Non semplifichiamo a scapito delle questioni ambientali, non ce lo possiamo permettere

È del tutto evidente che siamo di fronte alla mancanza di una cultura ambientale seria su questi strumenti. La Valutazione di impatto ambientale e la Valutazione ambientale strategica rappresentano, negli altri paesi europei, gli strumenti per raggiungere uno sviluppo economico “sano” mentre da noi sono visti come un limite allo sviluppo economico.

In Ita­lia, il ter­mi­ne “sem­pli­fi­ca­zio­ne” è tra quel­li più abu­sa­ti e, soprat­tut­to, si con­cre­tiz­za con­stan­te­men­te nel suo oppo­sto, cioè nel­la pro­du­zio­ne di nor­me e di rego­le che com­pli­ca­no la vita. Nell’esperienza nor­ma­ti­va ita­lia­na, dove si è fin­to di sem­pli­fi­ca­re a far­ne le spe­se sono sem­pre sta­te tut­te le nor­me “ambien­ta­li”, viste come un limi­te allo svi­lup­po eco­no­mi­co e quin­di un inu­ti­le quan­to dispen­dio­so “bal­zel­lo buro­cra­ti­co” da eli­mi­na­re. Ecco per­ché non pos­sia­mo dir­ci tran­quil­li rispet­to a un nuo­vo pac­chet­to “sem­pli­fi­ca­zio­ne” che il gover­no Con­te bis si appre­sta a vara­re. Una par­te del­la mag­gio­ran­za, Ita­lia Viva, a ini­zio dell’anno ha pro­po­sto, attra­ver­so il suo pro­get­to Ita­lia Shock, una serie di ria­per­tu­re di can­tie­ri sem­pli­fi­can­do le pro­ce­du­re auto­riz­za­ti­ve tra le qua­li le pro­ce­du­re di Valu­ta­zio­ne di Impat­to Ambien­ta­le, che ci dovreb­be­ro aiu­ta­re a costrui­re meglio le infra­strut­tu­re. Nel­le scor­se set­ti­ma­ne più o meno la stes­sa cosa è sta­ta pro­po­sta dal Mini­ste­ro del­le Infra­strut­tu­re. Anche nel report mini­ste­ria­le “Ita­lia Velo­ce”, oltre al rilan­cio di tan­tis­si­mi can­tie­ri (più di Ita­lia Viva), si fa rife­ri­men­to a una non meglio spe­ci­fi­ca­ta “sem­pli­fi­ca­zio­ne del­le pro­ce­du­re auto­riz­za­ti­ve”. Chi scri­ve, di fron­te a que­sta “non meglio spe­ci­fi­ca­ta sem­pli­fi­ca­zio­ne”, ini­zia a rab­bri­vi­di­re e, con­scio di quan­to pur­trop­po è avve­nu­to in pas­sa­to, è seria­men­te pre­oc­cu­pa­to per il futuro. In pri­mis per­ché signi­fi­ca che non abbia­mo com­pre­so nul­la di quan­to è avve­nu­to in que­sti mesi: si imma­gi­na di com­bat­te­re le cau­se dei cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci con­ti­nuan­do con lo stes­so iden­ti­co modus ope­ran­di dell’ultimo decen­nio pro­muo­ven­do “gran­di ope­re”, nuo­ve cola­te di cemen­to e asfal­to, con­su­man­do suo­lo. Sia­mo di fron­te a una sfi­da, quel­la di una nuo­va nor­ma­li­tà, che deve ave­re al cen­tro del­la stra­te­gia poli­ti­ca gli stru­men­ti che ci pos­so­no aiu­ta­re a imma­gi­na­re un futu­ro ami­co. Gli stes­si stru­men­ti che si vor­reb­be­ro eli­mi­na­re o depo­ten­zia­re con que­sti prov­ve­di­men­ti.  