Dopo essersi riscoperto sostenitore del Mattarellum fuori tempo massimo, salvo avere voluto l’Italicum tanto da metterci sopra la fiducia, ora l’ex Premier si riscopre anche sostenitore delle preferenze: “via i capilista bloccati!” (riprendendo un po’ quel celebre “via il Senato!”).
“Scusi – sarebbe potuta essere la domanda dell’intervistatore – ma come c’erano finiti nella legge questi capilista bloccati?”.
Perché, in realtà, ricordiamo che l’Italicum prima versione (quello del “patto del Nazareno” Renzi-Berlusconi) bloccava l’intera lista e era stato un compromesso trovato in Parlamento quello di bloccare solo i capilista. Questo per precisare che non è che l’Italicum nasca con le preferenze e poi qualche cattiva manina lo abbia rovinato con questi capilista bloccati, ma semmai il contrario.
Peraltro, contro i capilista bloccati era stato proposto da Possibile un referendum abrogativo, pubblicato sulla G.U. del 17 luglio 2015, rispetto al quale non c’è stata nessuna attenzione del Pd né del suo leader, né – a dire il vero – da parte di nessuna delle altre forze rappresentate in Parlamento e che nonostante questo ha raccolto 300 mila firme. Perché non cogliere almeno quell’occasione per liberarsi (e liberare tutti gli elettori) finalmente da quella odiosa zavorra dei capilista bloccati, messi lì chissà da chi (e nonostante i quali – pensa un po’ – il Governo aveva messo la fiducia su quella legge, capilista bloccati compresi)?
Ora, certamente l’Italicum conteneva norme anche più discutibili, a partire dal ballottaggio che assicurava il premio di maggioranza anche a una lista dall’esiguo consenso, come ha recentemente detto la Corte costituzionale, che infatti ne ha dichiarato l’incostituzionalità con sent. n. 35 del 2017. Altrettanto non è accaduto proprio per i capilista bloccati, ritenuti una scelta rimessa alla discrezionalità del legislatore (come era stato anticipato nella sent. n. 1 del 2014), che quindi non ha oggi la necessità di intervenire sul punto, pur potendolo fare. Eppure, anche se non incostituzionali, i capilista bloccati non possono essere ben visti dagli elettori, la cui libertà di scelta è da questi certamente compressa (anche se – ritiene la Corte – non così irragionevolmente da portare all’incostituzionalità). Proprio per questo, dopo averli ideati e sostenuti a suon di fiducia, può convenire in “campagna elettorale” prenderne le distanze, chiederne l’eliminazione. Un po’ come può convenire sostenere il “Mattarellum” dopo aver messo la fiducia sull’”Italicum”, che mezza Europa ci avrebbe copiato. A non eliminare i capilista bloccati, come a non approvare il Mattarellum o altre riforme auspicate come se tre anni a Palazzo Chigi ci fosse stato chissà chi, semmai, sarà stato il Parlamento, che del resto sono stati tutti quei diciannove milioni e mezzo di gufi a non voler riformare.
“Ma perché – potrebbe chiedere sempre quell’impertinente intervistatore (ma tranquilli: non c’è) – a quel Parlamento (pur senza riformarlo) si è riusciti a imporre di tutto (Italicum con capilista bloccati comrpeso) anche a costo di rimozioni dalle Commissioni e apposizione di questioni di fiducia sulla legge elettorale come non avveniva dal 1953 e adesso invece non si trova proprio il modo di smuoverlo neppure sui capilista bloccati?”.