Mille biblioteche «Aylan Kurdi»

Un'immagine ha segnato questa nostra epoca fragile, in bilico tra dolore e speranza. Quella del piccolo Aylan Kurdi, col suo corpicino disteso a pancia in giù sulla sabbia, con la maglietta rossa e i pantaloncini zuppi di acqua. Tutti abbiamo pianto, ci siamo indignati, poi il tempo ci ha come anestetizzati.

Un’im­ma­gi­ne ha segna­to que­sta nostra epo­ca fra­gi­le, in bili­co tra dolo­re e spe­ran­za. Quel­la del pic­co­lo Aylan Kur­di, col suo cor­pi­ci­no diste­so a pan­cia in giù sul­la sab­bia, con la magliet­ta ros­sa e i pan­ta­lon­ci­ni zup­pi di acqua. Tut­ti abbia­mo pian­to, ci sia­mo indi­gna­ti, poi il tem­po ci ha come ane­ste­tiz­za­ti.

Tan­te vol­te mi sono chie­sto come si pos­sa con­tra­sta­re l’a­ne­ste­sia dei cuo­ri e pen­sa­re un pen­sie­ro lun­go, che lasci una trac­cia di memo­ria, di con­sa­pe­vo­lez­za cri­ti­ca, di ribel­lio­ne mora­le e di costru­zio­ne. E allo­ra ho pen­sa­to che sareb­be bel­lo e giu­sto che in ogni cit­tà ita­lia­na nasces­se una pic­co­la biblio­te­ca inter­cul­tu­ra­le dedi­ca­ta ai bam­bi­ni e col nome di Aylan Kur­di. Tan­te pic­co­le biblio­te­che Aylan Kur­di, costrui­te con le mani, le risor­se, il lavo­ro, l’in­tel­li­gen­za, la gene­ro­si­tà dei nostri comi­ta­ti.

Ogni comi­ta­to di Pos­si­bi­le, a secon­da del con­te­sto in cui si muo­ve, potrà decli­na­re l’i­dea in modo uni­co e ori­gi­na­le. Per esem­pio alle­sten­do la biblio­te­ca den­tro una sta­zio­ne fer­ro­via­ria, luo­go sim­bo­lo del viag­gio, del movi­men­to del­le per­so­ne, pre­sen­te in ogni cit­tà. Oppu­re den­tro a una scuo­la del­l’in­fan­zia. Oppu­re in una sede di quar­tie­re. Oppu­re anco­ra den­tro un ospe­da­le. L’im­por­tan­te è che la Biblio­te­ca Inter­cul­tu­ra­le Aylan Kur­di nasca ovun­que come luo­go di cre­sci­ta del­la comu­ni­tà per, insie­me, attra­ver­so i bam­bi­ni di quel­la comunità.

Da accom­pa­gna­re attra­ver­so libri, video, labo­ra­to­ri crea­ti­vi nel­la com­pren­sio­ne e nel­l’in­te­rio­riz­za­zio­ne dei pro­ces­si migra­to­ri e del mul­ti­cul­tu­ra­li­smo.

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