Oltre: una grande rimozione dietro le spalle

album-claudio-baglioni-oltre_650x435 Rimo­zio­ne for­za­ta, quan­te vol­te lo si leg­ge nei segna­li stra­da­li in tut­te le cit­tà. Anche nel­la psi­coa­na­li­si il pro­ces­so che reca quel nome è una distor­sio­ne del rea­le, nel momen­to in cui can­cel­la dal­la coscien­za ele­men­ti mate­ria­li inve­ce pre­sen­ti, e con cui il sog­get­to non ha inten­zio­ne di fare i con­ti per venir­ne a capo. Ulti­ma­men­te la rimo­zio­ne, o il suo desi­de­rio, va un sac­co anche in poli­ti­ca: pro­va ne sono i con­ti­nui rife­ri­men­ti a voca­bo­li qua­li oltre, supe­ra­re, met­ter­si alle spal­le, sen­za che pri­ma vi sia un pro­ces­so chia­ro, effet­ti­vo, impie­to­so che distri­bui­sca ragio­ni e tor­ti, sto­ri­ciz­zi quel che ormai non può più tor­na­re e dise­gni moni­ti mar­mo­rei per il futu­ro. Tale nuo­va abi­tu­di­ne seman­ti­ca, in spe­cie a sini­stra, non sta da una par­te sola del­la con­te­sa con­gres­sua­le, e coin­vol­ge “ogget­ti” tra i più dispa­ra­ti: ora Ber­lu­sco­ni e il ber­lu­sco­ni­smo, ora la stes­sa rot­ta­ma­zio­ne, un anno fa era l’a­gen­da Mon­ti, in que­sti gior­ni il tes­se­ra­men­to sel­vag­gio al PD. Sem­pre oltre, mai con­tro: acro­ba­zie les­si­ca­li per dire e non dire, striz­za­re l’oc­chio e ras­si­cu­ra­re, fare un pas­so avan­ti e due indie­tro, in buo­na sostan­za non eli­mi­na­re l’o­sta­co­lo ben­sì aggirarlo.

decathlon In prin­ci­pio fu Mat­teo Ren­zi, che richie­sto ‑duran­te le pri­ma­rie di un anno fa- di dire qual­co­sa a riguar­do del­la vicen­da poli­ti­ca e giu­di­zia­ria di Sil­vio Ber­lu­sco­ni, affer­mò spes­so come suo inten­to fos­se quel­lo di supe­ra­re il ven­ten­nio tra­scor­so, met­ter­si alle spal­le ber­lu­sco­ni­smo e anti­ber­lu­sco­ni­smo: come se fos­se­ro la stes­sa cosa, come se chi ha crea­to la mag­gior par­te dei pro­ble­mi in cui ver­sa il Pae­se e chi l’ha com­bat­tu­to ‑a vol­te male, a vol­te con scar­sa suf­fi­cien­za, a comin­cia­re dal­la man­ca­ta legi­sla­zio­ne in tema di con­flit­ti di inte­res­se- abbia­no egua­li respon­sa­bi­li­tà. Det­ta rimo­zio­ne è spie­ga­bi­le nel­la logi­ca secon­do cui i “delu­si” da sedur­re sono quel­li del­l’al­tra par­te, per lon­ta­na che sia, da non distur­ba­re trop­po affer­man­do le nequi­zie per cui han­no vota­to con­vin­ta­men­te in tut­to que­sto perio­do, e che un cen­tro­si­ni­stra lim­pi­do e coe­ren­te dovreb­be avver­sa­re pri­ma di prin­ci­pio, poi con una serie di pra­ti­che oppo­ste nei meto­di e nel meri­to: il modo cioè per con­se­gna­re Ber­lu­sco­ni ‑tut­t’al­tro che fini­to, si direb­be- e la sua ideo­lo­gia al giu­di­zio degli sto­ri­ci, a pre­scin­de­re anche dal­le con­tin­gen­ze tri­bu­na­li­zie dei suoi rap­por­ti con­tro­ver­si con la legge.

Oltre_la_rottamazione-340x215 In quei gior­ni, Pier Lui­gi Ber­sa­ni anda­va dicen­do, a chi vole­va cono­sce­re qua­le fos­se il pro­gram­ma del­la coa­li­zio­ne che si sta­va can­di­dan­do a gover­na­re il Pae­se dopo un anno di eser­ci­zio tec­ni­co, di voler anda­re oltre Mon­ti e la sua agen­da, che poi avrem­mo sapu­to esse­re sta­ta grif­fa­ta dal pro­fes­sor Ichi­no. Ber­sa­ni non inten­de­va, in quel momen­to, nè rimet­ter­si a un pigro segui­to del­le poli­ti­che che in quei mesi l’Eu­ro­pa cre­di­tri­ce sta­va impo­nen­do all’I­ta­lia ‑sia per ade­sio­ne teo­ri­ca, che per la pre­sen­za nel Par­ti­to Demo­cra­ti­co di un nucleo di espo­nen­ti api­ca­li vici­ni allo spi­ri­to del pro­fes­so­re mila­ne­se- nè, d’al­tra par­te, annun­cia­re che una vol­ta a Palaz­zo Chi­gi avreb­be cam­bia­to tut­to, con­trat­ta­to il rigo­re, chie­ste modi­fi­che ai pat­ti di sta­bi­li­tà, stret­to asse con Hol­lan­de e quan­t’al­tro, da sini­stra, avreb­be potu­to pro­vo­ca­re uno strap­po. L’ex segre­ta­rio teme­va infat­ti che il Por­cel­lum al Sena­to avreb­be potu­to non asse­gnar­gli una mag­gio­ran­za chia­ra, e si sta­va ras­se­gnan­do (o ben dispo­nen­do, a secon­da del­l’an­go­lo visua­le) a un nuo­vo abbrac­cio con la ven­tu­ra Scel­ta Civi­ca: quel­lo che oggi, col sen­no e il PDL di poi, qua­si con­si­de­re­rem­mo un esi­to paradisiaco.

