[vc_row][vc_column][vc_column_text]Ormai è ciclica, e trova nuova linfa con l’inizio dell’anno scolastico e con l’introduzione dei menù invernali, la polemica sui servizi di ristorazione scolastica offerti dai comuni italiani.
Dopo la bufala dei sindaci che “si rifiutavano di eliminare la carne di maiale dalle scuole” (una notizia inesistente inventata proprio per creare un clima in cui eventuali scelte del genere potessero diventare realtà), in questi giorni si parla del caso di Peschiera Borromeo, un comune del milanese nelle cui mense, quest’anno, non si troveranno né maiale né salumi.
La notizia, che negli scorsi giorni è stata rilanciata soprattutto da quotidiani locali, è diventata di portata nazionale quando Giorgia Meloni, segretaria di Fratelli d’Italia, ha commentato quanto avvenuto con queste parole: “In una scuola di Peschiera Borromeo viene eliminato il maiale per fare posto al cous-cous, alimento tipico nordafricano. Ora sono i figli degli italiani a doversi adeguare alle esigenze alimentari di chi dovrebbe integrarsi?”
Anche altri esponenti di Lega e Fratelli d’Italia hanno fatto polemica sul menù, pubblicato sul sito del comune lunedì 8 ottobre.
Le critiche sono arrivate soprattutto dalla Giunta Regionale Lombarda, con le dichiarazioni dell’assessore a Sicurezza, Immigrazione e Polizia Locale Riccardo De Corato (FDI), secondo cui il menù è “un perfetto pasto musulmano” e Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Lombardia ed esponente della Lega, secondo cui “se si tratta davvero di un favore alla comunità islamica, la Regione Lombardia scenderà in campo.”
Eppure, per capire che non si tratta “di un favore alla comunità islamica”, basta fare una ricerca sul sito del comune di Peschiera Borromeo.
Nella pagina dedicata al servizio di ristorazione scolastica si trovano infatti queste righe, che segnalano la possibilità di effettuare “richieste di dieta per motivi etico/religiosi”:
“Per richieste di dieta per motivi etico/religiosi è necessario presentare il solo modulo con l’indicazione degli alimenti da non somministrare.”
Una possibilità che è prevista almeno dal 2016, quando il Ministero della Salute aveva pubblicato una nota in cui “si sottolinea la necessità di assicurare adeguate sostituzione di alimenti, correlate a ragioni etico-religiose o culturali, senza richiesta di certificazioni mediche, ma in seguito alla semplice richiesta dei genitori, per permettere l’accesso alla mensa a tutte le bambini e i bambini.”
A spiegare i motivi della non-presenza del maiale è intervenuta stamattina con un post di chiarimenti su facebook la sindaca Caterina Molinari, eletta nel 2016 con una lista civica:
Ho aspettato qualche giorno prima di commentare questa assurda e incredibile vicenda che ha colpito Peschiera in questi giorni. Assurda, perché ha scomodato ex onorevoli, assessori e consiglieri regionali che hanno fatto esercizio di dichiarazioni prive di alcun fondamento. Incredibile, perché si è usata la buona fede e le preoccupazioni dei genitori per creare un caso sociale senza precedenti. […]
Chiunque abbia avuto a che fare per curiosità o necessità con un nutrizionista sa che il menù proposto è equilibrato e adatto anche a dei bambini, e certamente sa che non strizza l’occhio all’Islam, come invece strumentalmente è stato dichiarato da qualche politico a corto di contenuti.
Nelle nostre scuole non si mangia né italiano, né etnico, né vegano. Nelle nostre scuole si mangia sano ed equilibrato, si insegna ai bambini anche attraverso l’alimentazione ad essere uomini e donne preparati ad affrontare il mondo.
Soprattutto, nella nostra città non si fa politica sulla pelle dei nostri bambini e sulle preoccupazioni dei loro genitori.
Non ci sarebbe nessuna motivazione religiosa, dunque, secondo la Sindaca, alla base dell’esclusione del maiale ma solo una scelta basata su criteri di tipo nutrizionale, concordata peraltro con l’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) di Milano Città Metropolitana, che aveva rivisto e approvato il menù.
