«Non c’è più tempo»: servono coraggio e scelte radicali

Ci vogliono le migliori menti in Europa e nel mondo, quelle che da anni, con coerenza, costruiscono la strada perché giustizia ambientale, climatica e sociale non siano mai più separate. La nostra è una scelta verso una visione del mondo forte e chiara. Non è contro qualcuno, è per il bene di tutti.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Da quan­do abbia­mo ini­zia­to a pro­por­re, assie­me ad altri, di costrui­re un pro­get­to di ampio respi­ro e visio­ne per le ele­zio­ni euro­pee, sem­bra pas­sa­to un seco­lo. In tan­te e tan­ti non ci sia­mo rispar­mia­ti, cer­can­do di tro­va­re chia­vi per supe­ra­re stec­ca­ti e dif­fi­den­ze fre­sche e anti­che, lea­de­ri­smi, pre­se di posi­zio­ne ideo­lo­gi­che e deli­ri da fantapolitica…

Chia­vi che risie­des­se­ro nei con­te­nu­ti, nel­le urgen­ze epo­ca­li su cui ser­vo­no epo­ca­li con­ver­gen­ze, nel­la scel­ta del­le figu­re più auto­re­vo­li per rap­pre­sen­ta­re le istan­ze più impor­tan­ti, nel­la capa­ci­tà del­le don­ne di fare squa­dra, di tene­re assie­me, di con­cen­trar­si sul­l’o­biet­ti­vo. La sto­ria recen­te è nota.

Eppu­re tut­te le emer­gen­ze resta­no lì. Il col­las­so cli­ma­ti­co in pri­mis, che non farà altro che peg­gio­ra­re tut­to il disa­stro in cui sia­mo fini­ti, dal­l’in­cat­ti­vi­men­to del­la socie­tà, alle incre­di­bi­li dise­gua­glian­ze che non fan­no altro che cre­sce­re, pas­san­do per la per­di­ta di demo­cra­zia e dirit­ti civi­li per tut­ti, fino all’in­sa­lu­bri­tà cre­scen­te dei nostri ter­ri­to­ri, del­l’ac­qua, del­l’a­ria che respi­ria­mo alme­no 15 vol­te al minuto.

Sono 5 anni e 2 mesi che ho deci­so di impe­gnar­mi in poli­ti­ca da eco­lo­gi­sta e sono 4 anni che par­te­ci­po con pas­sio­ne alla costru­zio­ne di un par­ti­to che si chia­ma Possibile.

Un par­ti­to nato da per­so­ne che sono sce­se dal car­ro impaz­zi­to di un PD mai così “vin­ci­to­re” (aven­do intui­to che le scel­te dis­sen­na­te avreb­be­ro por­ta­to allo schian­to), Pip­po Civa­ti in testa, da per­so­ne che non ave­va­no mai fat­to poli­ti­ca fino a quel momen­to e da per­so­ne che, come me, non avreb­be­ro mai ade­ri­to ad un pro­get­to che non met­tes­se radi­cal­men­te al cen­tro l’e­co­lo­gia, con la sua luci­dis­si­ma capa­ci­tà di pre­ve­de­re (pri­ma) e inter­pre­ta­re (poi) tut­ti i fal­li­men­ti del­le poli­ti­che e del­lo svi­lup­po degli ulti­mi decen­ni, con la sua capa­ci­tà di costrui­re una stra­te­gia sal­vi­fi­ca e con­cre­ta per uscirne.

I con­fi­ni di Pos­si­bi­le non sono mai sta­ti nazio­na­li, per­ché è sem­pre sta­ta for­tis­si­ma la con­sa­pe­vo­lez­za che le bat­ta­glie che dob­bia­mo affron­ta­re i con­fi­ni non li cono­sco­no e non li rico­no­sco­no (dai cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci allo stra-pote­re del­le mul­ti­na­zio­na­li, ridi­co­lo pen­sa­re di poter­si sal­va­re da soli).

Fin dal­la pri­ma vol­ta che ho pre­so paro­la in pub­bli­co, ho rac­con­ta­to quel che vede­vo io: Pos­si­bi­le radi­ca­to nei Ver­di Euro­pei, il par­ti­to inter­na­zio­na­le imma­gi­na­to in pri­mis da Alex Lan­ger, che in mol­tis­si­mi Pae­si sta ribal­tan­do i tavo­li e modi­fi­can­do agen­de e equi­li­bri poli­ti­ci, tenen­do alta la ban­die­ra del­l’Eu­ro­pa dei Popo­li, del­la soli­da­rie­tà, del­l’ac­co­glien­za, dei dirit­ti, del­l’e­co­lo­gia al centro.