Schermata 2013-11-03 alle 12.11.09 Oppor­tu­ni­smo o reti­cen­za, dun­que, tra i carat­te­ri espo­nen­ti del con­cet­to di oltre. Che dire, di nuo­vo, del rot­ta­ma­to­re (ormai defi­ni­to “ex rot­ta­ma­to­re” per­fi­no nei quo­ti­dia­ni non osti­li) che, meta­bo­liz­za­ta la scon­fit­ta alle pri­ma­rie 2012, risa­le la chi­na del con­sen­so tes­sen­do una tela inter­na al par­ti­to e lan­cian­do una nuo­va pub­bli­ca­zio­ne edi­to­ria­le dal tito­lo “Oltre la rot­ta­ma­zio­ne”? Non occor­re esse­re mali­gni per nota­re come mol­ti dei rot­ta­man­di del­l’an­no pri­ma sia­no anco­ra in pista ‑Rosy Bin­di pre­si­den­te del­la com­mis­sio­ne Anti­ma­fia, Anna Finoc­chia­ro arte­fi­ce del­la ven­tu­ra leg­ge elet­to­ra­le, per resta­re alle due dero­ga­te cele­bri- se non arruo­la­ti­si con gra­di dif­fe­ren­ti nel­le file “car­ri­ste”, dal vice­di­sa­stro Fran­ce­schi­ni a Pie­ro Fas­si­no, dal­l’i­nef­fa­bi­le Lator­re al voli­ti­vo Boc­cia, dal sici­lia­no Fran­can­to­nio Geno­ve­se natu­ral­men­te a Vel­tro­ni. E quin­di il ragaz­zo, che è intel­li­gen­te, ha capi­to che inve­ce di abbat­ter­li era meglio coin­vol­ger­li, arte­fa­cen­do il dizio­na­rio di modo che la rot­ta­ma­zio­ne, l’an­no scor­so un must da cover tele­fo­ni­ca, diven­tas­se un pas­sag­gio da lasciar­si alle spal­le: come fos­se avve­nu­ta dav­ve­ro, a uso e con­su­mo degli altri che fos­se­ro arri­va­ti ora.

nuovimanifestipdoltre2 A non smen­ti­re l’as­sun­to di par­ten­za, stu­pi­sce per­ciò l’abstract che cam­peg­gia nel­la home­pa­ge del sito PartiamoBene.it, aper­to nel­le set­ti­ma­ne scor­se dai pro­mo­to­ri del blog di ispi­ra­zio­ne social­de­mo­cra­ti­ca T‑Red: una ini­zia­ti­va apprez­za­ta che si pone dal­la par­te giu­sta, ovve­ro fare chia­rez­za pre­ven­ti­va riguar­do l’at­tua­lis­si­mo tema del­le mal­ver­sa­zio­ni nel tes­se­ra­men­to al Par­ti­to Demo­cra­ti­co, sug­ge­ren­do ‑tra le altre solu­zio­ni, alcu­ne del­le qua­li mutua­te da altre nazio­ni euro­pee- iscri­zio­ni onli­ne, paga­men­to non in con­tan­ti e cen­tra­liz­za­to, invio posta­le, dop­pio livel­lo, revi­sio­ne pro­por­zio­na­le del­le quo­te, com­ple­tez­za dei dati. All’ap­pel­lo ha ade­ri­to, tra i pri­mis­si­mi, anche Giu­sep­pe Civa­ti. Eppu­re, a col­le­ga­re sini­stra­men­te i pun­ti­ni di cui sopra, tor­na l’as­sur­do: per­ché defi­ni­re “oltre il tes­se­ra­men­to sel­vag­gio” l’in­sie­me del­le pro­ce­du­re con­di­vi­si­bi­li che si pos­so­no, anzi ormai si pote­va­no, attua­re? Non era più natu­ra­le dichia­rar­si con­tro di esso? For­se per qual­cu­no sono solo patur­nie ver­ba­li, per altri inve­ce è impor­tan­te ado­pe­ra­re sem­pre il ter­mi­ne più appro­pria­to, e soprat­tut­to con­se­quen­zia­le, uni­vo­co: non sono solo paro­le, die­tro ad esse ‑nel­la bel­la lin­gua che abbia­mo ere­di­ta­to- c’è sem­pre un significato.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Mobilitiamoci contro il DDL Paura

Saba­to 16 novem­bre era­va­mo a Roma, in Sapien­za, per l’assemblea con­tro il ddl 1660, già ribat­tez­za­to ddl “Pau­ra”, o “Repres­sio­ne”, o “Unghe­ria”, a indi­ca­re dove

Il Governo Meloni sta indebolendo l’Università e la Ricerca

Il gover­no Melo­ni ha scel­to di ridur­re le spe­se per uni­ver­si­tà e ricer­ca, andan­do in con­tro­ten­den­za rispet­to alle poli­ti­che euro­pee, men­tre il costo del per­so­na­le e l’inflazione con­ti­nua­no a cre­sce­re, aggra­van­do le dif­fi­col­tà eco­no­mi­che degli ate­nei. Inol­tre, il nuo­vo sche­ma di distri­bu­zio­ne del FFO pre­mie­rà le uni­ver­si­tà in base ai risul­ta­ti del­la ricer­ca, ridu­cen­do le risor­se “pere­qua­ti­ve” desti­na­te a bilan­cia­re le disu­gua­glian­ze tra ate­nei, aumen­tan­do ulte­rior­men­te il diva­rio tra le università.