Sala Alessi è già stracolma prima delle 20.30, orario d’inizio dell’assemblea promossa dalla Lista civica e municipale per una “Milano in Comune”. Tante le cittadine e i cittadini, le associazioni, i movimenti civici che, insieme ad alcuni soggetti politici, non si arrendono all’idea di avere tre manager in gara, di cui uno espresso dalle primarie del centro-sinistra, alla guida di Palazzo Marino.
«L’alternativa è possibile», sembrano pensare le centinaia di persone che ascoltano gli interventi che si susseguono a ritmo serrato. Tanti si registrano, vogliono dare il loro contributo alla discussione, ma i tempi sono stretti, ci saranno altri incontri e siti su cui intervenire.
Dopo la lettura a due voci del documento di presentazione, prende la parola Luca Beltrami Gadola che sottolinea la pochezza dei programmi dei tre candidati alle primarie. Programmi sovrapponibili e privi di contenuti: «avrebbero invece potuto parlare — continua l’architetto di Arcipelago Milano — di tutte le cose che la giunta Pisapia aveva promesso e non è riuscita a portare a termine».
L’ambiente è il tema della serata. Declinato in tutte le sue forme: non solo aria e acqua, ma un approccio più ampio che comprende casa, solitudini, emarginazioni urbane. Vi si sofferma Marina Terragni che, accanto all’ambiente, evidenzia un’altra urgenza, quella di una riforma radicale della politica amministrativa, in cui la macchina comunale sia meno farraginosa, i bilanci siano leggibili e i rappresentanti eletti si confrontino realmente con i cittadini.
La casa torna nell’intervento appassionato di Gianni Biondillo, che, attraverso il suo ispettore, da sempre racconta Milano “dando le spalle al Duomo” per andare verso le periferie. Parla della sua mamma, anziana e malata che nel suo appartamento di Quarto Oggiaro tenta da anni di farsi installare una doccia al posto della vasca da bagno in cui non riesce a entrare: «dieci anni di richieste di permesso, carte bollate e raccomandate finite in niente. La vasca è ancora là, inutilizzata». E abbandona il taglio ironico, lo scrittore milanese, quando denuncia lo scandalo di 10.000 appartamenti pubblici vuoti, su cui prospera il racket delle occupazioni abusive.
Il tono di tutti coloro che si alternano ai microfoni non è mai dichiaratamente anti-Sala, ma la figura dell’ex-collaboratore della Moratti aleggia in tutti gli interventi. «C’è stato — osserva Roberta De Monticelli — un orribile silenzio durante le primarie. Molti di noi, anche i più avvertiti, non hanno posto alcuna domanda di fronte alla spaventevole sgrammaticatura istituzionale di Giuseppe Sala a capo di un’impresa, Expo, che ha consumato e inebriato per più di un anno Milano. Certo, una vetrina ammiccante, che però si è basata su un comitato d’affari con pendenze giudiziarie. Milano poteva rappresentare una speranza — dice la filosofa del San Raffaele — ma l’arcobaleno che ha accolto la vittoria di Pisapia nel 2011, si è sbiadito nel grigio del Partito della Nazione»
«Pisapia — dice Irene — una giovanissima iscritta a “Possibile” è stato il mio primo sindaco e ne ero orgogliosa. Ma poi la nave arancione ha cambiato rotta». Tanti i ragazzi in sala e quelli di “Possibile” sono i soli a vincere la timidezza. Giacomo che dice «andiamo a cercare i cittadini, coinvolgendo soprattutto quelli che non votano, elaboriamo proposte insieme. Non diventiamo una lista di eletti, ma di cittadini». E Giulia, attrice, che presta la sua bella voce nel duetto iniziale di presentazione e twitta forsennatamente insieme agli altri. E ancora Massimiliano, Riccardo, Emilio, Fabio, Andrea e tante, tanti che occupano le poche sedie ancora a disposizione, o stanno più spesso in piedi oppure appollaiati sui gradini del retro palco.
Che poi un palco non c’è, solo due microfoni vis à vis, da cui si alternano coloro che intervengono. E una poltrona di velluto rosso, in fondo, simbolica, del nostro sindaco. Che ci sarà e sarà espressione del nostro percorso comune.
«Perché noi non siamo qui solo per partecipare, siamo qui perché vogliamo vincere», dice Nanni Anselmi, ex-presidente del movimento Milano Civica, malato di SLA, costretto da anni sulla sedia a rotelle.
I problemi da risolvere sono sul tappeto, la voglia di proporre un’alternativa valida per la città anche.
Ce n’est qu’en début… Andiamo avanti.