Prodi dichiara di votare sì perché sostiene che non bisogna volere troppo, che “nella vita è meglio succhiare un osso che un bastone”. Noi non succhiamo l’osso né il bastone. Noi ragioniamo su come restituire lo scettro ai cittadini, questa riforma lo sottrae. Questo è il punto.
Prodi non è entusiasta della riforma, che definisce modesta, che difetta in chiarezza e in profondità, e vota sì. Noi per le stesse ragioni votiamo no.
Nonostante una certa strumentalizzazione da parte di una deputata del Pd, avevo detto che era saggio da parte sua non esprimersi. Lo fa tardivamente e con un’immagine contraddittoria. Il meno peggio. Come Cacciari. Come altri, a cui la riforma non piace, ma votano sì per altre ragioni.
A Bologna, due settimane fa, a chi mi chiedeva se pensavo che Prodi fosse per il No, avevo detto: “Non lo so. Tutti dicono che è la riforma dell’Ulivo, sappiamo che non è vero. Il fatto che Prodi non si esprima conferma che forse lo slogan di ‘Basta un sì’ è un pochino provocatorio su questo. Questo vuol dire che non è molto entusiasta della riforma, altrimenti l’avrebbe detto. Tenersi fuori da questa contrapposizione è per lui saggio. Dopodiché, è chiaro che noi gradiremmo che lui dicesse di no. Gradiremmo che lo facessero anche altri che sono un po’ acquattati che sono meno importanti di Prodi e che pensano forse alla propria carriera e hanno paura di mettersi contro il governo”. Anche dopo questa sua dichiarazione di voto, confermo ogni parola.