[vc_row][vc_column][vc_column_text]Gli insulti di Di Maio ai giornalisti ancora riecheggiano quando, al Quirinale, Mattarella difende la libertà di stampa definendola un grande valore, il fondamento della democrazia, anzi, il suo termometro.
Un termometro che segna una temperatura molto alta, qui come in tutta la democratica Europa.
E’ passato poco più di un mese dal brutale assassinio di Viktoria Marinova, giornalista bulgara volto della Tvn, uccisa a Ruse, che stava indagando sugli ultimi scandali legati ai fondi UE. Le indagini si sono fermate dopo l’arresto del presunto colpevole in Germania, appena sei giorni dopo l’assassinio, con l’unico affanno, da parte della autorità, di escludere legami fra l’uccisione e il lavoro investigativo della giovane giornalista. La terza negli ultimi dodici mesi ad essere uccisa, dopo l’autobomba a Malta di cui è stata vittima Daphne Caruana Galizia e il colpo di pistola, in Slovacchia, con cui è stato ammazzato Jan Kuciak. Come Viktoria indagavano su corruzione e i fondi UE.
Mentre l’Osce — con le parole di Harlem Desir — dichiarava che «Serve un’indagine completa e rigorosa», Reporters sans frontiers denunciava numerose forme di pressione e intimidazioni nei confronti dei giornalisti che subiscono il monopolio mediatico dagli oligarchi e dalle autorità sospettate di legami con organizzazioni criminali.
Uno degli ultimi servizi di Viktoria su Tvn riguardavano l’inchiesta ”Gp-gate”, i finanziamenti Ue e gli appalti a prezzo di favore concessi da funzionari pubblici a Gp, una delle principali società di infrastrutture in Bulgaria. L’inchiesta, frutto di collaborazione con Dimitar Stoyanov (del portale investigativo Bivol) e Attila Biro (di RISE Project), aveva visto i due reporter arrestati in una discarica fuori Sofia, il 13 settembre scorso, mentre recuperavano carte e pc (degli uffici della Gp) fatti sparire dopo la pubblicazione della prima puntata.
Solo dopo la morte di Viktoria la procura di Sofia si è decisa ad aprire un’ inchiesta sui presunti abusi nell’utilizzo di fondi UE, bloccando un trasferimento di circa 14 milioni di euro proprio al Gp Group.
L’ ultima relazione della Commissione europea sui programmi operativi, pubblicata il dicembre scorso, evidenziava che nell’UE sono stati investiti 278 miliardi grazie all’utilizzo dei fondi europei. In Bulgaria addirittura il 50% dei finanziamenti sono stati accordati e ne sono stati erogati già il 15%, con una media di assorbimento dei fondi superiore alla media. Un tema scottante visto che i fondi europei valgono il 9% del Pil bulgaro, dove la crescita economica si attesta al 3,8%, una condizione che attira investimenti d’ogni tipo (leciti e illeciti). Le tangenti pesano per un 40% sugli appalti pubblici (che Bivol definisce la ”tassa corruzione”), i fondi agricoli nel 70–80% dei casi finiscono a società fantasma riconducibili ad un centinaio di famiglie. Per non parlare delle 67.000 borse di studio finanziate dall’Ue andate a stagisti che non esistono… Una piramide ben architettata per sottrarre fondi ai contribuenti europei.
Qui è dove dovrebbe iniziare (non finire) l’Europa. Non si può lasciare solo all’IPI (International Press Institute) il compito di chiedere al premier Boyko Borisov di “garantire le condizioni necessarie al giornalismo investigativo” e “indagare attivamente le accuse di malversazioni di fondi europei per milioni di euro”. Un progetto investigativo sostenuto dal programma #IJ4EU finanziato dalla Commissione europea ha messo a nudo tutte le criticità di un Paese che dal 2006 ad oggi è sceso dal 32esimo al 111esimo posto per la libertà di stampa.
Secondo Stoyanov e Biru per continuare le indagini servirebbe l’intervento diretto delle istituzioni europee e il conseguente congelamento dei fondi finchè non sia terminata un’inchiesta condatta dall’UE. Anche perché i due ammettono con amarezza che “l’Ufficio europeo per la lotta antifrode si è dimostrato totalmente inefficace”.
Dove dilaga la corruzione e il malaffare anche i diritti civili sono a rischio: prima dell’8 marzo scorso il Parlamento bulgaro aveva respinto, con una maggioranza ”bulgara’’ (ovviamente), il recepimento della convenzione di Istanbul sulla prevenzione e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne, proprio durante la presidenza di turno dell’UE del premier Borisov.
Con queste parole Viktoria Marinova conclude la prima (e ultima) puntata di ”Detektor”, la sua trasmissione: “Da un lato, il governo e le imprese esercitano forti pressioni sui proprietari dei media. Il numero degli argomenti vietati cresce sempre di più. E il giornalismo investigativo viene automaticamente rimosso. Dall’altro lato, però, negli ultimi anni stiamo vedendo un innegabile successo del giornalismo investigativo. Molti articoli sono pubblicati dal sito Bivol. Il nostro team si sta impegnando a creare uno spazio per le inchieste e continuerà in questa direzione. Ci occuperemo solo di temi rilevanti per l’interesse pubblico. E questo è il significato di “Detektor”. Il programma tv che scopre le bugie. Che dà “priorità alla verità”.
Stefano Artusi[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]