Nella sua risposta Molinari stigmatizza i comportamenti di chi ha strumentalizzato la vicenda per fini politici e spiega inoltre — rispondendo a Giorgia Meloni — che il cous cous è un piatto tipico anche della tradizione culinaria italiana:
“Il menù proposto nelle nostre scuole prevede una porzione di proteine al giorno, nell’arco della settimana prevede una porzione di carne e sono stati privilegiati pollo e vitello. Lo stesso menù prevede una porzione di carboidrati al giorno, e in un solo caso su venti viene proposto cous cous, che per altro, al contrario di quanto afferma Meloni, è un piatto tipico della nostra tradizione nazionale (chissà che ne pensano gli amici di San Vito Lo Capo).”
Uno dei primi a polemizzare sul menù di Peschiera Borromeo, nei giorni scorsi, era stato Massimo Bastioni, consigliere comunale e regionale della Lega, che aveva dichiarato:
“Non scherziamo! La carne, anche suina, deve essere fornita nei pasti scolastici. Chi fa di testa sua contravvenendo alle direttive regionali dovrà farsi da parte!”
L’islamofobia (peraltro ingiustificata, a quanto abbiamo visto) viene quindi nascosta da Bastioni dietro il totem delle Linee Guida della Regione Lombardia per la ristorazione scolastica, aggiornate al 2016, che prevedono di consumare carne 1–2 volte alla settimana e di “alternare nell’arco della settimana la tipologia di carne tra quella bovina, suina, avicunicola (pollo, tacchino, coniglio) scegliendo i tagli più magri”, e che quindi — nell’interpretazione di Bastioni — obbligano a inserire nelle rotazioni anche carne di maiale.
È quantomeno singolare, però, che la polemica di Massimo Bastioni si concentri solo sul suino e su Peschiera Borromeo e non — solo per fare un esempio — sulle mense di Gallarate (comune amministrato dalla Lega), dove si consuma carne tre volte alla settimana (non una o due, come previsto dalle linee guida) e non è esplicitamente presente carne di vitello.
Ed è altrettanto singolare che in un altro comune lombardo a guida leghista, Cantù, si serva pollo solo una volta al mese, non rispettando le linee guida di questo documento pubblicato dalla ASL di Monza e Brianza (e avallato dalla Regione Lombardia), in cui si consiglia di “prediligere il consumo di carne bianca”.
Come è singolare, per chiudere questa breve dimostrazione della strumentalità di certe dichiarazioni uscendo dalla Lombardia, che nessuna polemica si sia scatenata sul menù delle scuole di Genova (amministrato da una coalizione di centro-destra), in cui — proprio come a Peschiera Borromeo — non viene somministrata carne di maiale.
La vera “follia”, per riprendere le parole di Giorgia Meloni, sarebbe invece quella di imporre nelle mense di un’istituzione pubblica laica come la scuola piatti che contrastano apertamente con le abitudini alimentari dei suoi studenti.
Una politica seguita in Danimarca, ad esempio, e che in Francia è stata attuata negli ultimi anni dalle amministrazioni guidate dal Front National di Marine Le Pen, spesso fonte di ispirazione per Lega e Fratelli d’Italia.
Julien Sanchez, sindaco di Beaucaire del Front National, aveva emesso un’ordinanza, in vigore dal primo gennaio 2018, che prevede l’obbligatorietà del maiale ogni lunedì. Una scelta presentata come “laica e repubblicana”, ma che — come spiega Wolf Bukowski ne “La Santa Crociata del Porco” (Alegre, 2017) al termine di una dettagliata disamina storica — di laico non ha nulla:
“Il maiale non è né neutro, né laico. Nel mangiarlo ci sono presupposti culturali e religiosi proprio come nell’evitarlo. […] Chi sostiene, oggi, che il maiale sia dieta laica e neutra sta quindi mentendo — ne sia consapevole o meno. L’istanza del mangiare tutto si è forgiata nel cristianesimo, ed è da lì che l’abbiamo ereditata. Non riconoscerlo, non riconoscere i condizionamenti religiosi che agiscono nella propria cultura, e anzi chiamare questi condizionamenti “laicità” fa della laicità una sorta di religione non dichiarata, un sincretismo arrogante.”
E probabilmente è in questa direzione, l’obbligatorietà dell’introduzione del maiale, che sembra andare il già citato assessore Rolfi, leghista, quando dice che “se servirà daremo indicazioni ancor più precise alle Ats che non devono prestarsi a queste iniziative ideologiche sulla pelle dei bambini”.
Una direzione che, da laici e repubblicani, dovremmo contrastare con tutte le nostre forze. Iniziando a contrastare il clima di retorica e bufale costruito ad arte per giustificarla.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]