I Ver­di Euro­pei han­no dimo­stra­to negli anni di esse­re coe­si come grup­po, han­no otte­nu­to risul­ta­ti tan­gi­bi­li, le loro pro­po­ste radi­ca­li su effi­cien­za ener­ge­ti­ca, rin­no­va­bi­li, eco­no­mia cir­co­la­re, agri­col­tu­ra, alle­va­men­to, benes­se­re ani­ma­le, lot­ta ai pesti­ci­di e agli OGM, sul­la neces­si­tà di con­ver­sio­ne dell’industria e dei siste­mi di pro­du­zio­ne, come sui dirit­ti, su un raf­for­za­men­to del­le isti­tu­zio­ni euro­pee, sul­l’ac­co­glien­za, con­tro l’au­ste­ri­tà, su con­tra­sto ad eva­sio­ne ed elu­sio­ne fisca­le, sul com­mer­cio giu­sto, su una diver­sa con­ce­zio­ne del­la mobi­li­tà, dei tra­spor­ti, di strut­tu­re e infra­strut­tu­re li han­no resi coe­ren­ti, cre­di­bi­li e pro­mo­to­ri di poli­ti­che effi­ca­ci, per un cam­bia­men­to vero del­lo sta­to di cose pre­sen­te, anche per la capa­ci­tà di strin­ge­re allean­ze e pro­vo­ca­re con­ver­gen­ze par­la­men­ta­ri.

Le loro pro­po­ste cam­mi­na­no tan­to in Euro­pa quan­to nei diver­si Pae­si sul­le gam­be di per­so­ne come Judith Sar­gen­ti­ni, Erne­st Urta­sun, Ska Kel­ler, Clau­de Tur­mes, Bas Eic­khout, Marie Tous­saint e tan­te altre per­so­ne e poli­ti­ci fan­ta­sti­ci (che se non ave­te mai sen­ti­to vi con­si­glio di cercare).

Il mio sogno era con­di­vi­so da mol­ti, ma mai effet­ti­va­men­te espe­ri­to. In alcu­ni momen­ti ho vis­su­to con disa­gio que­sta dico­to­mia, ma ho sem­pre cre­du­to che val­ga più un pas­so fat­to da tut­ta una col­let­ti­vi­tà (o una comu­ni­tà, come a mol­ti di noi pia­ce chia­mar­la), per quan­to ci pos­sa vole­re più tem­po e più ener­gia, che un bal­zo fat­to da soli.

Pos­si­bi­le è un par­ti­to poli­ti­co. Non è una asso­cia­zio­ne, non è un cir­co­lo di ami­ci, non è un comi­ta­to di quar­tie­re. Al di là del­le scel­te per­so­na­li, in una situa­zio­ne dif­fi­ci­le come que­sta, dopo aver ten­ta­to tut­to il ten­ta­bi­le come abbia­mo fat­to, un par­ti­to poli­ti­co deve fare una scel­ta poli­ti­ca. E pren­der­se­ne la responsabilità.

Ho soste­nu­to la scel­ta ver­de con for­za e deter­mi­na­zio­ne, in coe­ren­za con la mia sto­ria e con la mia espe­rien­za ma, sopra­tut­to, per­ché per me la “sini­stra 4.0” non può che esse­re que­sta cosa qui. Se è vero, come ci dico­no gli scien­zia­ti di tut­to il mon­do, e come ora ripe­to­no i ragaz­zi di tut­to il mon­do, che abbia­mo 11 anni per fer­ma­re il cam­bia­men­to cli­ma­ti­co, non pos­sia­mo ave­re più nes­sun ten­ten­na­men­to. Nessuno.

Ci vuo­le corag­gio, ci voglio­no scel­te radi­ca­li e soli­de subi­to. Sen­za scon­ti, sen­za media­zio­ni, sen­za dilet­tan­ti­smo.

Ci voglio­no le miglio­ri men­ti in Euro­pa e nel mon­do, quel­le che da anni, con coe­ren­za, costrui­sco­no la stra­da per­ché giu­sti­zia ambien­ta­le, cli­ma­ti­ca e socia­le non sia­no mai più sepa­ra­te. La nostra è una scel­ta ver­so una visio­ne del mon­do for­te e chia­ra. Non è con­tro qual­cu­no, è per il bene di tutti.

