Un provvedimento di fermo nell’ambito della “Operazione Provvidenza”, eseguito questa mattina, ha colpito 33 soggetti, «affiliati alla cosca Piromalli, indagati per associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio, tentato omicidio e altri reati aggravati dalle finalità mafiose».
Da quanto trapela sembra che il boss Don Peppino Piromalli, padrino storico della ‘ndrangheta, abbia trovato il suo degno successore nel figlio Antonio: se il primo è ricordato come il capo indiscusso del Porto di Gioia Tauro, il secondo, adeguandosi ai tempi, pare abbia assunto il ruolo di manager, puntando alla globalizzazione degli affari, a partire dal controllo del mercato ortofrutticolo di Milano, ma non solo. Avrebbe trovato spazio nel mercato immobiliare (appalti, alberghi, centri commerciali), senza disdegnare il campo della moda.
In contemporanea, sono in corso indagini anche negli Stati Uniti. Il meridione d’Italia possiede certo la primogenitura della ‘ndrangheta, ma una comprovata vocazione all’internazionalizzazione degli affari gli ha fatto perdere l’esclusiva.
Anche in questa indagine è emerso un ruolo di rilievo ricoperto dalle donne nell’organizzazione criminale. Ma qual è il ritratto delle donne di ‘ndrangheta? Spesso sono donne che hanno vissute prima sotto l’egemonia di un padre padrone prima, e poi sotto quella di un marito tiranno. Non conoscono tranquillità, ma soltanto la cieca obbedienza agli ordini dei “propri uomini” cui si sostituiscono abilmente: schiave e carnefici allo stesso tempo.
Adriana Musella
Presidente Coordinamento Nazionale Antimafia “Riferimenti”