Ci chiedono qual è la posizione di Possibile su matrimoni egualitari, adozioni e gpa. È questa:
Non ci può essere «un po’ di laicità»: o la laicità è affermata come canone della Repubblica o è di fatto negata. Il nostro Paese sembra vittima di un incantesimo, di paure antiche strumentalizzate da chi ha fatto dell’opposizione alla laicità una professione. Per Possibile non si pongono problemi di sorta, né se, né ma. Possibile non ha tabù: è pronto a battersi in Parlamento per un matrimonio egualitario, è pronto a misurarsi con i fanatici avversari della fantasiosa “teoria gender”, è pronto ad affrontare — come è capitato in molti paesi più equilibrati del nostro — il tema della gestazione d’appoggio, recentemente sollevato con grande fragore e molta strumentalità.
Questo testo era contenuto nella mozione congressuale presentata a corredo della candidatura di Civati a segretario di Possibile lo scorso dicembre, e votata dal 95 per cento dei partecipanti. Per quanto il riferimento a questi temi sia breve — d’altro canto, un riferimento esplicito alla gpa in una mozione congressuale è già di per sè una novità — il senso è chiaro, e il riferimento a “fragore e strumentalità” si è rivelato profetico rispetto a quanto abbiamo letto e sentito nelle settimane successive, durante le fasi di approvazione della legge sulle unioni civili, e poi di nuovo in questi ultimi giorni.
In Italia la maternità surrogata è vietata, noi chiediamo invece che la discussione sulla sua pratica sia aperta e che parta da dati non ideologici ma oggettivi, come ad esempio quelli elencati in questo articolo di Chiara Lalli: “La presunzione di parlare in nome di tutte le donne è pericolosa e miope. E la volontà di difendere le persone dalle loro stesse scelte è paternalistica e anche un po’ ridicola”.