Nuova economia, stessi diritti: le nostre proposte sulla Gig Economy

Glo­vo è una app di any­thing-deli­ve­ry: la con­se­gna a domi­ci­lio di qual­sia­si cosa. Ser­vi­zio rapi­do, in ses­san­ta minu­ti suo­na­no al tuo cam­pa­nel­lo. Non si trat­ta più solo del cibo. I lavo­ra­to­ri bolo­gne­si di Glo­vo, sostan­zial­men­te fat­to­ri­ni, han­no scio­pe­ra­to la scor­sa set­ti­ma­na sospen­den­do per due ore le con­se­gne. Tut­to ciò in segui­to all’in­tro­du­zio­ne del nuo­vo mini­mo ora­rio, pas­sa­to da sei a quat­tro euro all’ora.

Ma chi è un Glo­ver? Glo­ver è «una per­so­na che vuo­le aiu­ta­re tut­ti a rispar­mia­re un sac­co di tem­po», i glo­vers «rega­la­no tem­po e sor­ri­si per dif­fon­de­re buon umo­re e alle­gria», è scrit­to sul sito uffi­cia­le dell’applicazione. Un glo­ver è inqua­dra­to come lavo­ra­to­re auto­no­mo per­ché «la fles­si­bi­li­tà del nostro ser­vi­zio con­sen­te […] di ave­re più liber­tà di gene­ra­re entra­te» duran­te il tem­po libero.

È evi­den­te come si sia vali­ca­to il con­fi­ne del­la digni­tà. L’innovazione del­la smart­pho­ne eco­no­my richia­ma alla regres­sio­ne del rap­por­to lavo­ra­ti­vo e del­le con­di­zio­ni in cui que­sto è effet­tua­to. Il lavo­ro è qui un rega­lo. Il lavo­ra­to­re una per­so­na che vuo­le aiu­ta­re tutti.

Secon­do una ricer­ca effet­tua­ta dal­la Uil­Tucs, i gig wor­kers ita­lia­ni sono uomi­ni per l’84% e gio­va­ni: il 55% rien­tra nel­la fascia d’età tra 18–34 anni, men­tre nel­la fascia di età 35–54 anni abbia­mo un altro 28%. Non sono esclu­si­va­men­te degli stu­den­ti. Vivo­no prin­ci­pal­men­te al Nord (50%) e al Cen­tro (33%).

La mag­gior par­te di essi fa lavo­ri creativi/informatici sul pro­prio com­pu­ter (35%). Seguo­no Taxi o altro tipo di gui­da (fat­to­ri­no), 20%. I lavo­ri di uffi­cio, com­pi­ti bre­vi o “click work” tipo la mode­ra­zio­ne di com­men­ti e imma­gi­ni onli­ne, impie­ga­no cir­ca il 15% di essi.

Nes­su­no dei loro com­mit­ten­ti ha appli­ca­to un con­trat­to col­let­ti­vo nazio­na­le di lavo­ro. La mag­gior par­te dei gig wor­kers ita­lia­ni rice­ve un paga­men­to a cot­ti­mo ed è inqua­dra­to come lavo­ra­to­re auto­no­mo o in con­trat­ti di collaborazione.

I lavo­ri on-demand sono dif­fi­cil­men­te col­lo­ca­bi­li lun­go l’asse lavo­ro subor­di­na­to — lavo­ro auto­no­mo. Dal pun­to di vista giu­sla­vo­ri­sti­co ci ritro­via­mo in quel lim­bo che la Leg­ge n. 92/2012 (cosid­det­ta Leg­ge For­ne­ro) ave­va ten­ta­to di rego­la­re tra­mi­te il con­cet­to del­la con­ti­nui­tà effet­ti­va nel tem­po del­la pre­sta­zio­ne e che inve­ce il Jobs Act di matri­ce ren­zia­na ha nuo­va­men­te reso di dif­fi­ci­le inter­pre­ta­zio­ne, cor­re­lan­do l’applicazione del dirit­to del lavo­ro alla pre­sen­za di coor­di­na­men­to spa­zio-tem­po­ra­le da par­te del com­mit­ten­te nei con­fron­ti del rider.

