Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente.
(Rainer Maria Rilke)
Si è concluso ieri il secondo congresso della storia di Possibile, e con esso si chiude un ciclo cominciato all’indomani delle elezioni del 4 marzo e del pessimo risultato ottenuto dalla sinistra, e in seguito agli Stati Generali di Bologna e alle dimissioni di Giuseppe Civati da segretario.
La nostra base ha scelto di darmi l’onore di essere la nuova segretaria di Possibile. Una scelta che mi riempie di orgoglio e carica me e il gruppo di persone che con me hanno condiviso questa mozione di una responsabilità che non do certo per scontata.
Il mio primo ringraziamento va quindi ad Andrea Maestri e alle persone che con me si sono messe “a repentaglio” e con le quali cominceremo da subito a lavorare perché quanto scritto nella nostra mozione non resti sulla carta.
Voglio anche ringraziare tutti quelli che si sono impegnati per rendere questo congresso possibile, dai portavoce e i militanti dei nostri comitati, che si sono riuniti in centinaia di assemblee territoriali in tutto il paese, a chi ha presentato le mozioni congressuali e a chi ha scelto di candidarsi a sostegno di queste. In particolare, voglio ringraziare Paolo Cosseddu, per il lavoro impagabile di questi anni e per l’impegno, il rigore e la serietà che l’hanno sempre contraddistinto, anche nel non facile ruolo di reggente in questa fase di transizione, e i volontari del reparto tecnico, a partire da Maurizio Marini, che hanno dato a tutte e tutti la possibilità di esprimere il loro voto sulla nostra piattaforma, un’esperienza perfettibile ma che non in molti possono vantare, in questo paese.
Più di ogni altro, però, ritengo che noi tutti si debba ringraziare proprio Giuseppe Civati, che con il suo gesto, unico nell’intero panorama di una sinistra in un cui in diversi avevano responsabilità ben più grandi delle sue, ha dato il via a un confronto aperto e vero, senza alibi e “senza rete”, sul nostro futuro.
Larga parte della sinistra ha cercato di archiviare frettolosamente la discussione all’indomani del 4 marzo, noi siamo andati in direzione opposta. Non abbiamo rimandato e rimandato assemblee in attesa che le dirigenze si mettessero d’accordo, non abbiamo indetto riunioni sbrigative e auto-assolutorie, non abbiamo fatto finta di niente, come altri ancora hanno avuto il coraggio di fare.
Abbiamo dato il via a un confronto, quello di queste settimane, che ha visto competere due mozioni molto diverse tra loro, che hanno animato un congresso vero in un momento di grande spaesamento, non solo per la nostra base, ma per tutta la sinistra. I congressi veri portano spesso a toni accesi e persino sproporzionati, come fin troppe volte abbiamo visto in questi giorni, con mio grande dispiacere. Voglio però lasciare da parte questo aspetto, e voglio credere che terminate le schermaglie congressuali si potrà tornare a discutere con civiltà al nostro interno.
Perché il congresso, a dispetto di quanti pensavano il contrario, è stato aperto e autentico, e i risultati del voto lo dimostrano. Chi ha voluto presentare e rappresentare le sue istanze, ha avuto lo spazio per farlo in assoluta libertà. Così dovrebbe essere sempre all’interno di una comunità vera, senza rifugiarsi in una sterile unanimità di facciata che preferiamo lasciare ad altri partiti.
Il voto ha mostrato però la netta prevalenza, nella nostra base, di una voglia di rilanciare il nostro progetto senza snaturarlo e senza dimenticare quanto di buono e giusto fatto in questi anni. A larghissima maggioranza le nostre iscritte e i nostri iscritti hanno scelto di dare nuova linfa a Possibile e nuova fiducia a un gruppo dirigente in gran parte rinnovato, che sono certa con l’aiuto di tutte e tutti saprà dar vita a quel partito moderno, femminista, egualitario, ecologista, laico e libero che saprà essere sinistra nelle cose molto più che nelle parole, nei riti, nelle formule abusate e ormai prive di ogni significato.
Le ragioni fondative di Possibile sono tutte ancora lì, sono anzi più attuali che mai, e il nostro contributo al più ampio panorama della sinistra, così in crisi e così arrovellato su sé stesso, è quanto mai necessario. Vogliamo aprire, esplorare, capire la realtà che ci circonda, e con essa trovare soluzioni nuove ai problemi che affliggono la nostra società.
Nulla di ciò che è umano ci è estraneo. Usciamo dai convegni, dalle riunioncine, dalle conventicole, e andiamo a riscoprire ciò che ci ha fatto impegnare per il bene il comune. Solo così ritroveremo la strada, solo così saremo sempre di più a percorrerla.
Noi ci crediamo, per noi è Possibile.