Monfalcone: la risposta non è l’esclusione

La risposta non può venire dall’esclusione; al contrario, le risorse previste per accompagnare i bambini nei comuni limitrofi con gli scuolabus possono e devono essere veicolate sull’assunzione di mediatori culturali.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]In meri­to alla noti­zia dell’esclu­sio­ne dei bam­bi­ni stra­nie­ri dal­la scuo­la di Mon­fal­co­ne, pen­sia­mo sia fon­da­men­ta­le una rifles­sio­ne pro­fon­da e com­ple­ta su quan­to accade.

Il caso, in bre­ve: due isti­tu­ti com­pren­si­vi han­no sigla­to un accor­do con il sin­da­co per met­te­re un tet­to mas­si­mo alla pre­sen­za di alun­ni stra­nie­ri per ogni clas­se del­la scuo­la dell’infanzia. Ai “sopran­nu­me­ra­ri” sarà paga­to un pul­mi­no per fre­quen­ta­re altre scuo­le dei comu­ni vici­ni. Ciò acca­de in una con­di­zio­ne in cui pare che i posti per tut­ti i bam­bi­ni ci sia­no e che gli esclu­si sia­no pres­so­ché tut­ti di ori­gi­ni bengalesi.

Come docen­ti sia­mo pie­na­men­te con­sa­pe­vo­li del­le cri­ti­ci­tà che com­por­ta l’inserimento di bam­bi­ni che non par­la­no la lin­gua del pae­se di accoglienza.

Tut­ta­via la rispo­sta non può veni­re dall’esclusione; al con­tra­rio, le risor­se pre­vi­ste per accom­pa­gna­re i bam­bi­ni nei comu­ni limi­tro­fi con gli scuo­la­bus pos­so­no e devo­no esse­re vei­co­la­te sull’assunzione di media­to­ri cul­tu­ra­li.

L’ammissione imme­dia­ta di que­sti alun­ni nel­la scuo­la dell’infanzia del comu­ne in cui vivo­no favo­ri­reb­be l’apprendimento del­la lin­gua ita­lia­na che con­sen­te ai bam­bi­ni di affron­ta­re in modo più auto­no­mo i suc­ces­si­vi gra­di di istru­zio­ne e ne rea­liz­za una rea­le inte­gra­zio­ne poi­ché li met­te a con­tat­to con bim­bi ori­gi­na­ri di altri Pae­si diver­si dal pro­prio, ai qua­li saran­no acco­mu­na­ti dal con­tat­to con la cul­tu­ra, l’insegnamento, l’educazione ed i bam­bi­ni italiani.

Inol­tre, poi­ché le scuo­le dell’infanzia in que­stio­ne fan­no par­te di isti­tu­ti com­pren­si­vi, c’è il rischio con­cre­to che in futu­ro que­sto tet­to obbli­ga­to­rio ven­ga este­so anche alle clas­si e agli ordi­ni di scuo­la supe­rio­ri, esclu­den­do da clas­si già for­ma­te stu­den­ti ben inse­ri­ti in esse e sra­di­can­do­li di fat­to dal loro ambien­te e dal­le loro ami­ci­zie. Se nel­la scuo­la dell’infanzia non c’è un vin­co­lo lega­to all’obbligo sco­la­sti­co, l’esclusione degli alun­ni stra­nie­ri nel­le clas­si del­la scuo­la dell’obbligo, basa­ta appun­to sul solo fat­to che sia­no stra­nie­ri, diven­ta incostituzionale.

È un per­cor­so mio­pe. È un discor­so puni­ti­vo, che col­pi­sce guar­da caso sem­pre sui più deboli.

È ora di inve­sti­re sul­la scuo­la, è ora di dire a voce alta a tut­ti, anche a chi urla “L’Italia agli Ita­lia­ni” o teme che “gli stra­nie­ri” impor­ti­no il ter­ro­ri­smo (o rubi­no, o ali­men­ti­no cri­mi­na­li­tà), che non è esclu­den­do i bam­bi­ni che avre­mo un’Italia più sicu­ra. Al con­tra­rio, avre­mo solo degli esclu­si, che saran­no il tes­su­to debo­le e il ter­re­no fer­ti­le, allo­ra sì, per i feno­me­ni di radi­ca­liz­za­zio­ne ed odio.

L’esclusione di alun­ni è mio­pe anche in rela­zio­ne al lavo­ro degli inse­gnan­ti: esclu­de­re alun­ni è ridur­re clas­si. Ridur­re clas­si è per­de­re posti di lavoro.

Ma pro­ba­bil­men­te il pas­so suc­ces­si­vo sarà met­te­re in coda alle gra­dua­to­rie i docen­ti del sud.

San­dra Pen­ge e Delia Casa 

per il Comi­ta­to Scuo­la di Pos­si­bi­le[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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