Oltre il PIL: un nuovo paradigma #èpossibile

L’azione poli­ti­ca, spe­cial­men­te duran­te i perio­di di cri­si, con­cen­tra le pro­prie atten­zio­ni qua­si esclu­si­va­men­te sull’incremento del Pro­dot­to Inter­no Lor­do (PIL).
La cri­si glo­ba­le (ali­men­ta­re, ener­ge­ti­ca e ambien­ta­le, finan­zia­ria, eco­no­mi­ca e socia­le) che stia­mo attra­ver­san­do ha assun­to un carat­te­re strut­tu­ra­le che ci impo­ne di pen­sa­re a un diver­so para­dig­ma di svi­lup­po che vada oltre la mera cre­sci­ta eco­no­mi­ca e che, final­men­te, inclu­da la soste­ni­bi­li­tà: un model­lo che pun­ti al benes­se­re del­le popo­la­zio­ni, nel sen­so più ampio del ter­mi­ne, che inclu­da aspet­ti eco­no­mi­ci, fisi­ci (del­la per­so­na), ambien­ta­li, socia­li e sog­get­ti­vi.
Paral­le­la­men­te, si è mani­fe­sta­ta l’urgenza di nuo­vi para­me­tri sta­ti­sti­ci a sup­por­to del lavo­ro dei deci­so­ri poli­ti­ci e dei com­por­ta­men­ti di impre­se, fami­glie e individui.

A pro­po­si­to dell’importanza del­le paro­le e del loro signi­fi­ca­to, un’osservazione è d’obbligo: i ter­mi­ni cre­sci­ta, svi­lup­po e benes­se­re espri­mo­no con­cet­ti mol­to diver­si, e per que­sto devo­no esse­re defi­ni­ti e ana­liz­za­ti uti­liz­zan­do grup­pi di indi­ca­to­ri dif­fe­ren­ti, sele­zio­na­ti ad hoc per la loro misurazione.
Quel­lo che spes­so sfug­ge è che il PIL — fer­ma restan­do la sua impor­tan­za come misu­ra dei risul­ta­ti eco­no­mi­ci di una col­let­ti­vi­tà, e per quan­ti­fi­ca­re il valo­re com­ples­si­vo dei siste­mi pro­dut­ti­vi — pre­sen­ta non pochi difet­ti se erro­nea­men­te uti­liz­za­to per inter­pre­ta­re altri aspet­ti del benes­se­re, che esu­la­no dai con­fi­ni del­la sfe­ra economica.
Va da sé che il moni­to­rag­gio del­le poli­ti­che non può limi­tar­si sem­pli­ce­men­te alla misu­ra­zio­ne del PIL, ma è neces­sa­rio tene­re con­to di indi­ca­to­ri altri, quan­ti­ta­ti­vi e qua­li­ta­ti­vi, di tipo socia­le e ambien­ta­le, tra loro com­ple­men­ta­ri, per defi­ni­re la qua­li­tà del­la vita oltre il pun­to di vista stret­ta­men­te economico.

crescita-progresso

Cre­sci­ta e svi­lup­po sono pro­ces­si diver­si e “inter-in-dipen­den­ti”: men­tre la cre­sci­ta indi­ca l’ampliamento del­la sfe­ra eco­no­mi­ca, lo svi­lup­po indi­ca il miglio­ra­men­to gene­ra­liz­za­to del­la qua­li­tà del­la vita degli indi­vi­dui e del­la col­let­ti­vi­tà, negli aspet­ti eco­no­mi­ci, poli­ti­ci, socio-cul­tu­ra­li e ambien­ta­li. Un avan­za­men­to ver­so miglio­ri con­di­zio­ni eco­no­mi­che e socia­li che fati­ca ad affer­mar­si in un con­te­sto dove disoc­cu­pa­zio­ne e diva­rio Nord-Sud sono (tra le altre) pro­ble­ma­ti­che in con­ti­nua espansione.
Men­tre le Nazio­ni Uni­te rac­co­man­da­no il per­se­gui­men­to dell’uguaglianza e del­la soste­ni­bi­li­tà, il 20% del­la popo­la­zio­ne che vive nel Nord del pia­ne­ta con­su­ma l’86% del­le risor­se dispo­ni­bi­li e pro­du­ce il 95% dei rifiu­ti tos­si­ci e il 65% dei gas che con­tri­bui­sco­no all’effetto ser­ra e al riscal­da­men­to glo­ba­le , men­tre più del­la metà del­la popo­la­zio­ne mon­dia­le vive ai limi­ti del­la sus­si­sten­za.

Det­to ciò, può diso­rien­ta­re che qua­si tut­to quel­lo che riguar­da le scel­te poli­ti­che dipen­da, tutt’oggi, dall’analisi di pochi dati eco­no­mi­ci facil­men­te repe­ri­bi­li (essen­zial­men­te PIL, debi­to pub­bli­co e defi­cit), misu­ra­bi­li e con­fron­ta­bi­li nel tem­po e nel­lo spa­zio, ma insuf­fi­cien­ti a copri­re tut­ta la com­ples­si­tà del­le varia­bi­li rac­chiu­se all’interno del­lo svi­lup­po, tan­to­me­no del benes­se­re.