È inol­tre pre­oc­cu­pan­te che nel Gover­no non ci sia una stra­te­gia chia­ra, cono­sciu­ta e con­di­vi­sa tra le for­ze di mag­gio­ran­za. Se non c’è chia­rez­za sul­la stra­te­gia, gli stru­men­ti ope­ra­ti­vi rischia­no di esse­re mal uti­liz­za­ti, spun­ta­ti nel­la loro effi­ca­cia o addi­rit­tu­ra usa­ti con le fina­li­tà oppo­ste e sba­glia­te. È del tut­to evi­den­te che sia­mo di fron­te alla man­can­za di una cul­tu­ra ambien­ta­le seria su que­sti stru­men­ti. La Valu­ta­zio­ne di impat­to ambien­ta­le e la Valu­ta­zio­ne ambien­ta­le stra­te­gi­ca rap­pre­sen­ta­no, negli altri pae­si euro­pei, gli stru­men­ti per rag­giun­ge­re uno svi­lup­po eco­no­mi­co “sano” men­tre da noi sono visti come un limi­te allo svi­lup­po eco­no­mi­co. Di con­se­guen­za, men­tre negli altri pae­si gli inve­sti­men­ti pub­bli­ci con­se­guen­ti alla stra­te­gia poli­ti­ca ven­go­no indi­riz­za­ti ver­so la rea­liz­za­zio­ne di infra­strut­tu­re vera­men­te neces­sa­rie e costrui­te nel miglior modo pos­si­bi­le, da noi i pochi fon­di a dispo­si­zio­ne ven­go­no “spe­si” in nume­ro­se ope­re infra­strut­tu­ra­li sle­ga­te e non facen­ti par­te del­la stes­sa stra­te­gia.  Pen­sa­te alla dia­tri­ba “aereo vs tre­no” e pren­de­te una trat­ta come la Mila­no-Roma, per­cor­ri­bi­le sia in aereo che con l’Alta Velo­ci­tà. Aggiun­ge­te il fat­to che il Mini­ste­ro del­le Infra­strut­tu­re e quel­lo del­le Finan­ze han­no quo­te con­si­de­re­vo­li nei pac­chet­ti azio­na­ri del­la com­pa­gnia di ban­die­ra e tra­mi­te sue par­te­ci­pa­te o fon­di sta­ta­li sono par­te in cau­sa nel­la gover­nan­ce del­le socie­tà di gestio­ne degli aero­por­ti o nel­le com­pa­gnie fer­ro­via­rie. I Mini­ste­ri si sono in que­sti anni fat­ti con­cor­ren­za inve­sten­do dana­ro pub­bli­co per poten­zia­re entram­be le trat­te, sia su fer­ro che aerea. La con­cor­ren­za del­lo Sta­to con sé stes­so è la vera e fal­li­men­ta­re stra­te­gia! La stra­te­gia è una que­stio­ne squi­si­ta­men­te poli­ti­ca. Il fat­to che sia asso­lu­ta­men­te sco­no­sciu­ta dal­le for­ze di mag­gio­ran­za è pre­oc­cu­pan­te. È nor­ma­le sen­ti­re qual­che espo­nen­te dell’opposizione cri­ti­ca­re l’azione di gover­no, non lo è se espo­nen­ti del­la mag­gio­ran­za imma­gi­na­no col­pi di mano o pas­si indie­tro sull’ambiente. L’applicazione degli stru­men­ti ope­ra­ti­vi come le Valu­ta­zio­ni di Impat­to, sia­no esse sul­la salu­te, sugli ambien­ti natu­ra­li, sul­la pia­ni­fi­ca­zio­ne di un ter­ri­to­rio è una que­stio­ne più tec­ni­ca che poli­ti­ca, ma che risul­ta inu­ti­le e poco effi­ca­ce se, appun­to, man­ca una visio­ne di fon­do. Se anche la poli­ti­ca ten­de a con­si­de­ra­re que­sti stru­men­ti “poco uti­li” o addi­rit­tu­ra un osta­co­lo, tut­to diven­ta più com­pli­ca­to e soprat­tut­to rischia­mo di com­pli­ca­re ulte­rior­men­te la vita del­le gene­ra­zio­ni futu­re. Per quan­to ci riguar­da, la nostra stra­te­gia è con­te­nu­ta nel­la pro­po­sta del­la “Fase 3 — Ria­pria­mo la poli­ti­ca”. Una pro­po­sta che negli scor­si mesi abbia­mo pre­sen­ta­to e che nel frat­tem­po si è arric­chi­ta di con­tri­bu­ti di tan­ti cit­ta­di­ni che voglio­no imma­gi­na­re e costrui­re un futu­ro diver­so. La chia­ve sta pro­prio qui, nell’individuare una stra­te­gia basa­ta su una nuo­va nor­ma­li­tà e su un futu­ro soste­ni­bi­le e vivi­bi­le per le gene­ra­zio­ni futu­re. Una stra­te­gia lim­pi­da, tra­spa­ren­te, basa­ta sul­la par­te­ci­pa­zio­ne dei cit­ta­di­ni e sull’abbattimento di ogni for­ma di disu­gua­glian­za. Wal­ter Girar­di Mem­bro del Comi­ta­to Scien­ti­fi­co di Possibile

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.