Si è acceso un faro nelle Marche per il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. Niente che abbia a che vedere con il mare: il faro è ad Ascoli Piceno e punta dritto verso l’intera regione, ancora al buio per quanto riguarda la possibilità delle persone che intendono interrompere una gravidanza di vedersi riconosciuto questo diritto.
Un passo indietro: le linee di indirizzo del 2020 del Ministero della Salute stabiliscono — seguendo le recenti evidenze scientifiche — che l’aborto farmacologico con la RU486 è possibile fino alla nona settimana, in totale sicurezza, con minori costi e impatto sulla saluta psico-fisica della persona che ne fa ricorso.
Le regioni italiani si sono adeguate negli anni, ad accezione delle Marche, dove il limite per la somministrazione della RU486 è ancora fermo alle 7 settimane. Limite che costringe molte a doversi spostare fuori regione in una corsa contro il tempo per cercare di vedersi riconosciuto, fuori da casa propria, il diritto alla salute e all’autodeterminazione.
Dopo anni in cui il governo regionale a guida FDI non ha voluto ascoltare le molte richieste di adeguamento alle linee di indirizzo ministeriale, dopo un’ondata di mozioni approvate nei consigli comunali che chiedono il pieno accesso all’aborto farmacologico, dopo il gran lavoro di associazioni e volontari/e presenti sul territorio, all’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno il Dott. di Camillo, primario di ginecologia, ha dato accesso alla RU486 oltre la 7 settimana, abbattendo quel muro antiscientifico, insensato e dannoso che ancora c’è in tutto il resto del territorio regionale.
Tutto questo mentre il Vice Presidente della Regione con delega alla Sanità Saltamartini (Lega) ha, per l’ennesimo volta, evitato di rispondere all’interpellanza di alcunə consiglierə di minoranza che chiedevano quando verranno fatte valere le linee di indirizzo del Ministero, aggiungendo la solita vergognosa retorica antiabortista.
“Se noi potessimo salvare un bambino da un’interruzione di gravidanza che rientra nell’esercizio e nella libertà delle donne faremmo una cosa grandissima, tenendo conto che nella regione nascevano 13 mila bambini e lo scorso anno solo 8 mila”, ha detto Saltamartini, secondo il quale, dunque, il calo delle nascite si ferma non con politiche di reali incentivi per le persone e le coppie che intendono avere figli (attrattività del territorio per le famiglie –ogni tipo di famiglia–, più accessi agli asili, congedi più estesi di paternità, diritto al lavoro dignitoso e adeguatamente retribuito) ma non permettendo alle donne di aver riconosciuto un loro sacrosanto diritto.
Le lotte dal basso per i diritti sono il motore della nostra democrazia e noi non smetteremo mai di richiedere a gran voce quanto ci spetta, perché si può fare. Ascoli Piceno è una prima dimostrazione.
Alice Cavalieri (seguila su Instagram)
Possibile Marche