Ma come si misu­ra il benessere?
L’utilizzo di indi­ca­to­ri sele­zio­na­ti all’interno del­le diver­se scuo­le del­la teo­ria eco­no­mi­ca, che inclu­do­no aspet­ti ogget­ti­vi (facil­men­te misu­ra­bi­li) e sog­get­ti­vi (dif­fi­cil­men­te quan­ti­fi­ca­bi­li e con­fron­ta­bi­li nel tem­po e nel­lo spa­zio), ci ven­go­no in aiu­to in que­sto tipo di misu­ra­zio­ne. Pro­via­mo a fare un esem­pio pra­ti­co e imma­gi­nia­mo di rag­grup­pa­re il benes­se­re in diver­se aree, tut­te ugual­men­te rile­van­ti e non esclu­di­bi­li, attri­buen­do loro del­le varia­bi­li fun­zio­na­li all’individuazione degli indi­ca­to­ri per la sua stima.

AREA VARIABILI
Benes­se­re economico Red­di­to, occu­pa­zio­ne, infra­strut­tu­re, set­to­ri pro­dut­ti­vi (indu­stria, agri­col­tu­ra, ser­vi­zi, etc.), soglia di pover­tà, etc.
Benes­se­re fisi­co degli individui Mor­ta­li­tà, ser­vi­zi sani­ta­ri, sicu­rez­za ali­men­ta­re, etc.
Benes­se­re ambientale Qua­li­tà dell’aria e dell’acqua, gestio­ne del suo­lo, inqui­na­men­to atmo­sfe­ri­co, acces­si­bi­li­tà e stra­de, etc.
Benes­se­re sociale Cono­scen­za, par­te­ci­pa­zio­ne, edu­ca­zio­ne, dirit­ti civi­li, etc.
Benes­se­re soggettivo Sod­di­sfa­zio­ne, feli­ci­tà, etc.

 

Appa­re dun­que chia­ro come un approc­cio di tipo stret­ta­men­te eco­no­mi­co sia asso­lu­ta­men­te ridut­ti­vo e non suf­fi­cien­te a rap­pre­sen­ta­re la mul­ti­di­men­sio­na­li­tà del­lo svi­lup­po e, anco­ra di più, del benes­se­re, come ha sot­to­li­nea­to Civa­ti, ripren­den­do un inte­res­san­te arti­co­lo dell’Espresso sul rap­por­to UNICEF che ana­liz­za l’impat­to del­la cri­si eco­no­mi­ca sul benes­se­re dei bam­bi­ni nei pae­si ricchi.
Grup­pi di indi­ca­to­ri che non ten­ga­no con­to degli aspet­ti non-eco­no­mi­ci sono del tut­to ina­de­gua­ti per valu­ta­re l’efficacia del­le mano­vre (come il Jobs Act, o lo Sbloc­ca Ita­lia, per cita­re due temi cal­di) e le loro rica­du­te da un pun­to di vista sociale.

Rias­su­men­do: per otte­ne­re un moni­to­rag­gio ido­neo, gli ana­li­sti dovreb­be­ro con­si­de­ra­re anche tut­ti que­gli indi­ca­to­ri che van­no “oltre il PIL”, per capi­re se le poli­ti­che miri­no al miglio­ra­men­to effet­ti­vo e gene­ra­liz­za­to del­la qua­li­tà del­la vita, o se gli effet­ti posi­ti­vi (lad­do­ve occor­ra­no) si con­cen­tri­no esclu­si­va­men­te sul­l’in­cre­men­to del red­di­to (quin­di sul­la cre­sci­ta economica).
All’aumentare del PIL, non è det­to che cor­ri­spon­da un incre­men­to gene­ra­liz­za­to di benes­se­re: dipen­de dal­la distri­bu­zio­ne del­le risor­se, e dagli ele­men­ti del­la doman­da aggre­ga­ta che inci­do­no sul­la sua cre­sci­ta. Se ad esem­pio aumen­ta la spe­sa mili­ta­re, o la spe­sa sani­ta­ria, il PIL aumen­ta: ma que­sto non si tra­du­ce auto­ma­ti­ca­men­te in un incre­men­to del benes­se­re degli indi­vi­dui di una deter­mi­na­ta col­let­ti­vi­tà, anzi.

Per­tan­to, i gover­ni cen­tra­li e le ammi­ni­stra­zio­ni loca­li dovreb­be­ro con­cen­trar­si sull’analisi degli impat­ti che inclu­da­no tut­ti gli aspet­ti vol­ti al rag­giun­gi­men­to del benes­se­re di lun­go perio­do, e non dovreb­be­ro limi­tar­si — ad esem­pio — all’andamento tri­me­stra­le del PIL, che descri­ve solo un aspet­to (il red­di­to) esclu­si­va­men­te rela­ti­vo all’area economica.
Un approc­cio a dir poco limitato.

