Orrore, brivido e raccapriccio, ma la notizia che oggi aiuta a soffiare sul razzismo è vecchia di un anno.
Ci sono cascati tutti i fogli di destra che abitualmente seguono con entusiasmo il filone dei «crimini degli immigrati», ma ci sono caduti anche altre testate e altri colleghi, attratti dalla «viralità» di una notizia che non è tale.
La notizia relativa a uno stupro alla stazione di Brindisi, per il quale sono stati arrestati due cittadini pachistani, è infatti vecchia di un anno.
Come sia possibile che in tanti l’abbiano pubblicata come se fosse di queste ore è facilmente spiegabile con un minimo di conoscenza del funzionamento di Facebook e delle dinamiche proprie delle reti sociali.
Ieri infatti Facebook ha riproposto questa notizia sulla bacheca di quelli che l’avevano condivisa un anno fa. Succede tutti i giorni e in teoria, trattandosi di materiale pubblicato dagli stessi utenti, l’incidente dovrebbe essere scongiurato dagli stessi, ma evidentemente sono in molti a non riconoscere nemmeno i post che loro stessi han condiviso.
Parecchi di questi l’hanno così rilanciata senza farci caso e subito è diventata virale tra la vasta platea di razzisti e xenofobi che trascorrono le loro giornate sputando sugli immigrati e sui «buonisti» loro complici.
La notizia è arrivata così anche all’attenzione di diversi giornalisti, molti dei quali sono tanto poco abituati a controllare la fondatezza delle notizie, quanto invece addestrati a riconoscere e a rilanciare nel minor tempo possibile le notizie che «tirano» e fanno sensazione.
Così nel giro di poche ore moltissime testate hanno riportato la notizia rinforzando il perverso loop, ha finito per alimentare l’odio per gli immigrati in maniera del tutto gratuita, non bastassero le quotidiane strumentalizzazioni dei crimini veramente commessi da stranieri.
La «notizia» ha infatti generato migliaia di commenti e discussioni, tutte più o meno improntate alla gara di barbarie, a chi proponeva le misure più arcaiche e incivili contro gli immigrati, i musulmani e in genere i diversamente bianchi.
A distanza di qualche ora dalla pubblicazione, alcune testate hanno realizzato di averla fatta grossa e hanno rimosso il pezzo, ovviamente in silenzio, altre invece no. Alcune forse lo terranno online per sempre.
Forse prima di puntare il dito sulle Fake News sarebbe il caso di mettere mano ai meccanismi che alimentano queste perversioni del ciclo delle notizie, anche se il più delle volte basterebbe un po’ d’attenzione per evitare disastri del genere.