Si intitola così un capitolo di Qualcuno ci giudicherà, nel quale Giuseppe Civati traccia le linee di una nuova e possibile politica estera italiana, da inaugurare a partire da Expo 2015.
E dedicarci non tanto alle armi e alla difesa muscolare, ma destinare invece le risorse all’unica guerra che ci interessa combattere: quella alla fame.
Sí, è proprio così, non sono impazzito.
Perché bisogna precisarlo, di questi tempi, di non essere impazziti, se si pensa che si potrebbe dire agli altri Paesi quanto segue:
Che a noi interessa rappresentare un nuovo mondo, che siamo piccoli e pasticcioni, ma che questo possiamo farlo: diventare una superpotenza dell’alimentazione, come sostiene il presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese.
Potremmo bombardare il pianeta di semi, di competenze, di cooperazioni virtuose. Rivolgerci al Sud del mondo non per vendere le armi, come facciamo con fin troppa nonchalance, ma per ridurre le disuguaglianze, per creare opportunità.
Una battaglia che ritorna, nelle parole di Civati, e che ha trovato spazio, domenica, sulle pagine de La Stampa, in una lettera firmata da Luigi Ciotti, Ermanno Olmi e Carlo Petrini, alla quale aderiamo convintamente. Il titolo dice già tutto: «L’Expo diventi anche guerra alla fame».
La fame non è una fatale calamità che ha colpito qualche nostro fratello per cui ci si può limitare a provare dispiacere: la fame e la malnutrizione sono anche colpa nostra e ne siamo in qualche modo responsabili perché ci sono tutte le possibilità per eliminarle e invece continuano a mietere vittime, soprattutto tra i bambini ai quali non viene nemmeno garantito il diritto fondamentale ad un accesso a un cibo buono, salutare, sufficiente, giusto. Dobbiamo cambiare: possiamo ridurre il nostro spreco quotidiano, fermarci a riflettere su quanto buttiamo via, quanta ricchezza ed energia per la vita riusciamo a volte a bruciare in un amen.
Saremo sognatori, ma siamo sicuramente convinti che una nuova politica estera sia possibile, una politica che, attraverso il cibo e la guerra alla fame, tenga assieme il pacifismo e la lotta alle disuguaglianze. L’Expo può essere una grande occasione: sta a noi coglierla.