Da più par­ti mi si chie­de di rispon­de­re alle accu­se e ai col­pi più o meno bas­si già vola­ti in que­sti gior­ni. Ma io non voglio far­lo. Non voglio entra­re nel gio­co che ha con­tri­bui­to a ren­de­re ina­gi­bi­li il dia­lo­go e il con­fron­to in que­sti anni e in que­sti mesi. Non voglio ali­men­ta­re quel­le stes­se moda­li­tà che ci han­no por­ta­to fino a qui. Men­tre sap­pia­mo benis­si­mo in tan­ti che die­tro le respon­sa­bi­li­tà più alte, ci sono per­so­ne che sareb­be­ro dispo­ni­bi­li da subi­to a lavo­ra­re assie­me, fian­co a fian­co. Non voglio spez­za­re le reti costrui­te dal­la sti­ma e l’autorevolezza degli inter­lo­cu­to­ri, in tan­te bat­ta­glie fat­te assie­me, in tan­ti con­fron­ti e in tan­te discus­sio­ni, anche nel dis­sen­so, fat­te sem­pre con rispet­to e con la curio­si­tà di capi­re il pun­to di vista altrui.

Mi dispia­ce, non ci sto. Le reti me le ten­go stret­te, e con­ti­nuo a com­bat­te­re per­ché pri­ma o poi prevalgano.

Intan­to, però, ci sono milio­ni di cit­ta­di­ne e cit­ta­di­ni che non potreb­be­ro mai affi­dar­si un PD sen­z’a­ni­ma ege­mo­niz­za­to da Calen­da e Min­ni­ti, che non potreb­be­ro mai sen­tir­si rap­pre­sen­ta­ti dal­la tota­le incoe­ren­za e inef­fi­ca­cia dei 5S, per i qua­li la stel­la del­l’am­bien­te è diven­ta­to un buco nero, che tre­ma­no all’i­dea di lascia­re il cam­po all’o­dio e al vin­ci­smo dei fascioleghisti.

A chi pone la leci­ta doman­da sul per­ché del­la scel­ta tra Sini­stra e Ver­di, direi che dal­la sini­stra euro­pea (per­ché di ele­zio­ni euro­pee stia­mo par­lan­do, sareb­be bene tener­lo sem­pre pre­sen­te) ci divi­do­no innan­zi­tut­to la deter­mi­na­zio­ne nel cam­bia­re l’Eu­ro­pa dall’interno, la volon­tà di raf­for­zar­ne le isti­tu­zio­ni e, pur­trop­po, anche la coe­sio­ne e foca­liz­za­zio­ne del grup­po sui temi ambien­ta­li (non è tema prio­ri­ta­rio nel­le rap­pre­sen­tan­ze di tut­ti i Pae­si). 

In ogni caso, però, dovre­mo fare allean­za su tan­tis­si­me que­stio­ni, come è sta­to fat­to mol­to spes­so in que­sti anni in par­la­men­to EU, cer­can­do sin­te­si tra for­ze demo­cra­ti­che e pro­gres­si­ste, sini­stra e Ver­di, in gra­do di crea­re vere mag­gio­ran­ze par­la­men­ta­ri. Quan­to potrà mai esse­re uti­le spa­rar­si addos­so ora?

A chi mi fa pre­sen­te, infi­ne, che il cam­po eco­lo­gi­sta poli­ti­co in Ita­lia non è para­go­na­bi­le a quel­lo degli altri Pae­si, rispon­do che se in Ita­lia non si è riu­sci­ti a pro­vo­ca­re il cam­bia­men­to neces­sa­rio, for­se è il caso di con­ver­ge­re in mas­sa su que­sto cam­po e di poten­ziar­lo, anche tra­sfor­man­do­lo con nuo­ve ener­gie: per tut­ti quel­li che sono pre­oc­cu­pa­ti per il pro­prio pre­sen­te, per il pro­prio futu­ro e per il futu­ro del­le gio­va­ni gene­ra­zio­ni, mes­so a rischio da un nemi­co immen­sa­men­te più gran­de di tut­te le nostre pic­co­lez­ze mes­se assieme.

Come dice Mer­cal­li: non c’è più tem­po.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Riforma Bernini del sistema universitario: mobilitiamoci

Avrai pro­ba­bil­men­te sen­ti­to par­la­re del­la rifor­ma del siste­ma uni­ver­si­ta­rio volu­ta dal­la mini­stra Ber­ni­ni e dal mini­ste­ro del­la ricer­ca. Come saprai, seb­be­ne la rifor­ma nasca come

Udine, 14 ottobre: in piazza per la Palestina

Abbia­mo appre­so con delu­sio­ne la scel­ta del Sin­da­co di Udi­ne di con­ce­de­re il patro­ci­nio, pre­ce­den­te­men­te nega­to, alla par­ti­ta Ita­lia — Israe­le che si dispu­te­rà a