[vc_row][vc_column][vc_column_text]I ministri dell’interno Minniti e della difesa Pinotti ci somministrano l’ultimo atto di una sequela di provvedimenti contra migrantes che confermano una linea politica precisa sui diritti umani (tema che riguarda tutti noi e la qualità di una democrazia): la loro mercificazione e relativizzazione.
Missione in Niger: dicono che è di mero supporto e addestramento dei militari nigerini e allora perché inviamo ben 130 mezzi terrestri? Per militarizzare il confine con la Libia e bloccare le rotte dei migranti. Che troveranno altre strade per fuggire da guerre, persecuzioni e miseria (di cui l’Occidente ricco porta enormi responsabilità). Strade più insicure e respingimenti verso paesi insicuri come il Sudan di Al Bashir. Dopo il Mediterraneo, cimitero d’acqua, avremo il deserto come nuovo cimitero di sabbia. E perché tutto questo? Per aumentare l’influenza strategica italiana in Africa, assecondare i desiderata dei partners moderati europei, usare il contenimento dei flussi migratori (a costo di violare, direttamente o indirettamente, i fondamentali diritti umani) in chiave elettorale.
Sullo sfondo rimangono i campi di prigionia che l’Italia ha contribuito a riempire di esseri umani finanziando il lavoro sporco in mare della guardia costiera libica, gli accordi con gli (ex?) trafficanti, la guerra alle Ong.
Minniti e Pinotti occupano la scena ma non fanno né ridere né piangere: rappresentano quella che Hannah Arendt chiamerebbe la banalità del male.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]