I media alle crociate

Oltre a uno squilibrio informativo, è in atto una strategia tesa a creare un ben preciso clima di opinione. In cui la paura dei “diversi”, l’enfasi sull’immanenza delle tragedie legittimano violenza e xenofobia

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1504086875288{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]La socio­lo­gia dei media, a comin­cia­re dal fre­quen­ta­tis­si­mo manua­le “Teo­rie del­la comu­ni­ca­zio­ne di mas­sa” di Mau­ro Wolf (1985), cita la vec­chia “leg­ge di McLurg”, dal nome di colui che inven­tò lo sche­ma del­le clas­si­fi­ca­zio­ni domi­nan­ti: un euro­peo equi­va­le a 28 cine­si, 2 mina­to­ri gal­le­si a 100 paki­sta­ni. Può dar­si che l’annotazione sia sta­ta scrit­ta con english humour, ma pur­trop­po ci rac­con­ta la veri­tà, e in difet­to. Ad esem­pio, sen­za ovvia­men­te vole­re sot­to­va­lu­ta­re l’uragano del Texas e le sue vit­ti­me, il tem­po dedi­ca­to dai media occi­den­ta­li a Hou­ston è di gran lun­ga supe­rio­re a quel­lo con­ces­so alle 2000 per­so­ne mor­te per il cole­ra in Yemen o ai 1000 dece­du­ti per fra­ne e inon­da­zio­ni in Sier­ra Leo­ne, o al valo­re asse­gna­to ai disa­stri del con­flit­to rimos­so dell’Afgha­ni­stan, o all’aggiornamento sul­la Siria. Per saper­ne qual­co­sa è indi­spen­sa­bi­le guar­da­re la rete tele­vi­si­va ara­ba All-news “Al Jazee­ra”, che –non per caso- cor­re il rischio di esse­re chiu­sa. Gli esem­pi potreb­be­ro esse­re nume­ro­si. Si trat­ta, infat­ti, di una sor­ta di rego­la gene­ra­le che ha oggi, dopo la fine dell’alibi del “muro” e dell’equilibrio del ter­ro­re, un sapo­re di vero e pro­prio “raz­zi­smo media­ti­co”.

Non è in cau­sa il rac­con­to del ter­re­mo­to di Ischia o dell’anniversario del­la tra­ge­dia di un anno fa. Se mai, si nota una ten­den­za all’omologazione, con un peso sover­chian­te del­le voci uffi­cia­li. O con l’attenzione per­si­no mor­bo­sa alle vicen­de uma­ne più coin­vol­gen­ti, uti­liz­za­te per trat­ta­re gli even­ti come una fic­tion, e non occa­sio­ne di appro­fon­di­men­to non elu­si­vo su cau­se e respon­sa­bi­li­tà dei crolli.

Sbi­lan­cia­men­to e omis­sio­ni segna­no l’approccio main­stream alle cri­si inter­na­zio­na­li, pie­ne di figli di dei mino­ri. Il 10° Rap­por­to (2014) sul­le “Cri­si uma­ni­ta­rie dimen­ti­ca­te dai media”, cura­to da “Medi­ci sen­za fron­tie­re” e dall” “Osser­va­to­rio di Pavia” sui media è elo­quen­te. Si dice che “…diven­ta mar­gi­na­le lo spa­zio dedi­ca­to ad alcu­ni tipi di cri­si uma­ni­ta­rie, quel­le che non sem­bra­no sod­di­sfa­re i cosid­det­ti requi­si­ti di noti­zia­bi­li­tà…”. Alla para­bo­la discen­den­te del­la visi­bi­li­tà si uni­sco­no altri feno­me­ni: la pola­riz­za­zio­ne sul­la base del­la vici­nan­za geo­gra­fi­ca o geo­po­li­ti­ca, l’illuminazione pri­vi­le­gia­ta del feno­me­no ter­ro­ri­sti­co (media event e non moti­vo di un’informazione ana­li­ti­ca “di tenu­ta”), la pre­va­len­za degli “effet­ti” a sca­pi­to dei pro­ble­mi di fon­do, la gerar­chia spie­ta­ta nel ran­go di importanza.

“Articolo21” e la “Car­ta di Roma”, asso­cia­zio­ni impe­gna­te nell’illuminazione del­le peri­fe­rie del mon­do, dan­no un con­tri­bu­to alla cono­scen­za pre­zio­sis­si­mo. Padre Alex Zano­tel­li ha lan­cia­to un for­te appel­lo sull’Africa, rilan­cia­to da “Pos­si­bi­le” in una con­fe­ren­za stam­pa alla came­ra dei depu­ta­ti. Ed è augu­ra­bi­le che il pros­si­mo con­trat­to di ser­vi­zio tra lo Sta­to e la Rai se ne occu­pi, dan­do un indi­riz­zo spro­vin­cia­liz­zan­te al ser­vi­zio pub­bli­co, che si affi­da ora pre­va­len­te­men­te a “Rai news”. Ma il capi­to­lo che la “ter­za guer­ra mon­dia­le dif­fu­sa” di cui par­la Papa Fran­ce­sco e la strin­gen­te attua­li­tà dei migran­ti han­no aper­to toc­ca ormai un nodo di fon­do. Ciò che lo stu­dio­so nor­da­me­ri­ca­no David Althei­de chia­ma la “pau­ra del­la pau­ra”. Oltre allo squi­li­brio infor­ma­ti­vo, infat­ti, è in atto una stra­te­gia tesa a crea­re un ben pre­ci­so cli­ma di opi­nio­ne. In cui la pau­ra dei “diver­si”, l’enfasi sull’immanenza del­le tra­ge­die legit­ti­ma­no vio­len­za e xeno­fo­bia. E’ il ter­re­no adat­to per la cre­sci­ta smi­su­ra­ta del­la cul­tu­ra di destra, che in gene­re pre­ce­de il suo appa­ri­re sot­to le diret­te sem­bian­ze del­la politica.

Vin­cen­zo Vita[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.