Neanche il 2018 è l’anno in cui l’Italia ha abolito la “tampon tax”

Il tema della cosiddetta “tampon tax” non è nuovo, ma negli ultimi mesi il dibattito che lo riguarda ha preso una nuova piega. Naturalmente, stiamo parlando del contesto italiano, perché altrove la discussione è stata affrontata negli ultimi anni e in molti Stati si è già legiferato in accordo.

Il tema del­la cosid­det­ta “tam­pon tax” non è nuo­vo, ma negli ulti­mi mesi il dibat­ti­to che lo riguar­da ha pre­so una nuo­va pie­ga. Natu­ral­men­te, stia­mo par­lan­do del con­te­sto ita­lia­no, per­ché altro­ve la discus­sio­ne è sta­ta affron­ta­ta negli ulti­mi anni e in mol­ti Sta­ti si è già legi­fe­ra­to in accor­do. Atti­vi­ste e atti­vi­sti, arti­sti, asso­cia­zio­ni, cit­ta­di­ni, movi­men­ti, figu­re isti­tu­zio­na­li di ogni livel­lo han­no pre­so la paro­la, nel­le piaz­ze, su inter­net, nel­le aule parlamentari. 

La cam­pa­gna ame­ri­ca­na “Period Equi­ty” ha gira­to uno spot che ha come pro­ta­go­ni­sta Amber Rose, che pub­bli­ciz­za un astuc­cio por­ta-assor­ben­te tem­pe­sta­to di dia­man­ti, “per­ché dove altro ter­re­sti qual­co­sa che 36 Sta­ti tas­sa­no come un pro­dot­to di lusso?”. 

Sul­la stes­sa idea — l’assurdità di con­si­de­ra­re gli assor­ben­ti e in gene­ra­le i pro­dot­ti lega­ti al ciclo mestrua­le un lus­so — si basa un altro video, pro­dot­to da Luxu­riou­sly Taxable. 

Ed esi­sto­no mol­tis­si­me varia­zio­ni sul tema, su ogni tipo di media e piattaforma. 


Ma non c’è nul­la di dav­ve­ro diver­ten­te, al di là dell’espediente comi­co — o, quan­to­me­no, iro­ni­co — in quel­lo che sta die­tro a que­sta clas­si­fi­ca­zio­ne assur­da e offen­si­va. Per­ché il rove­scio del­la meda­glia dei “beni di lus­so” è quel­la che in ingle­se si chia­ma “period pover­ty”, la pover­tà lega­ta alle spe­se con­nes­se al ciclo mestrua­le. I dati pre­sen­ta­ti nel 2018 da un osser­va­to­rio del Regno Uni­to dico­no che il 40% del­le ragaz­ze tra i 14 e i 21 anni che sono sta­te ogget­to del­lo stu­dio han­no avu­to dif­fi­col­tà ad acqui­sta­re degli ade­gua­ti pro­dot­ti per il ciclo mestrua­le. Ricor­dia­mo che i dati del Cen­sis per il 2017 dico­no che 12 milio­ni di ita­lia­ni han­no rinun­cia­to alle cure medi­che per moti­vi eco­no­mi­ci, pri­ma di stu­pir­ci per que­ste per­cen­tua­li. In mol­te aree del mon­do, il ciclo mestrua­le per don­ne e ragaz­ze è un momen­to di vero e pro­prio rischio per la loro inco­lu­mi­tà, oltre che un fat­to­re di incer­tez­za per il loro futu­ro: l’assenza o la dif­fi­col­tà a usa­re in sicu­rez­za i bagni duran­te il ciclo è in mol­ti luo­ghi cau­sa di abban­do­no sco­la­sti­co e di rinun­cia al lavo­ro — e una seria minac­cia per l’integrità fisi­ca.

 

Cosa suc­ce­de nel mondo

Nel gen­na­io 2016, Barack Oba­ma, inter­vi­sta­to da Ingrid Nil­sen, rispon­de così alla doman­da del­la gio­va­ne youtuber: 

Devo dir­ti che non ho idea del per­ché gli Sta­ti con­ti­nui­no a tas­sa­re que­sti pro­dot­ti come pro­dot­ti di lus­so. Sospet­to che la ragio­ne sia che quan­do que­ste tas­se sono sta­te appro­va­te era­no gli uomi­ni a fare le leggi. […] 

E que­sta que­stio­ne ne sol­le­va una più ampia, cioè come fare ad assi­cu­rar­ci che tut­ti abbia­no un’assistenza sani­ta­ria ade­gua­ta, cure pre­ven­ti­ve, e le don­ne in par­ti­co­la­re abbia­no l’assistenza sani­ta­ria di cui han­no bisogno. 

