Napoli spesso è stata trattata come il capro espiatorio d’Italia, il metro con cui paragonarsi per essere rassicurati, perché c’è chi sta peggio. Eppure cinque anni fa Napoli aveva marcato il passo, indicando un cambiamento che eravamo troppo distratti per comprendere appieno: nel 2011 Luigi de Magistris vinse contro ogni pronostico perché diede voce — forse inconsapevolmente — a quello che è diventato il carattere dominante della vita politica attuale, europea e non solo, ossia la contrapposizione tra il basso e l’alto, tra chi si sente escluso dalle decisioni riguardanti la propria vita e ciò che è percepito come establishment.
Insomma, cinque anni fa non solo si era già oltre gli schemi classici del centrosinistra, ma si era al di là anche di quelli degli altri protagonisti della stagione “arancione” (Pisapia, Zedda, Doria). Certo, c’è stata anche la particolare contingenza per cui PD e Forza Italia hanno vissuto un momento di grande debolezza, se non proprio di inadeguatezza a governare la città (a cominciare dalle disastrose “primarie dei cinesi”), ma è il sentimento di rivalsa — più che di rivolta — nei confronti dell’establishment ad aver caratterizzato de Magistris (per scelta o per opportunità); un sentimento che ancor di più nel 2016 ha mostrato di riuscire a coinvolgere i cittadini in maniera trasversale, prescindendo sia dalla collocazione ideologica, che dallo status socioeconomico.
Dunque la riconferma di Luigi de Magistris nel ruolo di sindaco di Napoli non è un evento estemporaneo, ma è figlia di quel cambiamento, lo stesso cambiamento che Possibile sta provando a interpretare nel campo dei partiti. Nei prossimi cinque anni Napoli continuerà ad essere un laboratorio magmatico, che però va marcato in modo politico e con una prospettiva più ampia di quella cittadina. Anche per questo abbiamo deciso di sostenere sin dall’inizio il nostro sindaco, perché c’è la necessità di intervento di forze politiche organizzate che facilitino la gestione del Consiglio Comunale e delle municipalità e che permettano un radicamento più forte della proposta politica in città, la cui assenza è tra le cause della bassa affluenza al ballottaggio, c’è ancora bisogno di ricostruire un rapporto di dialogo e partecipazione con enormi parti della nostra comunità.
Intanto noi abbiamo cominciato a fare la nostra parte non solo organizzando iniziative per la campagna elettorale con incontri, assemblee, banchetti e volantinaggi, ma anche eleggendo Enrico Huber, nostro iscritto di soli 21 anni, alla IV Municipalità (che conta ben 100mila abitanti) e dando un contributo decisivo ai bei risultati di Alessandra Clemente e Luigi Felaco, rispettivamente arrivati prima e sesto all’interno della lista “demA” per il Consiglio Comunale. Risultati importanti sono stati raggiunti dagli altri nostri giovanissimi candidati, quasi tutti poco più che ventenni, che però non sono stati eletti: Federico Ciancio, candidato al Comune con 370 preferenze e gli altri candidati alle municipalità come Roberta Nobile, Simone D’Andrea e Giuseppe Fei, che hanno superato tutti le 100 preferenze.
Dunque Possibile ha scelto di esser parte attiva di questo radicale processo di cambiamento, pensiamo infatti che da qui parta il riscatto di un Mezzogiorno totalmente dimenticato dall’agenda del governo e che cresce meno della Grecia, un Mezzogiorno che grida a gran voce giustizia sociale e legalità e che quindi premia la politica che, nonostante le mille difficoltà finanziarie che si trovano ad affrontare i comuni di questi tempi, decide di ripubblicizzare l’acqua, investire in istruzione assumendo 380 maestre e aprendo nuovi asili nido, assegnare nuovi alloggi popolari in periferie e costruirne altri per poter finalmente abbattere le Vele di Scampia e che considera l’occupazione e la condivisione di spazi sociali una risorsa e non un problema.
Insomma, il palazzo comunale invaso da una folla in festa è l’immagine plastica di quello che sta accadendo a Napoli, l’immagine bella di una politica che è tornata a vedere nei cittadini la sua ragione prima e ultima, ma che comunque ha bisogno di una sponda nazionale per poter affrontare le sfide ben più grandi che ci aspettano in futuro, in Italia e in Europa.
Lorenzo Fattori
Guido Sannino