Ministero della transizione ecologica: le premesse non sono buone

Il Con­si­glio dei Mini­stri di ieri ha san­ci­to la defi­ni­ti­va scom­par­sa del Mini­ste­ro dell’Ambiente e del­la tute­la del ter­ri­to­rio del mare per fare posto al neo Mini­ste­ro del­la tran­si­zio­ne eco­lo­gi­ca. Era sta­to il con­ten­de­re del­le con­sul­ta­zio­ni, con Bep­pe Gril­lo (e altri) esul­tan­ti e qua­si com­mos­si per que­sto successo.

Quan­ta ipo­cri­sia in quel­le dichiarazioni.

Leg­gen­do quan­to comu­ni­ca­to dal Gover­no si appren­de che il nuo­vo Mini­ste­ro assu­me­rà le com­pe­ten­ze del “Mini­ste­ro dell’ambiente e del­la tute­la del ter­ri­to­rio e del mare”, non­ché quel­le in mate­ria di poli­ti­ca ener­ge­ti­ca dal “Mini­ste­ro del­lo Svi­lup­po eco­no­mi­co”, tra le quali:

- la defi­ni­zio­ne degli obiet­ti­vi e del­le linee di poli­ti­ca ener­ge­ti­ca e mine­ra­ria nazionale;
- l’autorizzazione di impian­ti di pro­du­zio­ne di ener­gia da fon­ti rin­no­va­bi­li di com­pe­ten­za sta­ta­le anche ubi­ca­ti in mare;
- l’attuazione dei pro­ces­si di libe­ra­liz­za­zio­ne dei mer­ca­ti ener­ge­ti­ci e la pro­mo­zio­ne del­la con­cor­ren­za nei mer­ca­ti dell’energia e tute­la dell’economicità e del­la sicu­rez­za del sistema;
- l’individuazione e lo svi­lup­po del­le reti nazio­na­li di tra­spor­to dell’energia elet­tri­ca e del gas natu­ra­le e la defi­ni­zio­ne degli indi­riz­zi per la loro gestione;
- le poli­ti­che di ricer­ca, incen­ti­va­zio­ne e gli inter­ven­ti nei set­to­ri dell’energia e del­le miniere;
- la ricer­ca e col­ti­va­zio­ne di idro­car­bu­ri e risor­se geotermiche;
- la vigi­lan­za su enti stru­men­ta­li e il col­le­ga­men­to con le socie­tà e gli isti­tu­ti ope­ran­ti nei set­to­ri dell’energia;
- la gestio­ne del­le scor­te ener­ge­ti­che non­ché la pre­di­spo­si­zio­ne e attua­zio­ne dei pia­ni di emer­gen­za energetica;
- l’impiego paci­fi­co dell’ener­gia nuclea­re, la pro­te­zio­ne con­tro i peri­co­li deri­van­ti dall’esposizione alle radia­zio­ni ioniz­zan­ti e la gestio­ne dei rifiu­ti radioat­ti­vi e del com­bu­sti­bi­le nuclea­re esaurito;
- le agro-ener­gie;
- la rile­va­zio­ne, l’elaborazione, l’analisi e la dif­fu­sio­ne di dati sta­ti­sti­ci in mate­ria ener­ge­ti­ca e mine­ra­ria, fina­liz­za­ti alla pro­gram­ma­zio­ne ener­ge­ti­ca e mineraria;
- l’elaborazione di pia­ni e misu­re in mate­ria di com­bu­sti­bi­li alter­na­ti­vi e del­le rela­ti­ve reti e strut­tu­re di distri­bu­zio­ne per la rica­ri­ca dei vei­co­li elettrici;
- la qua­li­tà dell’aria;
- le poli­ti­che di con­tra­sto ai cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci e per la finan­za cli­ma­ti­ca e soste­ni­bi­le e il rispar­mio ambien­ta­le anche attra­ver­so tec­no­lo­gie per la ridu­zio­ne del­le emis­sio­ni dei gas ad effet­to serra;
- la pia­ni­fi­ca­zio­ne in mate­ria di emis­sio­ni nel set­to­re dei tra­spor­ti;

- la gestio­ne, il riu­so e il rici­clo dei rifiu­ti e l’eco­no­mia cir­co­la­re.

Qual­che set­ti­ma­na fa Con­fin­du­stria su IlSole24Ore, attac­can­do l’al­lo­ra Mini­stro Costa, auspi­ca­va una sem­pli­fi­ca­zio­ne e una ridu­zio­ne dei vin­co­li ambien­ta­li rispet­to alle tan­te auto­riz­za­zio­ni, sot­to il tito­lo: “Auto­riz­za­zio­ni e decre­ti attua­ti­vi, l’Ambiente fre­na indu­stria e ope­re”. Oggi, pur­trop­po, la rispo­sta a quel­la richie­sta è arrivata!

Ma è vera­men­te que­sto di cui abbia­mo biso­gno in que­sto momen­to? Che i vin­co­li ambien­ta­li val­ga­no anco­ra meno rispet­to al pas­sa­to? Che la Bio­di­ver­si­tà su cui inve­ce si dovreb­be inve­sti­re in manie­ra intel­li­gen­te, ven­ga ulte­rior­men­te sacri­fi­ca­ta e saccheggiata?

Il fat­to­re Natu­ra, il poten­zia­men­to del­la rete eco­lo­gi­ca così come gli inve­sti­men­ti per una soste­ni­bi­li­tà che non sia solo di fac­cia­ta sono com­ple­ta­men­te scom­par­si dall’agenda di gover­no. Sen­za con­si­de­ra­re le que­stio­ni rela­ti­ve al suo­lo, di cui abbia­mo già par­la­to qui e che meri­ta­no una trat­ta­zio­ne a parte.

