32 milioni e 19 milioni. Sono due i dati, rigorosamente assoluti, che dobbiamo guardare se vogliamo capire qualcosa in più del significato del voto referendario. A prescindere dal percorso che ha portato al referendum, a prescindere dalla relativa campagna elettorale, a prescindere dai sondaggi pubblici (che ci hanno preso, pur non cogliendo la distanza delle due posizioni) e da quelli “mascherati” delle due ultime settimane (secondo i quali il Sì sarebbe stato in fortissima rimonta…), a prescindere da tutto ciò, sono 32 milioni gli italiani che sono andati a votare. Per fare un paragone, al referendum costituzionale del 2006, col quale bocciammo la riforma di Berlusconi, votarono 25,7 milioni di persone e il No vinse grazie a 15,8 milioni di voti (61,3%). Ieri la distanza tra Sì e No non è stata molto differente in termini relativi, ma è stata rafforzata nelle dimensioni assolute, esprimendosi per il No in ben 19 milioni.
E le famose europee del 2014, quelle del 40,8%? Votarono 29 milioni di italiani e il PD ottenne 11,2 milioni di voti. Sommando tutti gli altri voti validi (ma proprio tutti) si ottengono 16,2 milioni di voti: quasi 3 milioni di voti in meno di quelli che hanno sancito la vittoria del No ieri.
Non raggiungeremmo i 19 milioni di voti neppure tenendo assieme tutti i voti ottenuti dalla coalizione che, nel 2013, ha sostenuto Silvio Berlusconi e i voti ottenuti dal Movimento 5 Stelle: il risultato si fermerebbe a 18,6 milioni. Neppure se due poli del famigerato tripolarismo del 2013 si sommassero plasticamente e senza defezioni (ma è un assurdo: sappiamo che in politica le addizioni non funzionano), perciò, arriveremmo a 19 milioni. E nel 2013 i votanti furono 35 milioni.
Si tratta, indiscutibilmente, di una mobilitazione straordinaria, che è andata oltre gli schieramenti partitici. Certo, molti avranno votato per “mandare a casa Renzi” (non che lui non abbia solleticato questo sentimento, forte del 40,8% del 2014, prospettando l’alternativa binaria «o me o il Senato», che qualcuno si è chiesto se davvero si potesse scegliere), ma non ci si può limitare a questa motivazione, essendo andati di molto oltre ai voti ottenuti dai partiti.
Non si può nemmeno — se vogliamo essere seri — dire che ci sono 19 milioni di fascisti, in Italia, ma piuttosto 32 milioni di persone libere, che hanno esercitato il proprio diritto di voto, un voto «personale ed eguale, libero e segreto», il cui esercizio è «dovere civico». Lo definisce così, la nostra Costituzione. La stessa nostra Costituzione scritta per tutelarci, dai fascisti.