La dif­fi­col­tà di riscon­tra­re tale con­di­zio­ne nel­la pras­si ope­ra­ti­va del­le con­se­gne a domi­ci­lio, lad­do­ve il rider ha la facol­tà di non rispon­de­re alla chia­ma­ta e di deci­de­re qua­le sia il miglior per­cor­so per rispet­ta­re la com­mes­sa, deve tro­va­re una rispo­sta poli­ti­ca nel­lo sta­bi­li­re che il dirit­to del lavo­ro sia appli­ca­to in tut­ti i casi in cui il pre­sta­to­re d’opera si tro­va in posi­zio­ne di dipen­den­za sostan­zia­le dal com­mit­ten­te. E, nel caso non vi sia dipen­den­za ma atti­vi­tà coor­di­na­ta a quel­la del com­mit­ten­te, essen­do un ambi­to già rego­la­to dal­la fat­ti­spe­cie del­le col­la­bo­ra­zio­ni coor­di­na­te e con­ti­nua­ti­ve, si devo­no intro­dur­re pre­vi­sio­ni di mag­gior tute­la dei lavo­ra­to­ri, un un codi­ce di con­dot­ta per gli ope­ra­to­ri e un sala­rio mini­mo lega­le.

 

Come pen­sia­mo di intervenire

Pri­ma che l’eccezione diven­ti la rego­la, inter­ve­nia­mo per defi­ni­re il cam­po nor­ma­ti­vo, in modo da evi­ta­re alla nuo­va eco­no­mia di esse­re peg­gio­re di quel­la vecchia.

Que­sti sono, secon­do noi, gli ele­men­ti per una leg­ge qua­dro sul­la Gig economy:

  • I lavo­ra­to­ri senior devo­no esse­re con­trat­tua­liz­za­ti. Dopo tre anni di con­ti­nui­tà del­la pre­sta­zio­ne; tut­te le con­di­zio­ni che pre­ve­do­no rap­por­to di subor­di­na­zio­ne non pos­so­no esse­re al di fuo­ri del peri­me­tro di appli­ca­zio­ne del dirit­to del lavoro;
  • Ogni set­to­re deve appli­ca­re un mede­si­mo Codi­ce di con­dot­ta, con­te­nen­te rego­le chia­re con le qua­li defi­ni­re i livel­li mini­mi per con­si­de­ra­re l’avvenuto assol­vi­men­to di una pre­sta­zio­ne, i com­por­ta­men­ti cor­ret­ti e vie­ta­ti, le moda­li­tà per i paga­men­ti e le nor­me cir­ca i resi e le riso­lu­zio­ne del­le controversie;
  • Se si trat­ta di outsour­cing di pre­sta­zio­ne d’opera, la pre­sta­zio­ne deve esse­re rife­ri­ta al con­trat­to col­let­ti­vo del­le figu­re pro­fes­sio­na­li “affi­ni”;
  • Occor­re sta­bi­li­re meto­di per gesti­re la por­ta­bi­li­tà del rating, in modo tale che con­ten­ga la sto­ria lavo­ra­ti­va dell’individuo che ha con­dot­to a quel rating (clien­ti ser­vi­ti, pre­sta­zio­ni svol­te): rap­pre­sen­ta un port­fo­lio per­so­na­le di cre­di­bi­li­tà e professionalità;
  • Dare garan­zia del dirit­to col­let­ti­vo ad asso­ciar­si;
  • Sta­bi­li­re limi­ti chia­ri entro i qua­li sus­si­ste l’occasionalità;
  • Nel­la disci­pli­na del­la col­la­bo­ra­zio­ni coor­di­na­te e con­ti­nua­ti­ve biso­gna rein­se­ri­re, in caso di ete­ro-orga­niz­za­zio­ne, la pre­sun­zio­ne asso­lu­ta di subor­di­na­zio­ne fin dal­la sti­pu­la­zio­ne del con­trat­to, con la riqua­li­fi­ca­zio­ne del col­la­bo­ra­to­re qua­le dipen­den­te e il mini­mo retri­bu­ti­vo para­me­tra­to alle retri­bu­zio­ni mini­me pre­vi­ste dai con­trat­ti col­let­ti­vi nazio­na­li di cate­go­ria, appli­ca­ti nel set­to­re di rife­ri­men­to, alle figu­re pro­fes­sio­na­li il cui pro­fi­lo di com­pe­ten­za e di espe­rien­za sia ana­lo­go a quel­lo del collaboratore.