Il Cana­da ha det­to basta alla tam­pon tax nel luglio del 2015 e Ire­ne Mathys­sen, mem­bro del­la Came­ra dei Comu­ni, ha dichia­ra­to che sono sta­te deter­mi­nan­ti le deci­ne di miglia­ia di fir­me rac­col­te da una peti­zio­ne su change.org.

In India, nel 2017, è sta­ta intro­dot­ta una tas­sa del 12% sui pro­dot­ti per l’igiene, che ha sca­te­na­to una con­tro cam­pa­gna così effi­ca­ce da far­la riti­ra­re nell’estate del 2018. 

L’Austra­lia nel 2018 è pas­sa­ta dal 10% alla com­ple­ta abo­li­zio­ne del­la tassa. 

Al momen­to l’Inghil­ter­ra appli­ca una tas­sa al 5%, ma sta cer­can­do di arri­va­re alla can­cel­la­zio­ne tota­le. Per dir­la con la cam­pa­gna lan­cia­ta dall’attivista Lau­ra Cory­ton: “Stop taxing periods, period”. 

La Spa­gna ha già deter­mi­na­to che pas­se­rà dal 10% al 4% nel 2019. 

La Fran­cia è pas­sa­ta dal 20% al 5.5% nel 2015, il Bel­gio dal 21% al 6% nel 2018. 

 

Mea­n­whi­le in Italia…

Nel 2016 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul tema. Il pro­ble­ma è eco­no­mi­co, per­ché «l’aliquota dell’IVA al 22% influi­sce note­vol­men­te sul prez­zo al con­su­mo di quei beni “di pri­ma neces­si­tà” che a oggi non rien­tra­no nel­le tabel­le dell’aliquota age­vo­la­ta al 4% o 10%, come ad esem­pio tut­ti i pro­dot­ti igie­ni­ci o sani­ta­ri desti­na­ti alle don­ne: assor­ben­ti igie­ni­ci, tam­po­ni, cop­pe e spu­gne mestrua­li». Ma va valu­ta­to «anche sot­to un pro­fi­lo socia­le per il distor­to mes­sag­gio che si comu­ni­ca appli­can­do l’IVA a un bene che è con­si­de­ra­to di “lus­so” – nono­stan­te il ciclo mestrua­le del­le don­ne sia ine­vi­ta­bi­le – e quin­di clas­si­fi­ca­re gli assor­ben­ti fem­mi­ni­li come “non essen­zia­li” è incon­ce­pi­bi­le, poi­ché non sono le don­ne ad aver scel­to di ave­re il ciclo mestrua­le ogni mese. La que­stio­ne dell’igiene fem­mi­ni­le è anche una que­stio­ne di poli­ti­ca socia­le e sani­ta­ria, ogni Gover­no deve rico­no­scer­ne l’importanza».

A par­te quel­le di chi era già impe­gna­to nel­la stes­sa bat­ta­glia, le rea­zio­ni non sono sta­te par­ti­co­lar­men­te inco­rag­gian­ti, copren­do uno spet­tro che va dal­la pre­sa in giro sui social all’aggressività infa­sti­di­ta nel vede­re al cen­tro del dibat­ti­to pub­bli­co un argo­men­to che evi­den­te­men­te susci­ta anco­ra un for­te imba­raz­zo cul­tu­ra­le: le mestrua­zio­ni — un tabù, di cui non si par­la, al mas­si­mo si sus­sur­ra, la cui “gestio­ne” ha qual­co­sa di misti­co ed eso­te­ri­co, inve­ce di esse­re con­si­de­ra­to come una sem­pli­ce que­stio­ne fisiologica.

Can­cel­la­re la tam­pon tax, equi­pa­ran­do la tas­sa­zio­ne dei pro­dot­ti sani­ta­ri fem­mi­ni­li a quel­la dei gene­ri di pri­ma neces­si­tà, è una del­le occa­sio­ni per­se dal­la scor­sa legi­sla­tu­ra. Con il van­tag­gio che la pro­po­sta di leg­ge per­met­te di non ripar­ti­re da zero con l’inizio del­la nuo­va: incal­za­ta dall’argomento su face­book, Pao­la Taver­na dichia­ra che è già sta­to depo­si­ta­to un dise­gno di leg­ge al riguardo. 