Men­tre i para­me­tri eco­no­mi­ci ci inchio­da­no all’andamento del­la pro­du­zio­ne, e l’informazione main­stream si con­cen­tra su PIL e spread, i Pae­si si inter­ro­ga­no sui limi­ti del PIL e sul­le stra­te­gie da adot­ta­re per supe­rar­lo, andan­do ver­so que­sto nuo­vo para­dig­ma di svi­lup­po che per fun­zio­na­re ha biso­gno anche di esse­re moni­to­ra­to con stru­men­ti ido­nei — pen­so alla Fran­cia, e al rap­por­to del­la Com­mis­sio­ne Sti­gli­tz-Sen-Fitous­si; e pen­so all’Italia, con il rap­por­to Bes 2013: il benes­se­re equo e soste­ni­bi­le in Ita­lia.
È a que­sto pun­to che entra in gio­co la “buo­na poli­ti­ca”: quel­la che indi­riz­za le stra­te­gie di svi­lup­po a tut­ti i livel­li e si dota degli stru­men­ti neces­sa­ri per il moni­to­rag­gio degli effet­ti che que­ste poli­ti­che gene­ra­no sui territori.

Per avvia­re un pro­ces­so di svi­lup­po che sia effet­ti­va­men­te soste­ni­bi­le e fina­liz­za­to al rag­giun­gi­men­to del benes­se­re, le scel­te dei deci­so­ri poli­ti­ci dovreb­be­ro con­si­de­ra­re, oltre alle rica­du­te eco­no­mi­che, anche quel­le sull’ambiente e sul­la socie­tà, e muo­ver­si in un con­te­sto inno­va­ti­vo.
Que­ste stes­se poli­ti­che dovreb­be­ro vei­co­la­re un pro­ces­so di cam­bia­men­to per cui lo sfrut­ta­men­to del­le risor­se, la dire­zio­ne degli inve­sti­men­ti, le stra­te­gie di poli­ti­ca agri­co­la e indu­stria­le, l’o­rien­ta­men­to del­lo svi­lup­po tec­no­lo­gi­co e i cam­bia­men­ti isti­tu­zio­na­li posti in esse­re sia­no coe­ren­ti con i biso­gni futu­ri — oltre che con gli attua­li. Que­sto stes­so prin­ci­pio di ugua­glian­za non deve limi­tar­si all’aspetto inter-gene­ra­zio­na­le, ma esse­re appli­ca­to anche con una pro­spet­ti­va intra-gene­ra­zio­na­le, al fine di col­ma­re le disu­gua­glian­ze tra le diver­se fasce del­la popolazione.

Quel­lo che spes­so sfug­ge a chi agi­sce nell’urgenza del­la cri­si, a chi non con­tem­pla l’esistenza di per­cor­si alter­na­ti­vi, a chi ha fret­ta di vede­re i risul­ta­ti in soli ter­mi­ni di rien­tro eco­no­mi­co degli inve­sti­men­ti, è che una poli­ti­ca che per­se­gua uno svi­lup­po soste­ni­bi­le di lun­go perio­do por­ta alla ridu­zio­ne di mol­ti costi socia­li e ambien­ta­li, e indi­ret­ta­men­te può gene­ra­re un cir­co­lo vir­tuo­so capa­ce di pro­dur­re un effet­to leva posi­ti­vo sul­la cre­sci­ta, e quin­di sui red­di­ti.
In que­sto modo svi­lup­po e benes­se­re non saran­no sol­tan­to il fine astrat­to dell’azione poli­ti­ca, ma incar­ne­ran­no lo stru­men­to stes­so del vola­no economico.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Mobilitiamoci contro il DDL Paura

Saba­to 16 novem­bre era­va­mo a Roma, in Sapien­za, per l’assemblea con­tro il ddl 1660, già ribat­tez­za­to ddl “Pau­ra”, o “Repres­sio­ne”, o “Unghe­ria”, a indi­ca­re dove

Il Governo Meloni sta indebolendo l’Università e la Ricerca

Il gover­no Melo­ni ha scel­to di ridur­re le spe­se per uni­ver­si­tà e ricer­ca, andan­do in con­tro­ten­den­za rispet­to alle poli­ti­che euro­pee, men­tre il costo del per­so­na­le e l’inflazione con­ti­nua­no a cre­sce­re, aggra­van­do le dif­fi­col­tà eco­no­mi­che degli ate­nei. Inol­tre, il nuo­vo sche­ma di distri­bu­zio­ne del FFO pre­mie­rà le uni­ver­si­tà in base ai risul­ta­ti del­la ricer­ca, ridu­cen­do le risor­se “pere­qua­ti­ve” desti­na­te a bilan­cia­re le disu­gua­glian­ze tra ate­nei, aumen­tan­do ulte­rior­men­te il diva­rio tra le università.