Parità di genere, Brignone: equiparare atlete ad atleti professionisti

“Lo sport è da sem­pre vola­no di valo­ri posi­ti­vi da tra­smet­te­re fin dal­l’in­fan­zia e può esse­re uno stru­men­to effi­ca­ce dal qua­le par­ti­re per por­ta­re avan­ti le nostre bat­ta­glie sul­la pari­tà di gene­re. E’ per que­sto moti­vo che abbia­mo pen­sa­to di pre­sen­ta­re una pro­po­sta di leg­ge per sop­pri­me le bar­rie­re tra sport maschi­le e sport fem­mi­ni­le, favo­ren­do un’e­qui­pa­ra­zio­ne di trat­ta­men­to nel­le disci­pli­ne spor­ti­ve clas­si­fi­ca­te pro­fes­sio­ni­sti­che tra tut­ti gli atle­ti e le atle­te”. Lo dice in una nota la par­la­men­ta­re di Pos­si­bi­le Bea­tri­ce Brignone.

“La leg­ge 91 del 23 mar­zo 1981 infat­ti — aggiun­ge Bri­gno­ne- con­tie­ne del­le intol­le­ra­bi­li discri­mi­na­zio­ni tra uomi­ni e don­ne: solo nel pri­mo caso si par­la infat­ti di ‘pro­fes­sio­ni­smo’. Le atle­te don­ne sono clas­si­fi­ca­te come ‘dilet­tan­ti’ anche se pra­ti­ca­no disci­pli­ne a livel­li altis­si­mi e vivo­no di sport. Que­sto com­por­ta che le don­ne per­ce­pi­sca­no un com­pen­so mol­to infe­rio­re rispet­to ai col­le­ghi uomi­ni e non abbia­no dirit­to a gode­re del­le garan­zie pre­vi­den­zia­li, con­tri­bu­ti­ve e sani­ta­rie pre­vi­ste dagli inqua­dra­men­ti con­trat­tua­li. Le modi­fi­che che pro­po­nia­mo alla leg­ge faran­no si’ che per ogni disci­pli­na spor­ti­va rego­la­men­ta­ta dal Comi­ta­to Olim­pi­co Nazio­na­le Ita­lia­no (CONI) sia inve­ce proi­bi­ta qual­sia­si for­ma di discri­mi­na­zio­ne di gene­re per quan­to con­cer­ne la qua­li­fi­ca di atle­ta pro­fes­sio­ni­sta da par­te del­le Fede­ra­zio­ni spor­ti­ve affi­lia­te al Coni, nel rispet­to di pari oppor­tu­ni­tà tra don­ne e uomi­ni. Sareb­be posi­ti­vo che tut­to l’ar­co par­la­men­ta­re acco­glies­se que­sta pro­po­sta anche in vir­tù del­le pros­si­me olim­pia­di in pro­gram­ma in Bra­si­le per que­sta estate”.

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