La produzione di carne di origine animale si è evoluta nel corso di migliaia di anni per soddisfare una domanda sempre crescente di fonti sicure ed economiche di proteine. La produzione e il consumo globale di prodotti a base di proteine animali continuano ad aumentare, spinti dalla crescita della popolazione, l’economia globalizzata e l’urbanizzazione.
Con una popolazione mondiale in rapida crescita – che potrebbe toccare gli 11 miliardi di individui entro il 2050 — è importante valutare attentamente se gli alimenti a base di cellule possano contribuire a fornire cibo sano, nutriente e sostenibile per le generazioni future, riducendo gli impatti ambientali, il consumo di terra e acqua, emettendo meno gas serra, abbattendo i livelli di inquinamento legati all’agricoltura, migliorando il benessere degli animali da allevamento e riducendo, contemporaneamente, il rischio di malattie zoonotiche che possono diffondersi dagli animali agli esseri umani (FAO, 2023).
Questo non significa che dovremmo abbracciare queste nuove tecnologie a scatola chiusa, ma opporsi per legge al progresso resta una scelta miope e anacronistica.
È bene ricordare che i sistemi agroalimentari contribuiscono per 1/3 alle emissioni totali di gas effetto serra, e che gli allevamenti intensivi costituiscono la causa principale di produzione di emissioni del settore agricolo.
Gli alimenti a base di cellule (cell-based food) costituiscono una reale alternativa sostenibile per integrare il sistema convenzionale di produzione agro-alimentare.
Alcuni prodotti a base di cellule sono già in fase di sviluppo in diverse parti del mondo, rendendo necessarie valutazioni oggettive sui benefici che potrebbero apportare, così come i rischi associati, inclusi quelli riguardanti la sicurezza alimentare, la qualità del cibo consumato e la sostenibilità globale.
Una attenta valutazione dei rischi e delle possibilità legate a queste nuove tecnologie resta doverosa, e ci sono organizzazioni internazionali come la FAO o l’OMS che stanno lavorando al fine di fornire linee guida idonee a una produzione sicura e sostenibile degli alimenti, per garantire il più largo accesso possibile a cibo sano attraverso una più equa distribuzione delle risorse.
Certamente, quello della produzione sostenibile di cibo proteico è un argomento estremamente complesso, che non può essere ridotto ad una mera posizione ideologica, né posto in secondo piano rispetto alla difesa di interessi di categoria.
E non sarà la sovranità alimentare che garantirà accesso a cibo di qualità a fette sempre più grandi della popolazione.
E non sarà una norma che vieta produzione, utilizzo, e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici che potrà arginare i bisogni crescenti legati allo sradicamento della fame e alla riduzione dei fattori che aggravano l’emergenza climatica.
Vale anche la pena dire che il cibo a base di cellule non è sintetico, con buona pace del legislatore e della comunità giornalistica nostrana.