A Parigi si lavora per finire le strutture delle Olimpiadi mentre inizia a sentirsi il caldo che preoccupa atleti e scienziati: “Rings of Fire”, si chiama il report che si chiede se Parigi 2024 sarà ancora più calda dell’Olimpiade record di calore di Tokyo 2021. Intanto, alcune zone del paese sono di nuovo sott’acqua dopo le alluvioni di maggio e giugno e tre persone sono morte in un giorno.
È in questo clima particolare, non solo in senso atmosferico, che si aprono le urne per il primo turno delle elezioni legislative francesi. Fin dall’annuncio che le forze di sinistra del paese si sarebbero presentate con un programma unitario abbiamo sostenuto il Nouveau Front Populaire, grazie all’impegno del nostro comitato Possibile Parigi. Abbiamo organizzato una due giorni di incontri proprio sul finire della campagna elettorale, non solo per raggiungere la comunità italiana a Parigi, che è attivissima e piena di iniziativa, ma perché la sfida della Francia ci riguarda tutte e tutti. E ne sono consapevoli.
I manifesti a sostegno di NFP tappezzano la città, mentre altri denunciano la propaganda di destra rilanciata dai media.
E poi ci sono le candidate che abbiamo incontrato, Pauline Rapilly Ferniot e Francesca Pasquini.
Pauline ha ventotto anni, è consigliera di minoranza nel suo Comune, Boulogne-Billancourt, dove è candidata nel NFP per Les Écologistes-EELV. Sul retro del suo volantino c’è la foto di un divano blu, che lei sistema in mezzo alla piazza principale per far intervenire le persone al microfono durante le assemblee. Una volta accomodate, ci ha chiesto di raccontare cosa sia successo in Italia nel 2022, perché abbia vinto la destra, e che cosa è cambiato dopo. Abbiamo riassunto il crescendo di nostalgie fasciste a cui assistiamo, alla violenza della polizia che manganella studenti e manifestanti, e quella politica, alla luce del sole, come l’aggressione agli studenti di sinistra a Roma. Abbiamo parlato degli attacchi omolesbobitransfobici, della violenza di genere, della repressione del dissenso, della lotta contro la libertà di scelta sui corpi e sulla maternità, della discriminazione sulla pelle delle persone razzializzate. Delle censure ai giornalisti, dell’inchiesta di Fanpage sulla gioventù meloniana che è ovunque ma non sui media tradizionali. Di come per il clima non si faccia più nulla, perché al governo ci sono i negazionisti climatici (in compenso si parla molto di Ponte sullo Stretto). Di come sui temi sociali non vada meglio, con il salario minimo bocciato, il reddito di cittadinanza cancellato. Delle riforme per accentrare il potere e spaccare il paese.
Di come siano tutti processi che arrivano da lontano e per ognuno di essi vediamo che l’inerzia di anni di chi si dice progressista sia stata decisiva: il salario minimo, la legge contro l’omolesbobitransfobia, l’accesso all’aborto, l’abolizione della Bossi-Fini, solo per citarne alcune, sono tutte cose che il centrosinistra non ha mai risolto. E ad uno stesso problema, se non arriva una risposta di sinistra, ne arriverà una di destra. Sulla pelle di tutte e tutti.
Francesca invece è una deputata uscente di Génération.s ed è candidata ad Asnières e Colombes. L’abbiamo incontrata l’ultimo giorno di campagna, tra una serie di appuntamenti serratissimi che sono culminati con la sua assemblea di chiusura. È carica per la sfida, ma molto preoccupata per la posta in gioco: per la Francia, per il lavoro che ha fatto e impostato in questi anni di legislatura e per la fine che potrebbe fare se vincesse la destra. Anni di progettazione per i diritti dei bambini vittime di violenze e molestie domestiche e per attrezzare le scuole a far fronte all’emergenza climatica (una delle urgenze su cui abbiamo lavorato anche noi, con “La scuola di Greta”) che, in caso dell’arrivo della destra, notoriamente allergica a questi temi, certamente finiranno in un cestino o subiranno ritardi che non possiamo permetterci.
In tutte le conversazioni che abbiamo avuto, anche quelle all’Isola, ospitati con entusiasmo e generosità da Guido, punto di riferimento della comunità italiana a Parigi, c’è il timore per quello che la destra potrebbe fare della Francia come paese in cui il progressismo ha sempre avuto cittadinanza e la diversità è stata sempre un valore riconosciuto.
Anche Francesca ci chiede degli effetti della destra al governo, della risposta della sinistra. A lei chiediamo come ha vissuto la discussione velocissima per la formazione del NFP, avendola anche vissuta da un punto di osservazione privilegiato, l’Assemblea Nazionale. Ci ha spiegato che l’accordo si è raggiunto in fretta perché c’era la consapevolezza che da soli nessuno sarebbe stato abbastanza, e i vantaggi dal punto di vista del programma e del consenso sono stati giudicati da tutti più rilevanti delle difficoltà a fare convivere storie politiche diverse. E, aggiunge, perché ci sono state persone che, come lei, da deputate, consigliere, semplici militanti, hanno tenuto viva e funzionante l’unità sui territori, mantenendo ciò che già era stato fatto in precedenza e allargando ancora. In questo modo, a partire dai territori in cui il lavoro comune ha continuato a funzionare, il NFP non si propone come un cartello elettorale messo insieme all’ultimo, anche se i tempi sono stati molto stretti. Ma un impegno unitario su temi fondamentali, con l’urgenza di evitare che la destra dilaghi, ma anche, come dovrebbe essere, con la forza delle proposte programmatiche, radicali, precise.
Intanto, a urne aperte, la sfida dell’affluenza sembra essere stata vinta: al momento, i dati parziali dicono che è la più alta dal 1978, già ampiamente oltre a quella di sole tre settimane fa per le europee.