Con l’apertura dei lavo­ri sul­la Leg­ge di bilan­cio, Luca Pasto­ri­no ha pre­sen­ta­to un emen­da­men­to che ripren­de­va la pro­po­sta di leg­ge del 2016.

Lo stes­so M5s ha pro­po­sto un emen­da­men­to per intro­dur­re l’IVA age­vo­la­ta su pro­dot­ti igie­ni­co-sani­ta­ri (“pro­dot­ti per la pro­te­zio­ne del­l’i­gie­ne fem­mi­ni­le, dei neo­na­ti, dei disa­bi­li, degli anzia­ni”), poi riti­ra­to. Un altro emen­da­men­to, sem­pre per la “ridu­zio­ne del­l’a­li­quo­ta IVA sui pro­dot­ti di pro­te­zio­ne per l’i­gie­ne inti­ma fem­mi­ni­le” è sta­to depo­si­ta­to a pri­ma fir­ma di Ste­fa­nia Pre­sti­gia­co­mo. Per fini­re, anche Fran­ce­sco Boc­cia ha pre­sen­ta­to un emen­da­men­to per inclu­de­re tra i beni tas­sa­ti al 5% “lat­te in pol­ve­re e liqui­do per neo­na­ti, pro­dot­ti ali­men­ta­ri per l’in­fan­zia, pan­no­li­ni, assorbenti”.

Oggi quin­di l’interesse sem­bra esse­re tra­sver­sa­le agli schie­ra­men­ti — come suc­ce­de altro­ve, per esem­pio in Cali­for­nia, dove la pro­po­sta di leg­ge del 2017 è sta­ta scrit­ta a quat­tro mani dal­la demo­cra­ti­ca Chri­sti­na Gar­cia e dal­la repub­bli­ca­na Ling Ling Chang — tan­to che stu­pi­sce che non si sia potu­to anco­ra tro­va­re il modo di rag­giun­ge­re l’obiettivo, né nel­la scor­sa legi­sla­tu­ra (in cui tra l’al­tro era­no già pre­sen­ti sia Taver­na, sia Pre­sti­gia­co­mo, sia Boc­cia), né in questa. 

Anche in Ita­lia sono sta­te lan­cia­te del­le peti­zio­ni, una del­le qua­li sta rag­giun­gen­do le 150.000 fir­me, con la richie­sta “che gli assor­ben­ti ven­ga­no con­si­de­ra­ti per quel­lo che sono, beni essen­zia­li, e tas­sa­ti di con­se­guen­za. Appli­ca­te sui pro­dot­ti sani­ta­ri fem­mi­ni­li (assor­ben­ti, tam­po­ni, cop­pe e spu­gne mestrua­li) l’a­li­quo­ta IVA mini­ma del 4%, equi­pa­ran­do­li ai pro­dot­ti essen­zia­li”. L’altra, più recen­te, lan­cia­ta dall’Associazione Onde Rosa, ha rag­giun­to 50.000 fir­me, con la stes­sa richie­sta: “Chie­dia­mo che la Tam­pon Tax sia abbas­sa­ta al 4% e che quin­di gli assor­ben­ti ven­ga­no con­si­de­ra­ti beni di pri­ma necessità”. 

La rivi­sta onli­ne Stor­mi ha aper­to le pub­bli­ca­zio­ni l’8 mar­zo 2018 con una gra­phic sto­ry di Sara Pavan inti­to­la­ta Tamp(on t)ax.

Sem­pre nel 2018 è sta­to tra­dot­to da Einau­di il libro di Eli­se Thié­baut “Que­sto è il mio san­gue. Mani­fe­sto con­tro il tabù del­le mestrua­zio­ni”. Il discor­so pub­bli­co si allar­ga, si mol­ti­pli­ca­no gli arti­co­li che ne parlano. 

Che tut­to que­sto — il dibat­ti­to, la tra­sver­sa­li­tà, la con­sa­pe­vo­lez­za — sia abba­stan­za per tra­sfor­ma­re le risa­ti­ne e l’im­ba­raz­zo in un impe­gno che libe­ri metà del­la popo­la­zio­ne da una tas­sa one­ro­sa e ingiu­sta, un pas­so ver­so quel­la #pari­spe­sa e pari­tà di sala­rio che sono l’o­biet­ti­vo a cui ten­de­re, che il 2019 sia l’an­no in cui l’I­ta­lia, final­men­te, met­te­rà fine alla tam­pon tax, è uno degli augu­ri di fine anno che ci sen­tia­mo di fare a tut­te e a tut­ti.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.