Metà delle piattaforme entro le 12 miglia non sono state sottoposte a valutazione ambientale

42 delle 88 piattaforme localizzate entro la fascia delle 12 miglia non sono mai state sottoposte a Valutazione di impatto ambientale (VIA) perché costruite prima del 1986, anno in cui fu introdotta la VIA.

Que­sto è quan­to si evin­ce dal rap­por­to “Tri­vel­le inso­ste­ni­bi­li” cura­to da WWF Ita­lia: 42 del­le 88 piat­ta­for­me loca­liz­za­te entro la fascia del­le 12 miglia non sono mai sta­te sot­to­po­ste a Valu­ta­zio­ne di impat­to ambien­ta­le (VIA) per­ché costrui­te pri­ma del 1986, anno in cui fu intro­dot­ta la VIA. Il dato è con­te­nu­to dagli atti uffi­cia­li pub­bli­ca­ti dal­l’uf­fi­cio nazio­na­le mine­ra­rio per gli idro­car­bu­ri e le geo­ri­sor­se del Mini­ste­ro del­lo svi­lup­po eco­no­mi­co, UNMIG.

Ma che cos’è la Valu­ta­zio­ne di impat­to ambien­ta­le? Citan­do il Mini­ste­ro del­l’Am­bien­te, la VIA «è un pro­ces­so di valu­ta­zio­ne pre­ven­ti­va, inte­gra­ta e par­te­ci­pa­ta, dei pos­si­bi­li impat­ti signi­fi­ca­ti­vi e nega­ti­vi sul­l’am­bien­te e sul patri­mo­nio cul­tu­ra­le deri­van­ti dal­la rea­liz­za­zio­ne di pro­get­ti. Ha la fina­li­tà di pro­teg­ge­re la salu­te uma­na, con­tri­bui­re con un miglio­re ambien­te alla qua­li­tà del­la vita, prov­ve­de­re al man­te­ni­men­to del­le spe­cie e con­ser­va­re la capa­ci­tà di ripro­du­zio­ne del­l’e­co­si­ste­ma in quan­to risor­sa essen­zia­le per la vita».

Inol­tre, del­le 88 piat­ta­for­me cita­te, 8 sono clas­si­fi­ca­te come «non ope­ra­ti­ve», e ben 31 come «non ero­gan­ti».

Alla luce del rap­por­to, Mario Cata­nia (depu­ta­to di Scel­ta Civi­ca, già mini­stro del­l’A­gri­col­tu­ra) e Giu­sep­pe Civa­ti han­no depo­si­ta­to un’in­ter­ro­ga­zio­ne al Mini­stro del­l’Am­bien­te, Gian Luca Gal­let­ti, e al Mini­stro del­lo Svi­lup­po eco­no­mi­co, per sape­re se non inten­da­no assu­me­re ini­zia­ti­ve per sot­to­por­re alla VIA le piat­ta­for­me rea­liz­za­te pri­ma del 1986, se non inten­da­no pro­ce­de­re affin­ché avven­ga lo sman­tel­la­men­to del­le piat­ta­for­me «non ope­ra­ti­ve» e al risa­na­men­to ambien­ta­le dei luo­ghi inte­res­sa­ti, e alla veri­fi­ca del­le piat­ta­for­me «non ero­gan­ti» (even­tual­men­te pro­ce­den­do nel­la dire­zio­ne del­lo sman­tel­la­men­to anche di que­ste ulti­me), se non inten­da­no pro­ce­de­re al ripri­sti­no del “pia­no del­le aree” e se, infi­ne, non inten­da­no risol­ve­re le ambi­gui­tà sul­le fun­zio­ni svol­te da ISPRA (Isti­tu­to supe­rio­re per la pro­te­zio­ne e la ricer­ca ambien­ta­le), che da un lato risul­ta ave­re com­mes­se da ENI e dal­l’al­tro lato sup­por­ta il Mini­ste­ro nel­le pro­ce­du­re di valu­ta­zio­ne di impat­to ambientale.

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