Alcuni giorni fa abbiamo dato notizia di una sentenza del Tribunale di Milano che rischiava di stravolgere l’intero nostro approccio all’accoglienza.
In particolare si faceva riferimento a una sentenza della Corte di Cassazione, secondo la quale, alla luce degli obblighi costituzionali e internazionali gravanti sul nostro Paese, può essere accordata la protezione umanitaria a chi si trova in una situazione di grave vulnerabilità:
Condizione per il rilascio di un permesso di natura umanitaria D.Lgs. n. 286 del 1998, ex art. 5, comma 6 è il riconoscimento di una situazione di vulnerabilità da proteggere alla luce degli obblighi costituzionali ed internazionali gravanti sullo Stato italiano”.
Vanno esaminati i diritti che più direttamente interessano la sfera personale ed umana del ricorrente e che più gravemente rischiano di essere compromessi nel Paese di provenienza. Trattasi del diritto alla salute e del diritto all’alimentazione […]. Appare invero inconfutabile che la compromissione del diritto alla salute e del diritto all’alimentazione comporta gravi situazioni di vulnerabilità giuridicamente rilevanti quanto al riconoscimento della protezione umanitaria […]. Si badi infatti che la salute e l’accesso all’alimentazione sono diritti inalienabili dell’individuo, appartenenti all’uomo in quanto tale, dal momento che derivano dall’affermazione del più universale diritto alla vita ed all’integrità fisica di cui rappresentano una delle declinazioni principali.
Su queste basi il giudice attribuiva la protezione umanitaria a un ragazzo in fuga dal Gambia per motivi economici (motivi economici = estrema povertà, per capirci).
La sentenza ha fatto molto discutere, tanto che Pierantonio Zanettin, membro laico del CSM per il centrodestra, ha chiesto di aprire una procedura nei confronti del giudice, Federico Salmeri.
Oggi il Corriere della Sera dà notizia — la penna è di Luigi Ferrarella — di un’altra pronuncia, che si discosta dalla linea data dal giudice Salmeri, ma con giudizio:
Nella sostanza, vengono riconosciuti gli obblighi gravanti sul nostro Paese, ma non si ritiene lo strumento della protezione umanitaria quello adeguato, invitando il Legislatore a trovare una forma apposita di protezione. Un altro passo avanti?