin­gi­men­to. E se Di Maio ha ripas­sa­to la geo­gra­fia, a que­sto pun­to sco­pri­rà qual è il pri­mo por­to sicuro.

«Noi chie­dia­mo di chiu­de­re la rot­ta medi­ter­ra­nea così come è sta­to fat­to con quel­la bal­ca­ni­ca», lascian­do i migran­ti in Libia, nel­le mani dei loro car­ce­rie­ri, tor­tu­ra­to­ri, stu­pra­to­ri, car­ne­fi­ci e assassini. 

Kele­bi­ja (Ser­bia), ago­sto 2016

«In Ita­lia la mag­gior par­te degli ingres­si riguar­da i migran­ti eco­no­mi­ci, allo­ra devo­no esse­re rim­pa­tria­ti», per­ché non pote­va man­ca­re la cri­mi­na­liz­za­zio­ne del migran­te eco­no­mi­co, nono­stan­te i pri­mi migran­ti eco­no­mi­ci sia­mo noi e nono­stan­te ci voglia del corag­gio a cri­mi­na­liz­za­re chi scap­pa dal­la fame. E nem­me­no i dati sono dal­la par­te di Di Maio, se è vero (come è vero) che alla mag­gior par­te del­le per­so­ne che fan­no richie­sta d’a­si­lo vie­ne rico­no­sciu­ta una for­ma di pro­te­zio­ne.

«Noi cre­dia­mo nel­le leg­gi del­lo Sta­to non nei codi­ci». Anche noi e infat­ti la pri­ma leg­ge del­lo Sta­to, la nostra Costi­tu­zio­ne, all’ar­ti­co­lo 10, dice che «Lo stra­nie­ro, al qua­le sia impe­di­to nel suo pae­se l’ef­fet­ti­vo eser­ci­zio del­le liber­tà demo­cra­ti­che garan­ti­te dal­la Costi­tu­zio­ne ita­lia­na, ha dirit­to d’a­si­lo nel ter­ri­to­rio del­la Repubblica».

Si rileg­ga la Costi­tu­zio­ne, lo sta­ti­sta Di Maio. E poi, maga­ri, si leg­ga anche qual­che sta­ti­sti­ca, quel­le sta­ti­sti­che che ci dico­no che le doman­de d’a­si­lo regi­stra­te lo scor­so anno cor­ri­spon­do a deci­ma­li del­la popo­la­zio­ne resi­den­te in Ita­lia: l’e­nor­me cam­po pro­fu­ghi è nel­la testa di chi sul­la pel­le dei migran­ti costrui­sce il pro­prio con­sen­so elet­to­ra­le.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Udine, 14 ottobre: in piazza per la Palestina

Abbia­mo appre­so con delu­sio­ne la scel­ta del Sin­da­co di Udi­ne di con­ce­de­re il patro­ci­nio, pre­ce­den­te­men­te nega­to, alla par­ti­ta Ita­lia — Israe­le che si dispu­te­rà a

Regionali Liguria, Conferenza stampa di presentazione lista Alleanza Verdi Sinistra con Orlando, Bonelli, Fratoianni, Druetti

Gio­ve­dì 3 otto­bre alle ore 11.30, a Geno­va nel­la sala del­lo Space4business in via­le Bri­ga­ta Bisa­gno 2/25, con Andrea Orlan­do, can­di­da­to Pre­si­den­te del­la Regio­ne Ligu­ria, Ange­lo Bonel­li, por­ta­vo­ce nazio­na­le di Euro­pa Ver­de; Fran­ce­sca Druet­ti, segre­ta­ria nazio­na­le di Pos­si­bi­le e Nico­la Fra­to­ian­ni segre­ta­rio nazio­na­le di Sini­stra Italiana.