 

Sala­rio mini­mo lega­le ed equo compenso

L’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le (aggan­cia­to ai mini­mi tabel­la­ri dei CCNL, che han­no pre­va­len­za solo lad­do­ve pre­ve­do­no retri­bu­zio­ni ora­rie infe­rio­re al 50% del sala­rio medio rile­va­to ogni due anni da ISTAT) può esse­re uno stru­men­to di tute­la per quei lavo­ra­to­ri del set­to­re del­la sha­ring eco­no­my ai qua­li non ven­go­no appli­ca­ti i con­trat­ti collettivi.

Esat­ta­men­te come per il lavo­ro dipen­den­te, è indi­spen­sa­bi­le la pre­vi­sio­ne di un equo com­pen­so anche per le atti­vi­tà di col­la­bo­ra­zio­ne: indi­pen­den­te­men­te dal­la pro­pria pro­fes­sio­ne, il com­pen­so per il lavo­ro ero­ga­to dovrà esse­re pro­por­zio­na­to alla quan­ti­tà e alla qua­li­tà del lavo­ro svol­to e deve tene­re con­to dei com­pen­si nor­mal­men­te cor­ri­spo­sti per ana­lo­ghe pre­sta­zio­ni di lavo­ro auto­no­mo nel luo­go di ese­cu­zio­ne del rapporto.

In assen­za di con­trat­ta­zio­ne col­let­ti­va spe­ci­fi­ca, il com­pen­so non può esse­re infe­rio­re, a pari­tà di esten­sio­ne tem­po­ra­le del­l’at­ti­vi­tà ogget­to del­la pre­sta­zio­ne, alle retri­bu­zio­ni mini­me pre­vi­ste dai con­trat­ti col­let­ti­vi nazio­na­li di cate­go­ria appli­ca­ti nel set­to­re di rife­ri­men­to alle figu­re pro­fes­sio­na­li il cui pro­fi­lo di com­pe­ten­za e di espe­rien­za sia ana­lo­go a quel­lo del col­la­bo­ra­to­re.

 

Tute­le, Con­tri­bu­ti e Gestio­ne Separata

È neces­sa­rio che in que­sto con­te­sto sia­no final­men­te pre­vi­ste, per tut­te le tipo­lo­gie di lavo­ro auto­no­mo, tute­le del red­di­to in caso di inat­ti­vi­tà tem­po­ra­nea o di ces­sa­zio­ne di atti­vi­tà per soprag­giun­ta cri­si di mer­ca­to, tute­la del­la mater­ni­tà, dell’invalidità e dell’infortunio. Un buon pun­to di par­ten­za potreb­be esse­re l’esten­sio­ne anche alle Par­ti­te IVA in gestio­ne sepa­ra­ta del­la DIS-COLL, con l’introduzione di un’aliquota con­tri­bu­ti­va pari allo 0,51%, come sareb­be una misu­ra di rico­no­sci­men­to ver­so le P.IVA in gestio­ne sepa­ra­ta l’aumento del­la pos­si­bi­li­tà di rival­sa dal 4 al 9%. Inol­tre, in un qua­dro che sem­bra sem­pre più desti­na­to a esse­re domi­na­to da car­rie­re discon­ti­nue, è nostro avvi­so che la Gestio­ne Sepa­ra­ta vada ricon­dot­ta alla gestio­ne pre­va­len­te del lavo­ra­to­re sen­za ulte­rio­ri oneri.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.