Milano in Comune, un’alternativa Possibile

Sala Alessi è già stracolma prima delle 20.30, orario d'inizio dell'assemblea promossa dalla Lista civica e municipale per una "Milano in Comune". Tante le cittadine e i cittadini, le associazioni, i movimenti civici che, insieme ad alcuni soggetti politici, non si arrendono all'idea di avere tre manager in gara, di cui uno espresso dalle primarie del centro-sinistra, alla guida di Palazzo Marino.

Sala Ales­si è già stra­col­ma pri­ma del­le 20.30, ora­rio d’i­ni­zio del­l’as­sem­blea pro­mos­sa dal­la Lista civi­ca e muni­ci­pa­le per una “Mila­no in Comu­ne”. Tan­te le cit­ta­di­ne e i cit­ta­di­ni, le asso­cia­zio­ni, i movi­men­ti civi­ci che, insie­me ad alcu­ni sog­get­ti poli­ti­ci, non si arren­do­no all’i­dea di ave­re tre mana­ger in gara, di cui uno espres­so dal­le pri­ma­rie del cen­tro-sini­stra, alla gui­da di Palaz­zo Marino.

«L’al­ter­na­ti­va è pos­si­bi­le», sem­bra­no pen­sa­re le cen­ti­na­ia di per­so­ne che ascol­ta­no gli inter­ven­ti che si sus­se­guo­no a rit­mo ser­ra­to. Tan­ti si regi­stra­no, voglio­no dare il loro con­tri­bu­to alla discus­sio­ne, ma i tem­pi sono stret­ti, ci saran­no altri incon­tri e siti su cui intervenire.

Dopo la let­tu­ra a due voci del docu­men­to di pre­sen­ta­zio­ne, pren­de la paro­la Luca Bel­tra­mi Gado­la che sot­to­li­nea la pochez­za dei pro­gram­mi dei tre can­di­da­ti alle pri­ma­rie. Pro­gram­mi sovrap­po­ni­bi­li e pri­vi di con­te­nu­ti: «avreb­be­ro inve­ce potu­to par­la­re — con­ti­nua l’ar­chi­tet­to di Arci­pe­la­go Mila­no — di tut­te le cose che la giun­ta Pisa­pia ave­va pro­mes­so e non è riu­sci­ta a por­ta­re a ter­mi­ne».

L’am­bien­te è il tema del­la sera­ta. Decli­na­to in tut­te le sue for­me: non solo aria e acqua, ma un approc­cio più ampio che com­pren­de casa, soli­tu­di­ni, emar­gi­na­zio­ni urba­ne. Vi si sof­fer­ma Mari­na Ter­ra­gni che, accan­to all’am­bien­te, evi­den­zia un’al­tra urgen­za, quel­la di una rifor­ma radi­ca­le del­la poli­ti­ca ammi­ni­stra­ti­va, in cui la mac­chi­na comu­na­le sia meno far­ra­gi­no­sa, i bilan­ci sia­no leg­gi­bi­li e i rap­pre­sen­tan­ti elet­ti si con­fron­ti­no real­men­te con i cittadini.

La casa tor­na nel­l’in­ter­ven­to appas­sio­na­to di Gian­ni Bion­dil­lo, che, attra­ver­so il suo ispet­to­re, da sem­pre rac­con­ta Mila­no “dan­do le spal­le al Duo­mo” per anda­re ver­so le peri­fe­rie. Par­la del­la sua mam­ma, anzia­na e mala­ta che nel suo appar­ta­men­to di Quar­to Oggia­ro ten­ta da anni di far­si instal­la­re una doc­cia al posto del­la vasca da bagno in cui non rie­sce a entra­re: «die­ci anni di richie­ste di per­mes­so, car­te bol­la­te e rac­co­man­da­te fini­te in nien­te. La vasca è anco­ra là, inu­ti­liz­za­ta». E abban­do­na il taglio iro­ni­co, lo scrit­to­re mila­ne­se, quan­do denun­cia lo scan­da­lo di 10.000 appar­ta­men­ti pub­bli­ci vuo­ti, su cui pro­spe­ra il rac­ket del­le occu­pa­zio­ni abu­si­ve.

Il tono di tut­ti colo­ro che si alter­na­no ai micro­fo­ni non è mai dichia­ra­ta­men­te anti-Sala, ma la figu­ra del­l’ex-col­la­bo­ra­to­re del­la Morat­ti aleg­gia in tut­ti gli inter­ven­ti. «C’è sta­to — osser­va Rober­ta De Mon­ti­cel­li — un orri­bi­le silen­zio duran­te le pri­ma­rie. Mol­ti di noi, anche i più avver­ti­ti, non han­no posto alcu­na doman­da di fron­te alla spa­ven­te­vo­le sgram­ma­ti­ca­tu­ra isti­tu­zio­na­le di Giu­sep­pe Sala a capo di un’im­pre­sa, Expo, che ha con­su­ma­to e ine­bria­to per più di un anno Mila­no. Cer­to, una vetri­na ammic­can­te, che però si è basa­ta su un comi­ta­to d’af­fa­ri con pen­den­ze giu­di­zia­rie. Mila­no pote­va rap­pre­sen­ta­re una spe­ran­za — dice la filo­so­fa del San Raf­fae­le — ma l’ar­co­ba­le­no che ha accol­to la vit­to­ria di Pisa­pia nel 2011, si è sbia­di­to nel gri­gio del Par­ti­to del­la Nazio­ne»

«Pisa­pia — dice Ire­ne — una gio­va­nis­si­ma iscrit­ta a “Pos­si­bi­le” è sta­to il mio pri­mo sin­da­co e ne ero orgo­glio­sa. Ma poi la nave aran­cio­ne ha cam­bia­to rot­ta». Tan­ti i ragaz­zi in sala e quel­li di “Pos­si­bi­le” sono i soli a vin­ce­re la timi­dez­za. Gia­co­mo che dice «andia­mo a cer­ca­re i cit­ta­di­ni, coin­vol­gen­do soprat­tut­to quel­li che non vota­no, ela­bo­ria­mo pro­po­ste insie­me. Non diven­tia­mo una lista di elet­ti, ma di cit­ta­di­ni». E Giu­lia, attri­ce, che pre­sta la sua bel­la voce nel duet­to ini­zia­le di pre­sen­ta­zio­ne e twit­ta for­sen­na­ta­men­te insie­me agli altri. E anco­ra Mas­si­mi­lia­no, Ric­car­do, Emi­lio, Fabio, Andrea e tan­te, tan­ti che occu­pa­no le poche sedie anco­ra a dispo­si­zio­ne, o stan­no più spes­so in pie­di oppu­re appol­la­ia­ti sui gra­di­ni del retro palco.

Che poi un pal­co non c’è, solo due micro­fo­ni vis à vis, da cui si alter­na­no colo­ro che inter­ven­go­no. E una pol­tro­na di vel­lu­to ros­so, in fon­do, sim­bo­li­ca, del nostro sin­da­co. Che ci sarà e sarà espres­sio­ne del nostro per­cor­so comune.

«Per­ché noi non sia­mo qui solo per par­te­ci­pa­re, sia­mo qui per­ché voglia­mo vin­ce­re», dice Nan­ni Ansel­mi, ex-pre­si­den­te del movi­men­to Mila­no Civi­ca, mala­to di SLA, costret­to da anni sul­la sedia a rotelle.

I pro­ble­mi da risol­ve­re sono sul tap­pe­to, la voglia di pro­por­re un’al­ter­na­ti­va vali­da per la cit­tà anche. 

Ce n’e­st qu’en début… Andia­mo avanti.

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