La bio­di­ver­si­tà spa­ri­sce anche dal­le mate­rie di com­pe­ten­za del neo­na­to Comi­ta­to per la Tran­si­zio­ne Eco­lo­gi­ca che si occu­pe­rà di tut­to tran­ne che di biodiversità.

È que­sta la rivo­lu­zio­ne ver­de di cui abbia­mo biso­gno? Oppu­re si stan­no sem­pli­ce­men­te favo­ren­do indu­strie e ope­re tra­mi­te una gran­de ope­ra­zio­ne di greenwashing?

Il docu­men­to del PNRR ste­so dal gover­no Conte2 avrà con­ti­nui­tà nel gover­no Dra­ghi: è sta­to lo stes­so Dra­ghi a con­fer­mar­lo duran­te i pas­sag­gi isti­tu­zio­na­li per la fidu­cia nei due rami del Parlamento.

E come abbia­mo già denun­cia­to, la bio­di­ver­si­tà e la natu­ra in quel testo non ci sono e viste le pre­mes­se di que­sti gior­ni dif­fi­cil­men­te vi entre­ran­no, anche a fron­te del­le resi­sten­ze cul­tu­ra­li da par­te di alcu­ne for­ze poli­ti­che di mag­gio­ran­za mes­se da Dra­ghi nei Mini­ste­ri chiave.

La que­stio­ne di fon­do è poli­ti­ca ed è la con­fer­ma di quan­to l’ambiente e la natu­ra non sia­no mai sta­ti con­si­de­ra­ti come valo­re qua­li­fi­can­te da par­te di mol­te for­ze poli­ti­che, anzi, di come anco­ra oggi sia­no visti come un for­te limi­te allo svi­lup­po eco­no­mi­co e alla ripre­sa eco­no­mi­ca post pandemia.

Non è una que­stio­ne solo di nomi e sigle. Sba­glia chi pen­sa che sia solo una que­stio­ne di nomi e che basti sem­pli­ce­men­te cam­bia­re il nome per­ché cam­bi tut­to realmente.

Mi risuo­na­no mol­to chia­ra­men­te in men­te le paro­le pro­nun­cia­te da Tan­cre­di nel Gat­to­par­do “Se voglia­mo che tut­to riman­ga com’è, biso­gna che tut­to cambi”

La gran­de discus­sio­ne del­le scor­se set­ti­ma­ne sta par­to­ren­do un siste­ma che rischia di anda­re in dire­zio­ne oppo­sta rispet­to alle premesse.

E men­tre le con­se­guen­ze dei cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci sono sot­to gli occhi di tut­ti nel­la loro gra­vi­tà, da noi si pre­fe­ri­sce con­ti­nua­re sul­la fal­sa riga di quan­to avve­nu­to sin d’ora.

Le tema­ti­che ambien­ta­li oggi sono tra­sver­sa­li a mol­te que­stio­ni: pec­ca­to che nei posti chia­ve del gover­no abbia­mo anco­ra chi pen­sa che le que­stio­ni ambien­ta­li riguar­di­no sem­pli­ce­men­te “due uccel­li­ni e quat­tro alberelli”.

Poli­ti­ca­men­te, le richie­ste avan­za­te dal­la Lega, che è riu­sci­ta a piaz­za­re i suoi uomi­ni in mini­ste­ri impor­tan­ti e stra­te­gi­ci, così come da Ita­lia Viva, sono sta­te accol­te. Negli scor­si mesi soprat­tut­to Ita­lia Viva ave­va rilan­cia­to un pro­prio pro­get­to che anda­va in que­sta dire­zio­ne, cioè quel­la di pro­se­gui­re nel­le inu­ti­li cola­te di cemen­to e asfal­to (lo ave­va­mo denun­cia­to qui). La stes­sa Ita­lia Viva ha sem­pre rite­nu­to che Costa fos­se un Mini­stro trop­po schie­ra­to dal­la par­te dell’ambiente e che fos­se meglio inver­ti­re la rot­ta che fati­co­sa­men­te sta­va intraprendendo.

Stan­no scher­zan­do con il fuo­co e non se ne ren­do­no nem­me­no con­to! Que­sta è l’amara con­si­de­ra­zio­ne rispet­to all’evoluzione di que­sti giorni.

Abbia­mo già fat­to e avan­za­to le nostre con­si­de­ra­zio­ni e le nostre pro­po­ste, entran­do #nel­me­ri­to del­le que­stio­ni e con­ti­nue­re­mo a far­lo. Così come non esi­te­re­mo un secon­do nel denun­cia­re la gran­de ope­ra­zio­ne di gree­n­wa­shing che sta por­tan­do avan­ti il Governo.

Ave­va­mo biso­gno di scel­te corag­gio­se e inve­ce cor­ria­mo il serio rischio di non vede­re nes­sun cam­bio di rot­ta rispet­to a scel­te stra­te­gi­che e neces­sa­rie per costrui­re un futu­ro ami­co per le nuo­ve generazioni.

Era­va­mo di fron­te a un bivio, ma le due stra­de che ci si pre­sen­ta­no non sono ambe­due egual­men­te age­vo­li. La via per­cor­sa fino­ra ci sem­bra faci­le, in appa­ren­za: si trat­ta di una bel­lis­si­ma auto­stra­da, sul­la qua­le pos­sia­mo pro­ce­de­re ad ele­va­ta velo­ci­tà ma che con­du­ce a un disa­stro. L’altra stra­da – che rara­men­te deci­dia­mo di imboc­ca­re – offre l’ultima e uni­ca pro­ba­bi­li­tà di rag­giun­ge­re una meta che ci con­sen­ta di con­ser­va­re l’integrità del­la terra.

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La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.