[vc_row][vc_column][vc_column_text]Dispiace.
Dispiace dover rilevare quali improvvidi movimenti stiano animando i cosiddetti sovranisti da un capo all’altro del mondo, proprio mentre l’emergenza sanitaria del Covid19 sta ancora sferzando tutta la popolazione.
Dispiace, perché stiamo piangendo le vittime, gli ospedali sono ancora pieni e la sanità e la salute pubblica dovrebbero essere, in questo momento, la preoccupazione principale di tutti coloro che si occupano di politica. Invece assistiamo increduli ad un affondo senza scrupoli alle politiche a tutela dell’ambiente, proprio ora che dovremmo essere consapevoli di trovarci davanti ad un bivio storico. È ormai noto che il nuovo termine che abbiamo imparato a conoscere, spillover, sta a significare il salto di specie del virus (coronavirus in questo caso) che da specie animali si adatta in breve tempo a colonizzare un altro ospite, grazie alla naturale velocità di mutazione propria di queste entità biologiche. Abbiamo appreso come l’accostamento forzato di animali selvatici e sapiens in contesti fortemente antropizzati generi una pressione selettiva che facilita il lavoro di ricerca di nuovi ospiti da parte del virus. Quando la mutazione viene azzeccata, il virus può passare dagli animali all’uomo, generando una zoonosi che può diventare – ed è diventata — pandemia.
La velocità di spostamento di oggi, l’interconnessione frenetica di tutti gli angoli del pianeta, la mancanza di riguardo quando si tratta di degenerare gli habitat, deforestando e depredando risorse che competerebbero a vegetazione spontanea e fauna selvatica, ci hanno portato dritti a sperimentare su di noi questa “blitzkrieg biologica”, mai vissuta prima.
Sappiamo che i Paesi, tutti, sono ormai esposti ai rischi di una crisi economica senza precedenti. Purtroppo, alla base di questa piaga non c’è la cattiva sorte, ma ancora una volta un modello economico ormai fragile, degenerato in depauperazione insostenibile e privo di capacità rigenerativa per l’ambiente ed in ultima analisi per sé stesso. In tanti, in questi giorni di dolore che recano anche riflessioni personali profonde, si domandano se non abbiamo davvero preso troppo e senza riguardo, e se la natura ora ci stia presentando il conto.
Con Possibile lo diciamo da tempo, ma per rispetto della situazione dal carattere così emergenziale avevamo deciso di attendere un momento emotivamente meno forte per intavolare una discussione seria, a bocce ferme. Discussione che però ora non può più aspettare: accelerata dalle discutibili decisioni di Trump in accordo con la discutibile direzione dell’agenzia di protezione ambientale statuintense (EPA) di sospendere temporaneamente le sanzioni per le industrie inquinanti, arrivate con una cupa sincronia alla richiesta formale degli eurodeputati di Fratelli D’Italia di sospendere il Green New Deal Europeo fino alla fine dell’emergenza. E va detto: iniziative come queste somigliano molto a primi, parziali passi verso una graduale accettazione di misure contrarie al bene comune, l’emergenza a fare da passe-partout.
Tutto questo accade mentre la nostra opinione pubblica si districa a fatica dal roveto delle fake news e non ha forse ancora del tutto compreso la fatale connessione fra spillover e antropizzazione selvaggia, fra particolato sospeso nell’aria e aumento della diffusione del contagio (non una scoperta di oggi, per gli addetti ai lavori) e ha appena potuto respirare aria pulita, con il crollo dell’inquinamento da ossidi di azoto.
Allora viene da domandarsi se di fronte a quel bivio storico su cui ci troviamo proprio ora, ci sia davvero chi intende riportare tutti su una strada che sta evidentemente franando ad ogni passo, senza la minima coscienza che la crisi può, ma soprattutto deve essere una opportunità verso l’innovazione e l’evoluzione del paradigma attuale. Paradigma che peraltro era già vecchio, ben prima della pandemia.
Ora, non sappiamo ancora come la nostra vita quotidiana sarà ridisegnata in un presagio di angusta convivenza col virus, non potendo immaginare altro che enormi impatti sull’economia reale, siamo dell’idea che sia la sopravvivenza, oltreché il buonsenso, a chiedere di puntare tutte le fiches del tavolo verde europeo su un vero investimento — senza precedenti, verso un rilancio del sistema socio-economico in chiave più sostenibile, innovativa e solidale, in una prospettiva di concreta sicurezza, anche sanitaria, che permetta di scongiurare ulteriori scenari simili a questo. Una prospettiva che diretta con intelligenza potrebbe portare lavoro sano ai cittadini e rigenerazione all’ambiente nel quale viviamo.
Ci troviamo quindi a dover ribadire, come se ce ne fosse bisogno, la stretta connessione fra le questioni di clima, integrità ambientale, solidarietà e salute pubblica, ed un secco no all’abiura dei valori fondanti europei: c’è un silenzio, un tentennamento, una paralisi politica che proprio la ricorda, una paradossale, silenziosa abiura. Abbiamo di fronte uno scenario politico europeo e mondiale che si sta delineando precisamente: le forze sovraniste hanno scelto la via dei pieni poteri di Orban, della depredazione delle risorse naturali e sociali. È tempo che le forze democratiche, finora troppo tiepide, prendano insieme una posizione chiara. Almeno a tutela della salute, che viene – dicono — prima di tutto.
Chiara Bertogalli[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]